IL CAIRO – «È ufficiale. Andremo al secondo turno con Mohammed Moursi» esulta il consigliere politico di Ahmed Shafiq, Tamer Salem. I risultati finali scrutinati vedono al primo posto l’uomo dei Fratelli Musulmani con 5.553.097, al secondo Ahmed Shafiq con 5.210.978. Il ballottaggio si terrà il 16 e 17 giugno. Il comitato dell’ex capo dell’aeronautica, nonché ultimo primo ministro dell’era Mubarak, si trova in una lussuosissima villa nel quartiere residenziale di Dokki. L’edificio, di tre piani circondato da un giardino, è stato prestato – per l’occasione della campagna elettorale – a Shafiq da un suo amico «non paghiamo l’affitto, abbiamo molte persone che ci stimano e amano in Egitto. Il proprietario di questa villa è una di loro» esclama con soddisfazione Salem.
L’Egitto gira le spalle per la seconda volta, dopo le elezioni parlamentari, alla rivoluzione. E vota per il candidato ufficiale dei Fratelli musulmani, Mohamed Moursi, e per un “felul”: chiamano così nel Paese gli uomini del vecchi regime di Mubarak. «Sono in tanti ad aver votato per il nostro candidato – spiega Salem. Ci sono senza dubbio i copti. Shafiq ha promesso, in maniera chiara, uguale trattamento tra cristiani e musulmani; poi c’è la cosiddetta “maggioranza silenziosa”, ossia tutti quelli che non vogliono più sentire parlare di “rivoluzione”, ma solo di sicurezza, stabilità e ripresa economica» prende respiro, controlla velocemente un paio di messaggi sul cellulare e continua «dalla nostra parte ci sono anche i militari, le famiglie degli uomini dell’esercito».
Salem non intende nascondere né sottacere, dunque, la vicinanza del suo candidato con il vecchio regime: «Non rinneghiamo il passato. Ma vogliamo guardare il futuro». Poi conclude «ci appoggiano anche le autorità locali e i sufi, il gruppo islamico moderato, composto dai più giovani. Al momento una cosa è certa: andremo al ballottaggio con un candidato che ha alle spalle un’Organizzazione molto radicata e forte in Egitto, la Fratellanza. Ne siamo consapevoli». Non evita infine un affondo diretto «Sappiamo molto bene – continua Salem – che i Fratelli Musulmani hanno molte “risorse” sul territorio. Abbiamo chiesto ai nostri volontari ed ai nostri elettori di segnalarci qualsiasi violazione delle regole. Non ci fidiamo di loro».
Nonostante opinioni diverse all’interno comitato, Tamer Salem è convito sulla tattica comunicativa che il suo candidato deve adottare in vista del secondo turno «sono certo che Shafiq accetterà di fare il confronto televisivo con Moursi. Al primo turno non abbiamo accettato perché volevamo stare il più possibile lontani dalle critiche infondate e dagli attacchi sterili». Poi fa una pausa, sorride e continua «di fatto il confronto non ha portato molto bene ai candidati Abol Fotouh e Amr Moussa». Quest’ultimi sono stati gli unici ad aver accettato, prima del voto, il confronto televisivo in un programma molto popolare in Egitto, “Le ultime parole”. Va in onda, tutte le sere, sulla tv privata OnTv, di proprietà del noto imprenditore egiziano Naguib Sawiris. E condotta dal “bruno vespa” locale, Yousri Fouda.
La sala dove si svolge l’incontro con la stampa è molto grande, con un tavolo ovale al centro e le sedie tutte intorno. Sullo sfondo un gigantografia dell’ex ministro di Mubarak, Shafiq. Dicono che arriverà nelle prossime ore, ma le fonti più informate negano e fanno intendere che seguirà da casa il risultato, aspettando che vengano ufficializzati i dati.
«In Egitto quasi metà della popolazione è illetterata e il 40% vive sotto la soglia di povertà. È una fetta della popolazione che può essere facilmente manipolata dai Fratelli Musulmani. Però noi siamo fiduciosi. Il nostro candidato ha qualità di leader che l’avversario politico non ha» Salem risponde al cellulare che squilla in continuazione, si scusa, prende fiato ed esclama «vedete, Shafiq ha vinto pure nel governatorato di Moursi, Sharkia. Questo significa che anche le persone più vicine al ledaer islamico hanno alla fine deciso di votare altrove. È significativo».
Secondo molti, con la vittoria di Shafiq, l’Egitto rimarrà saldamente nelle mani dell’Esercito (SCAF) «ripeto, noi non rinneghiamo lo Scaf, ma vogliamo guardare al futuro. Basta parlare della rivoluzione, del passato, delle ingiustizie, voltiamo pagina. Ora bisogna dare sicurezza alle persone e rimettere in moto l’economia egiziana che a causa della rivoluzione ha subito un drastico calo, soprattutto nel settore del turismo».
Alcuni volontari hanno passato la notte al comitato, aggiornano in continuazione il sito ufficiale della campagna e prendono in giro scherzosamente i loro rivali «i sondaggi davano per favorito Moussa, Moussa oggi è ultimo. Non fidatevi dei sondaggi in Egitto!». Nello stesso quartiere, Dokki, poco lontano dal comitato di Shafiq, c’è quello di Amr Moussa. È Semivuoto. È un in corso una riunione tra i fedelissimi. Sollecitato, esce uno di loro «non ci aspettavamo questo risultato. È stato una sorpresa anche per noi. Moussa aspetterà i dati ufficiali prima di fare qualsiasi dichiarazione». In effetti, i volti non nascondono la doccia fredda.