PALERMO – Il quartiere generale di Leoluca Orlando è in via Piersanti Mattarella 20, a pochi passi dalla casa di Giovanni Falcone. È un via vai di gente di ogni tipo e di ogni età: tutti lo cercano e tutti sono li per parlare con lui: Leoluca Orlando. Qualche settimana fa aveva detto più volte che non avrebbe corso – di nuovo – per la poltrona di primo cittadino. Orlando è stato già sindaco di Palermo dal 1985 al 1990. Nel 1993 viene rieletto sindaco con il 75% dei voti, come nel 1997, per poi dimettersi nel 2001. «Il mio dire: io non sarò mai candidato, era riferito al quadro di centrosinistra. Quando si rompe l’unità del centrosinistra, tutto cambia». Ed adesso eccolo nuovamente in gara perché «le primarie sono state inquinate, e perché Palermo ha bisogno di un cambio di passo».
Non ha paura, in caso vinca il centrodestra, di essere additato come chi ha spaccato il centrosinistra e l’ha fatto perdere?
Credo che non vincerà il centrodestra perché viene considerato dai palermitani responsabile di dieci anni di cattivo governo. Le previsione del centrodestra sono previsioni assolutamente negative. E dico di più: non si può invocare questa preoccupazione per rinunciare ad alcuni principi che per me sono inderogabili in una realtà politica nazionale e in quella siciliana.
Passiamo alla cosiddetta “foto di Vasto”, l’alleanza politica fra Pd, Idv e SeL. A Palermo si archivia definitivamente?
Lo dico con molta franchezza, per me la “foto di Vasto” è il punto di partenza di una coalizione necessaria per il Paese. Ma la l’alleanza fra Pd, Idv e SeL non può essere la foglia di fico per porcherie.
Si riferisce all’alleanza siciliana fra il Pd siciliano e il governatore siciliano Raffaele Lombardo?
Nella “foto di Vasto” non è previsto che uno dei partiti sostenga un presidente di Regione indagato per mafia. Non è previsto che si facciano primarie inquinate. Perché se l’alleanza politica fra Pd, Idv e SeL deve diventare la copertura per la questione morale per quanto riguarda me – per quanto riguarda il mio partito – è la brutta “foto di Vasto”. O meglio ancora, è la negazione del valore alternativo. Le primarie a Genova si sono svolte, e chi le contesta? Le primarie di Milano si svolte, e chi le contesta? Ci sono stati risultati perfino strani rispetto alle aspettative. E chi li ha contestati?
Nelle “discusse” primarie Palermo, sulle quali pende un’inchiesta della Procura di Palermo, si è perfino fatto ricorso ad una commissione di tre garanti.
Il Pd ha cercato di coprire delle primarie inquinate. Il comportamento è stato diverso da quello tenuto a Napoli, dove ci fu l’inquinamento e il Pd convinse il presunto vincitore a rinunciare. Qui a Palermo, il Pd, che nella realtà siciliana è condizionato da un indagato per mafia, non poteva permettersi di procedere ad un azzeramento delle primarie. Dico di più, quando ho detto “le primarie sono inquinate” non ho detto “deve vincere la Borsellino”. Chiaro? Ho detto: il Pd indichi un candidato e noi lo sosteniamo. Perché per me l’obiettivo principale era l’unità della coalizione di centrosinistra. Ho sempre detto: “se c’è l’unità della coalizione io non sono candidato”. L’ho già fatto il sindaco. C’è un tempo per ogni cosa.
Non avrebbe dovuto evitare di dire la frase durante la conferenza congiunta con Di Pietro e Borsellino all’Hotel Wagner: «Non mi candido, ve lo devo dire anche in araimaico»?
E invece no, la ripeto. Io ho detto che non mi sarei mai candidato se si raggiungeva la coalizione di centrosinistra perché venivo considerato dal Pd – prigioniero di Lombardo – un ostacolo all’unità. Il mio dire: io non sarò mai candidato, era riferito al quadro di centrosinistra. Ma quando il quadro del centrosinistra si rompe tutto cambia. Anche quando ci fu l’inquinamento delle primarie dissi che non mi sarei candidato. Ho semplicemente detto: “scegli la Borsellino? Va bene”. “Scegli Topolino, scegli un altro candidato, ma l’importante è che non mandiamo il messaggio che si accetta in Sicilia e a Palermo l’inquinamento del voto”. Quando qualcuno dice “a Palermo è normale”. Io non ci sto, chiaro?
Rita Borsellino però ha perso le primarie ma se avesse vinto Borsellino e Ferrandelli si fosse candidato, lei cosa avrebbe detto?
Abbiamo sempre detto che non potevamo stare con un Pd che stava con Lombardo. Lo abbiamo sempre ripetuto. Lo dicevamo anche prima che fosse stato incriminato. Riteniamo che sia un insulto agli elettori costituire la maggioranza determinante perché possa governare il proprio avversario in un sistema ad elezione diretta.
L’avversario di Anna Finocchiaro, candidata alla presidente della Regione alle regionali del 2008, si chiamava Raffaele Lombardo.
Ricordo che tutti, me incluso, definivano Lombardo “un Cuffaro senza cannoli”. La Finocchiaro una volta mi disse, durante un comizio, “Guarda, è ancora peggio: peggio di Cuffaro”. E adesso che fanno? Lo sostengono alla Regione.
Cosa pensa della scelta di Sinistra, ecologia e Libertà di sostenere Fabrizio Ferrandelli?
SeL fino al giorno prima dell’intervento dei vertici nazionali aveva firmato documenti che parlavano di voto inquinato. Poi ha cambiato posizione.
Si dice che a Palermo la Federazione della Sinistra, che sosterrà la sua candidatura, abbia numeri elettorali superiori a quelli di SeL. È così?
Sono persone coerenti e a Palermo hanno fatto una scelta coerente. Guarda, difendere le primarie inquinate è il peggior insulto che si può fare all’istituto delle primarie. Ma non c’è
dubbio che ci sia stato questo tipo di inquinamento. Allora per dirla con una parola: io sono contro gli inquinamenti e gli inciuci. Va bene così?
Arriva la notizia che ci sarebbe un terzo indagato da parte della Procura di Palermo in merito alla vicenda primarie. Orlando legge ad alta voce l’agenzia, dalla quale risulta che il funzionario comunale indagato avrebbe rilasciato i duplicati dei certificati elettorali al di fuori dei casi previsti dalla normativa. Il reato ipotizzato a carico del funzionario è quello di falso. Orlando lancia un tweet: «Cresce il numero degli associati indagati dalla Procura che hanno inquinato le primarie di Palermo in modo ormai incontestabile. Vergogna».
Prima di candidarsi alla Presidenza della Regione, come lasciò Palermo nel 2001?
Quando lasciai l’incarico di sindaco dieci anni fa, l’Amia (la controllata che si occupa dei rifiuti) aveva 96 miliardi di lire in titoli di Stato. Un tesoretto che veniva utilizzato per dare garanzie nelle operazioni bancarie e per acquistare mezzi e materiali. Il Comune di Palermo aveva il rating AA3, significa che l’amministrazione comunale sui mercati finanziari era più credibile della Francia di oggi, guidata da Nicolas Sarkozy. Chiaro? A questo c’è da aggiungere che tutte le grandi opere le abbiamo fatte con risorse europee. Abbiamo rifatto per intero la rete idrica di Palermo.
Oggi il bilancio del Comune è in dissesto. Cosa farebbe per risanarlo se venisse eletto?
La prima cosa da fare è chiudermi in ufficio per sottoporre a verifica il bilancio del comune. Cosa che sto già facendo in questi giorni. La prima cosa è mettere ordine nella struttura finanziaria del Comune, e mettere a posto l’organizzazione dell’amministrazione comunale, che è allo sbando. Lo slogan che uso è “il sindaco lo sa fare”. Bisogna fare un’operazione coinvolgendo la parte produttiva della città per procedere ai tagli degli sprechi, senza tagliare i servizi ai cittadini. Questa operazione per qualche azienda potrà riporre il ricorso a gestioni stralcio. Penso all’Amia, la società che gestisce i rifiuti, per separare il passato dal futuro in modo da fermare l’orologio, se necessario ricapitalizzare l’Amia, ma da quel momento con un rigore di amministrazione tale che porterà ad essere l’azienda un azienda produttiva.
E le altre aziende partecipate, penso all’Amat, Amap, e Amg gas?
Amg gas e Amap hanno utili, pochi ma li hanno. Amat, la società che gestisce i trasporti, ha problemi, ma di tipo gestionale. Non sono problemi finanziari irrisolvibili.
Con l’Amia, la società che gestisce i rifiuti, cosa è successo in questi anni? Perché è sull’orlo del fallimento?
Nel 2009 il Comune di Palermo ha ricapitalizzato con 40 milioni di euro l’Amia. La ricapitalizzazione è un’operazione necessaria che diventa utile se cambi musica. Se invece il disco rimane sempre quello, si sono mangiati i 40 milioni aggiuntivi messo dal Comune a sacrificio dei servizi e delle attività del Comune, e poi si sono nominati i commissari. Emerge che i commissari hanno fatto peggio degli amministratori precedenti: avrebbe superato i 50 milioni di ulteriore disavanzo. La Commissaria di Palermo – e l’ha detto anche il prefetto sulla stampa – a questo punto non do soldi del Comune ad un’azienda che li butta, ma io non posso dare i soldi se non ho la garanzia del cambiamento di musica.
Ma in sostanza come si creano le condizioni di sviluppo a Palermo?
Ci sono sviluppo economico, culturale e sociale. Poi abbiamo: amministrazione, organizzazione, credibilità, rating e bilancio. E ancora, territorio, ambiente ed infrastrutture, servizi alla persona, attività culturali di formzione e di scuola. E infine attrazione. Noi dobbiamo attrarre capitale.
Come?
Noi dobbiamo attrarre capitali palermitani. Attrarre persone palermitane, e non palermitane, attrarre operatori sociali della città e non. Rianimare la città. La fotografia della crisi di Palermo è il posteggio dei taxi in Piazza Teatro Massimo e in Piazza Politeama. Quella è l’immagine della staticità della città: si stacca e non si muove. Abbiamo un’amministrazione in dissesto e una città ferma. Con delle pratiche politiche di clientela sfrenate. Ci sono figli di assessori e sindaci assunti da aziende comunali, a chiamata! Assunti per chiamata diretta come se fossero categoria diretta. Chiaro?
L’ultima domanda: sarà una giunta politica o tecnica?
Sarà una giunta di persone con competenze professionali. Abbiamo bisogno di una giunta che parla al bilancio e all’amministrazione, ma anche alle risorse produttive della città. Una giunta che sia la fotografia dei problemi, dell’organizzazione e del bilancio comunale, che dia risposte e competenze. Le stesse cose che deve dare ai temi dello sviluppo e della cultura. In una città dove si è distrutta la rete dei servizi sociali. Non esiste più la 285 a Palermo. Come combatti la clientela e la mafia se non fai sentire cittadino di Palermo, il cittadino di Brancaccio, dello Zen e di Piazza Politeama in egual misura? E non gli dai un punto di riferimento e viene considerato non dico un suddito ma peggio: un oggetto da usare per elezioni?