Due morti in poco in meno di tre mesi sono un segnale tragico. Vuol dire che c’è un problema. Sotto il fronte del palco, muoiono dei giovani operai, e chi su quei palchi ci lavora riferisce – off the records – che il settore è sempre più esposte a imperizie, sottocosti e quindi rischi. Quando era successo durante la preparazione di un suo concerto, in programma a dicembre a Trieste, Jovanotti nell’esprimere il cordoglio alla famiglia del ventenne Francesco Pinna, aveva scritto che era morto “perchè io potessi fare musica e il pubblico potesse divertirsi”. Oggi la disgrazia si è portata via Matteo Armelini, che lavorava al palco del concerto di Laura Pausini. La cantante ha espresso la sua costernazione, e sul tema è tornato Jovanotti. Questa volta ritiene giusta “una discussione molto seria tra organismi competenti su come possiamo migliorare la sicurezza per noi addetti ai lavori e per il pubblico”.
Giusto. Perchè sia seria davvero, apriamola in fretta, e ricordiamo che nessuno può farsene carico meglio e di più delle star che calcano quei palchi. E ricordiamo anche, già che ci siamo, che sono morti “due addetti ai lavori” di quelli che stanno sotto i tubi di giorni, e non di quelli che si prendono in faccia le luci della ribalta di notte. Rischi, oneri e onori sono diversi: in certi casi è meglio non abusare della prima persona plurale.
5 Marzo 2012