Portineria MilanoBossi ha paura di finire pugnalato come Michael Collins

Bossi ha paura di finire pugnalato come Michael Collins

C’è un motivo se l’ex segretario Lega Nord Umberto Bossi dice (solo) ai microfoni dei giornalisti che si ricandiderà al congresso federale: è la paura di essere contestato dai militanti ma soprattutto di scendere per sempre dal Carroccio. Il Senatùr non osa lanciare la sua candidatura dal palco di Zanica in provincia di Bergamo, alla festa del Lega Unita Day, tra la nebbia della carne alla brace e una pioggia battente, insieme con i triumviri Maroni, Roberto Calderoli e Manuela Dal Lago. Anzi, nel suo discorso Bossi mostra il timore di essere ormai giunto alla fine. «Nella Lega il fondatore non deve fare la fine di Michael Collins che fu ucciso dai suoi ex compagni», chiosa a un certo punto, citando il patriota irlandese che lottò per l’indipendenza dagli inglesi, ma pagò con la vita lo scoppio della guerra civile.

Il leader di Gemonio lo annuncia a margine, a precisa domanda di una giornalista. «Mi ricandido? Se serve a mantenere unita la Lega». Ma tra i barbari sognanti non gli crede nessuno. «Glielo avrà consigliato di fare la Manuela (la moglie ndr): continuano a fargli il lavaggio del cervello quelli del cerchio magico», spiega uno di loro che assicura che «di candidatura al congresso federale ce ne sarà una: quella di Bobo Maroni». Ma l’annuncio c’è stato: questo basta per creare nuovi problemi e tensioni tra barbari sognanti e cerchio magico. Tra chi già minaccia di stracciare la tessera e chi invoca la secessione da Gemonio. In sostanza, se la festa nella bergamasca, la piccola Pontida, come l’ha definita pure Calderoli, doveva essere la celebrazione «dell’unità del Carroccio», l’effetto avuto è stato opposto.

D’altra parte, il palchetto di Zanica non è piaciuto a nessuno. «Simili a quelli di Bucarest alla fine della dittatura di Ceausescu», chiosa una delle poche centinaia di persone accorse per seguire i leghisti. Ma sui social network c’è anche chi va giù più duro. «Una fermata della via crucis», spiega un altro partecipante, più che mai infuriato per l’annuncio di Bossi. «Qui non ci vota più nessuno serve una svolta. Bossi deve farsi da parte». E Pontida ci sarà? «Ma come facciamo a organizzare Pontida!», dice un dirigente di via Bellerio. «Visto che roba rabberciata oggi? Figuriamoci se riusciamo a organizzare qualcosa durante i congressi».

Non basta il raggio di sole che irrompe sulla folla quando prende la parola Maroni («Visto: dico Lega ed esce il sole» chiosa l’ex capo del Viminale). Mai come questa volta Bobo e Bossi sono stato uno l’antitesi dell’altro. Invocando entrambi l’unità e minacciando «di cacciare» chi vuole dividere, Bobo ha attaccato a testa bassa chi ha rubato i soldi della Lega. «Come Piergiorgio Stiffoni che è stato espulso perché ha usato i soldi del Senato per scopi personali», ha spiegato netto e chiaro Maroni. Di diverso avviso il Senatùr. «Secondo me non ha rubato nessuno, non vedo ladri ma qualche errore. Pensate che avevamo un amministratore della ‘ndrangheta, un terùn!».

E adesso? I barbari sognanti masticano amaro, mentre Roberto Castelli, ex viceministro ai Trasporti cerca di calmare le acque. «Bossi ha detto quello che tutti i leghisti si aspettavano che dicesse: c’è bisogno della sua guida in un momento così difficile per il movimento, attaccato da tutti. La Lega ha bisogno di Bossi ancora per molto tempo». La sensazione è che la mossa del Senatùr sia stata concordata con gli altri esponenti del cerchio magico che temono di nuovo la «ramazza» e la «scopa» di Maroni. Le espulsioni di Rosi Mauro e Stiffoni non sono piaciute alla moglie Manuela Marrone in quel di Gemonio. Lei, proprietaria del simbolo, si dice che in questi giorni festivi sia stata a stretto contatto con l’Umberto e gli abbia raccontato troppe cose su Finmeccanica e Maroni. «È lei che gli suggerisce tutto», chiosa un pezzo da novanta del movimento. 

L’effetto di candidarsi a segretario per Bossi potrebbe essere devastante. L’idea, prima di Zanica, dentro la Lega, è che ci fosse una sola candidatura. Ora il rischio è che siano due, insieme con quella di Maroni. «Se Bobo dovesse dire di no, io la sua candidatura la propongo lo stesso», spiega un parlamentare padano. Del resto, la disapprovazione nei confronti del Senatùr è ormai generale. In pochi hanno tollerato quanto detto sui «ladri» che non ci sarebbero stati dentro la Lega. Per di più solo Maroni e Calderoli hanno parlato dei 3 milioni di euro che il consiglio federale ha stanziato per le sezioni e per chi aveva creduto in Credieuronord. Altro campanello d’allarme, secondo alcuni lumbard, che Bossi è ormai arrivato alla fine. 

Proprio per questo, durante il suo intervento, il Senatùr si è soffermato più volte sulla rivolta irlandese. Prima citando il film Hunger, sulla prigionia di Bobby Sands, poi parlando appunto di Michael Collins, eroe irlandese morto nel 1922, per mano dei suoi stessi ex compagni che non avevano tollerato che fosse sceso a patti con l’Inghilterra per l’indipendenza dell’Irlanda. Bossi ha paura proprio di questo: che Maroni e i barbari sognanti lo mettano da parte. Lui, che ha detto più volte di rimanese per tutta la vita a capo della Lega, non molla. Ma i barbari sono determinati. «Speriamo che dopo il congresso non intervenga più ai comizi», conclude uno di loro. 

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