Portineria MilanoL’ultima carta per salvare Formigoni si chiama Piero Bassetti

L'ultima carta per salvare Formigoni si chiama Piero Bassetti

Un consiglio regionale bloccato a discutere di «pirla». Una crisi economica che continua a mordere le imprese lombarde. E quel rilancio della giunta di Roberto Formigoni, su cui pure l’ex premier Silvio Berlusconi aveva promesso di impegnarsi, che stenta a decollare. Anzi, dopo l’ennesima indagine a carico dell’assessore alla Sicurezza Romano La Russa, c’è il rischio che la baracca incominci a inabissarsi per sempre. Persino dopo l’allontanamento di possibili nuovi indagati(vedi alla voce Massimo Buscemi) e l’entrata di Valentina Aprea e Ombretta Colli. Saranno tecnici come l’ex presidente Piero Bassetti a salvare il grattacielo Pirelli, un po’ come sta facendo Mario Monti a palazzo Chigi?

Nasce in questa situazione quasi disperata, l’ultimo appello da parte delle forze centriste, su cui ci sarebbe pure la convergenza di fette del Pdl e del Pd, per salvare il salvabile di un mandato che scade nel 2015, data dell’Expo. Evento, quest’ultimo, che dovrebbe in teoria rilanciare Milano e la Lombardia, ma che data la situazione di governance regionale naviga sempre più a vista. È in sostanza un invito al governatore a inaugurare un «Formigoni bis», con tecnici della società civile o a persone slegate dai partiti, che possano ridare dignità a un consiglio ormai costretto a discutere a ogni seduta di «indagini», «tangenti», «pirla» o di «inculate». Ma anche a inaugurare nuove riforme sulla trasparenza, che almeno modifichino i «logori» meccanismi di potere del sistema regionale: a dimostrarlo sono le indagini a tappeto da parte della magistratura milanese. 

Un governo Monti in miniatura lombarda? «Non centra nulla», spiega Giammarco Quadrini, capogruppo dell’Udc «Formigoni non può andarsene, sennò cade la giunta e si va a elezioni. Qui si tratta di una spinta di responsabilità e non riguarda assolutamente posti di potere: come partito non vogliamo poltrone ma solo arrivare alla fine del mandato ritornando a lavorare in consiglio per i cittadini lombardi». A lanciare il sasso nello stagno è stato l’ex primo presidente del grattacielo Pirelli. Quel Piero Bassetti che durante una trasmissione radiofonica su Radio Città Futura lunedì scorso, insieme con il consigliere del Partito Democratio Giuseppe Civati, ha detto chiaro e tondo che «andare a elezioni non servirebbe a niente».

Anzi, Bassetti, uno dei sostenitori di punta del movimento arancione di Giuliano Pisapia in comune di Milano, ha spiegato: «La classe politica che verrebbe eletta avrebbe gli stessi problemi di corruttività di questa. La corruzione in Lombardia è dilagante perché è la regione più ricca del Paese, ma non è Formigoni quello che deve dare risposte su di questo. La corruzione è molto presente soprattutto tra i privati, non riguarda solo il pubblico». Secondo Bassetti, «se vogliamo coinvolgere il Paese sul tema della corruzione non possiamo pensare di salvarci con il lavacro di una campagna elettorale. L’errore di Tangentopoli è che potesse essere la giustizia a cambiare il sistema. Deve essere Formigoni, quale cuspide di responsabilità e non di potere, ad avere uno scatto per rilanciare il sistema».

È il concetto che è stato espresso dallo stesso Quadrini, per cui «la situazione è ormai insostenibile, ma le elezioni sarebbero peggio e per questo. Riteniamo che il Presidente Formigoni debba reagire con un gesto di discontinuità, che parta dell’azzeramento dell’attuale giunta e analogamente arrivi sino alla presidenza del consiglio regionale, ricercando in aula il sostegno delle forze politiche più responsabili». E per Quadrini, Bassetti sarebbe uno di questi. «Ha citato uno dei migliori in questo momento sulla piazza». 

Del resto, Civati, in diretta su Radio Città Futura, ha apprezzato le parole del vecchio leone della Dc. «Lei è uno dei pochi miti della politica lombarda, resistente al bailamme dilangante. Inviterei subito il Pd a ragionare sui suoi contenuti». Ma a distanziare il Pd da Bassetti sono proprio le elezioni immediate. «È ovvio» ha scritto Civati sul suo blog «che il lavoro dei prossimi mesi, e lo spirito con cui affrontare la campagna elettorale che verrà, è quello di ricostruire dalle fondamenta le modalità con cui si concepisce la politica». Ma al momento, tra le maglie del Pd, rimangono le parole del capogruppo Luca Gaffuri: «Basta volgarità, vogliamo un altro presidente». Intanto Civati sabato presenterà una nuova iniziativa di Prossima Fermata Italia a Milano, dove lancerà un rinnovamento dell’intera classe dirigente del Partito Democratico. 

Insomma l’opzione governo tecnico sotto Formigoni, al momento non sembra attecchire, anche perché tra le maglie della Lega Nord vedrebbero, esattamente come il governo Monti, il «solito inciucio» delle forze politiche. Ma non è detto che la proposta di Quadrini possa prima o poi fare breccia tra i pidiellini e i democratici. Per salvare il salvabile, ma soprattutto la regione Lombardia. E forse anche il soldato Formigoni. 

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