La Lega Nord scopre le primarie per eleggere il segretario federale. Per risolvere le tensioni di questi giorni tra barbari sognanti e cerchio magico, dopo l’annuncio di Umberto Bossi a Zanica nella bergamasca di ricandidarsi al congresso di fine giugno, dentro il Carroccio hanno trovato questa soluzione: oggi sulla Padania ci sarà un tagliando dove i militanti potranno scegliere quale sarà il loro segretario. I nomi poi saranno radunati e portati tra 15 giorni ai triumviri, Maroni, Roberto Calderoli e Manuela Dal Lago. Poi sarà presa una decisione. Anche se si continua a brancolare nel buio su cosa succederà dopo. E se dovessero esserci altri candidati? Come Mario Borghezio o come lo stesso Calderoli? O come un veneto di spessore come il governatore Luca Zaia? Il rischio è che le polemiche non finiscano più. Soprattutto per il modo in cui sarà organizzata la «cosa», dopo le polemiche degli ultimi mesi sulla situazione della segreteria amministrativa del Carroccio. E poi voteranno solo i militanti? Senza dimenticare che i problemi del Partito Democratico con le primarie di certo non aiutano.
L’annuncio è arrivato sulla pagine Facebook di Bobo che ha consigliato ai suoi «amici» di comprare domani il quotidiano di partito. «Ci sarà una interessante sorpresa», ha scritto l’ex capo del Viminale, subito festeggiato al grido di «Maroni segretario» dai suoi. Basterà o si tratta di una mossa disperata da parte dei barbari sognanti? L’idea del coupon sulla Padania, infatti, pare sia stata condivisa sia da Bossi sia da Maroni. Nonostante le proteste dei militanti, la delusione dello stesso Bobo per la protesta contro l’Imu offuscata a Zanica e le critiche arrivate dal Veneto, si segnalano in particolare quelle di Flavio Tosi e Giancarlo Gentilini, Bossi non vuole mollare. Lo ha ripetuto anche a Cassano Magnago, di fronte a 230 persone, ma come al solito solo ai giornalisti. «Mi ricandido? Per forza».
Dopo le elezioni amministrative, quindi, da lunedì dentro la Lega scoppierà la battaglia finale: chi vincerà sarà il nuovo Capo del Carroccio. A guardare i social network l’impressione è che Maroni non abbia rivali. C’è chi anche oggi è andato giù duro e ha promesso di nuovo di stracciare la tessera del Carroccio nel caso in cui il Senatur non dovesse arretrare. «Voto leghista da 20 anni, ma se c’è ancora Bossi, voterò Grillo. Maroni pulizia vera! Bossi fora dei bal». La rabbia è tant, tant’è che in più di un post cade l’ultimo tabù: la malattia del Capo. «Bossi all’ospizio»; «In casa di riposo subito»; «È meglio che cominci a stare a casa plaid e minestrina». In tanti, tantissimi, chiedono il passo indietro di Bossi annunciato più volte ma ieri, a sorpresa, ritrattato. «Vada in pensione e cominci più a seguire i suoi figli da padre che è meglio»; «largo ai giovani? meritocrazia? con Bossi fra i piedi niente è credibile», ha scritto un altro militante leghista.
Alla fine si è trovata la soluzione del tagliando. Come quando Walter Veltroni sfidò Massimo D’Alema alla guida del Partito Democratico. Ci sarà molto da lavorare. Soprattutto a Gemonio. Anche se oggi a guardare le agenzie di stampa si poteva già capire quali saranno le forze in campo. Alessandro Montagnoli, ex vicecapogruppo alla Camera, vicino all’ex capogruppo Marco Reguzzoni ha definito la candidatura di Bossi come capace «di ricompattare il movimento». Così anche Giacomo Chiappori, leghista ligure, pure lui impegnato in una strenua difesa del fondatore. Ma intanto i barbari sognanti scaldano i motori. La vittoria di Tosi a Verona potrebbe fare da traino, anche se il risultato delle amministrative potrebbe scoraggiare molti militanti.