Nello stesso giorno in cui l’assemblea Fondiaria Sai approva l’aumento di capitale per 1,1 miliardi di euro a testa, viene resa pubblica la relazione del collegio sindacale della compagnia a seguito della denuncia presentata da un azionista (il fondo Amber) ai sensi dell’articolo 2408 del Codice civile (denunzia di fatti ritenuti censurabili).
Una relazione doppiamente scandalosa: e per il suo contenuto che rivela ormai definitivamente come la gestione della compagnia sia stata improntata non a creare valore per tutti i soci ma ad estrarre benefici per i suoi azionisti di controllo, la famiglia Ligresti; e per il ritardo con cui arriva, visto che l’organo di controllo ha fatto luce sulla gestione di Fon-Sai degli ultimi anni solo a seguito di sollecitazione di un azionista estero. Ed rischia pure di essere tardiva, visto che l’a.d. di Unipol, Carlo Cimbri ha ribadidato il salvacondotto (un “manleva” sulla gestione) alla famiglia: «È normale in caso di acquisizione del controllo che chi abbandona il posto chieda di non essere perseguitato nel futuro – ha detto Cimbri agli azionisti di Unipol, nel corso dell’assemblea che oggi ha approvato una ricapitalizzazione da 1,1 miliardi – A noi interessa il futuro di Fonsai, il passato riguarda gli azionisti né Unipol ha il compito di brandire la spada dell’angelo vendicatore contro chicchesia».
Dalla ricostruzione dei sindaci, oltre alle numerose operazioni con società private facenti capo alla famiglia emerge che l’ottantenne Salvatore Ligresti, ufficialmente privo di incarichi operativi nella compagnia, di cui è solo presidente onorario, ha percepito 40 milioni in sette anni da Fondiaria Sai e dalla controllata Milano Assicurazioni. Consulenze di cui manca però documentazione adeguata. «Tuttavia – aggiunge il collegio sindacale – non pare sia mai stato considerato il fatto che i progetti immobiliari rispetto ai quali l’ing. Ligresti era stato chiamato a prestare consulenza nei confronti del gruppo FonSai, di certo in due casi (“Area Castello” e “Repubblica”…) afferivano ad operazioni immobiliari che vedevano il coinvolgimento di società parti correlate». Insomma, l’ingegner Ligresti era pagato dalla compagnia come consulente su affari in cui la famiglia Ligresti era controparte della compagnia stessa.
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