Portineria MilanoTangenti Finmeccanica e Lega, i pm cercano il link

Tangenti Finmeccanica e Lega, i pm cercano il link

Non solo Tanzania, ma India, Africa e Sud America. Come in un romanzo di John Le Carrè, tra «stecche», presunti casi di riciclaggio, personaggi vicini alla criminalità organizzata e il ricco mercato delle armi da guerra. Fa il giro del mondo la Lega Nord di Umberto Bossi e dell’ex ministro dell’Interno Roberto Maroni. Non solo grazie alla finanza creativa dell’ex tesoriere Francesco Belsito e dei suoi soci Stefano Bonet e Paolo Scala che provavano a investire a Cipro e nella banca di un piccolo stato africano. Ma perché le indagini della procura di Napoli sono arrivate fino a Lugano, in Svizzera, per scoperchiare il presunto giro di riciclaggio e tangenti ai partiti che avrebbe caratterizzato la gestione della controllata Agusta Westland sotto la direzione di Giuseppe Orsi, dal 2004 al 2011, dirigente lombardo considerato vicino al Carroccio e attuale presidente della holding Finmeccanica.

Secondo i pm partenopei ci sarebbe un contatto tra le indagini su Belsito, comprese quelle di Milano e Reggio Calabria, e quelle di Napoli dello scorso anno sul colosso statale dell’aeronautica militare. Ed è sull’azienda leader nel mondo per la costruzione di elicotteri da guerra che i pm hanno acceso i riflettori per fare luce sul presunto intreccio di rapporti tra Agusta, la Lega Nord e la ‘ndrangheta. Criminalità organizzata che – secondo le accuse dell’altra inchiesta della procura di reggio Calabria – avrebbe usato come tramite Belsito per riciclare fondi neri all’estero.

Sul tavolo dei magistrati partenopei si stanno riaprendo in queste ore i fascicoli sulla corruzione internazionale nel settore strategico della difesa. Qualcosa sembra muoversi. Oltre al ritorno del faccendiere Valter Lavitola, che ha scoperchiato la presunta corruzione nello stato di Panama, emerge il caso di un giro di mazzette che sarebbero dovute transitare nelle casse governo indiano per l’acquisto di elicotteri AW101. Il caso è stato riportato dal Fatto Quotidiano alla fine di marzo. Ma anche in India se n’è parlato, sulla televisione Times Now, dove la reporter investigativa Navika Kumar ha portato ben sette documenti dove su carta intestata di Agusta Westland, datata agosto 2009, si legge che «la società italiana offre alla Ganton Ltd di New York un pagamento dell’8% sul valore del contratto per gli elicotteri e del 15 % sui ricambi» in caso di conclusione dell’affare.

Tutto ruota intorno alle dichiarazioni dell’ex capo delle relazioni esterne di Finmeccanica Lorenzo Borgogni, che parlò appunto di quel sistema di corruzione «con gli stati esteri» che ruotava intorno a piazza Monte Grappa, come intorno a Selex e Agusta: accuse della magistratura che sono costate il posto all’ex presidente Pierfrancesco Guargaglini. Borgogni, vera gola profonda di tutta la vicenda, fece allora partire un filone dell’indagine dal titolo «commesse pubbliche in cambio di soldi alla Lega Nord».

Del sistema Agusta Westland all’estero ne ha parlato in un articolo molto dettagliato il numero di aprile di Nigrizia, mensile dei missionari comboniani, che ricorda come tra le maglie di quell’inchiesta su Finmeccanica ci siano «intercettazioni che riguardano uomini e consulenti dell’holding armiera italiana che da sola rappresenta l’80% dell’industria italiana del comparto». Al centro dell’articolo, pubblicato solo sul cartaceo e scomparso a inizio aprile «per problemi tecnici» dal sito internet del mensile, c’è la figura dell’avvocato napoletano Francesco Maria Tuccillo. Al legale partenopeo che è di casa a Nairobi, fu affidato all’inizio del 2009 l’incarico di rappresentare Finmeccanica nell’area subsahariana. Ma all’inizio del 2011 viene rimosso. Per quale motivo?

Secondo la ricostruzione di Nigrizia, tra le ragioni del suo allontanamento ci sarebbe una segnalazione che Tuccillo fece ai vertici di viale Montegrappa «sui singolari rapporti che una delle aziende dell’holding, Agusta Westland, avrebbe intrattenuto con personaggi italiani, residenti in Sudafrica, assai chiaccherati». Nello specifico, pare che Tuccillo abbia consigliato alla cabina di regia di Finmeccanica di leggere il libro di Elio Veltri e Antonio Laudati, Mafia Pulita, dove si racconta di «Vituzzo l’Africano», soprannome negli ambienti mafiosi siciliani di Vito Roberto Palazzolo.

E in un’intercettazione agli atti dell’inchiesta della procura napoletana, il direttore di Telespazio Brasil Valter Tarantelli parlando con il responsabile sicurezza di Finmeccanica Romolo Bernardi parla appunto di Tuccillo, spiegando che è «già fatto fuori» perché avrebbe detto in giro che «in Sudafrica, la Agusta si era appoggiata a soggetti appartenenti a organizzazioni criminali, diciamo organizzazioni mafiose». Ebbene, Palazzolo, secondo la procura di Palermo già tesoriere di Totò Riina e Bernardo Provenzano, è stato fermato il 31 marzo a Bangkok. Fatali sono stati alcuni profili Facebook dei suoi familiari con cui l’Interpol è riuscita a ricavare la sua tracciabilità. Palazzolo si faceva chiamare Robert von Palace Kolbatschenko.

Sarebbe stato il suo nome, anche secondo una ricostruzione del quotidiano il Messaggero, a «bruciare» i 4,5 milioni di euro e i nomi di Belsito e dello shampato Bonet con la banca d’affari Fbme in Tanzania e quelli di banca Aletti. D’altra parte, Palazzolo, 65 anni, fu ricercato pure dal magistrato Giovanni Falcone, che nel 1983 si domandava «quali rapporti esistessero tra la mafia e i nostri fabbricanti d’armi come Otomelara, Agusta e Aermacchi».

Tutt’ora a Palermo, i colleghi di Falcone ricordano, come riporta sempre Nigrizia, che «Palazzolo risulta essere da anni uno dei più influenti uomini d’affari dell’intero Sudafrica, proprietario di numerose miniere di diamanti (in Angola), di estese aziende agricole, di un’industria per l’imbottigliamento dell’acqua minerale, di allevamenti di struzzi (in Namibia) e di cavalli da corsa, di svariate concessioni per l’estrazione di prezioni e di un consistente patrimonio immobiliare (tra cui un night club) e finanziario». E qui bisogna aggiungere una postilla. Perché nella regione a nord del Sudafrica, nel triangolo tra Tanzania, Rwuanda, Kenya e Uganda, Agusta Westland è molto attiva. Vanta diverse commesse per la vendita di elicotteri da guerra. Da Bellerio al mondo, insomma, il passo è breve.

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