Non perde tempo, Vladimir Putin. Vinte le elezioni, mostra subito il pugno duro. E colpisce su tutti i fronti. Prima arresta Aleksej Navalny, blogger e strenuo attivista anti-Putin (che su Twitter scrive: «Saluti dal furgone della polizia») al termine di una manifestazione in piazza Puskin, organizzata contro i (presunti) brogli alle elezioni di ieri. Poi attacca anche gli oppositori che si erano radunati di fronte alla Commissione delle Elezioni, mettendo in arresto il leader dell’opposizione Altra Russia, Eduard Limonov e altre decine di manifestanti. Le immagini sono qui. Non c’è tregua.
LL
L’arresto di Alexei Navalny (Afp)
Aleksej Navalny, del resto, era stato già arrestato lo scorso dicembre per lo stesso motivo: era sceso in piazza con altre 6.000 persone per protestare contro il voto alle elezioni parlamentari. Dopo la condanna a 15 giorni di prigione, il suo caso è diventato famoso in tutto il mondo. Il suo blog, da quel momento, è stato disponibile anche in inglese. Insomma, così facendo il Cremlino ha trasformato un manifestante in un leader.
La trasparenza delle elezioni russe, nonostante la presenza di 600.000 osservatori volontari, addestrati apposta per monitorare le votazioni, resta dubbia. Putin ha ottenuto risultati inferiori al 50% solo a Mosca. Nel resto della Russia, il suo partito mantiene una media del 60-70%, con picchi incredibili in Dagestan, dove ha toccato il 93% e in Cecenia, dove ha raggiunto perfino il 99% dei voti. E allora, forte di questa riconferma, non importa quanto spontanea, lo Zar non perde tempo. E colpisce.