Non guardiamo solo le banche, in Italia l’industria resiste alla crisi

Non guardiamo solo le banche, in Italia l’industria resiste alla crisi

Gli ultimi dati sul Pil italiano evidenziano una contrazione dello 0,8% nel primo trimestre dell’anno, mentre Piazza Affari ha lasciato sul terreno il 14% nello stesso lasso di tempo, e il 40% da maggio 2011 a oggi. È un disastro o no? Analizzando i risultati delle quotate, anche quelle con la maggior parte dei ricavi in Italia, la situazione non sembra così tragica come la si dipinge.

Partiamo dalle banche. Tutti i principali istituti di credito, ad eccezione del Banco Popolare, hanno macinato utili nei primi tre mesi del 2012, e il loro patrimonio di vigilanza Tier 1 è migliorato così come il patrimonio netto tangibile in percentuale agli attivi. Tutto ciò, ovviamente, grazie alle due aste all’1% condotte dalla Bce, che hanno eliminato non solo il problema del rifinanziamento interbancario ma è stata iniettata una massiccia dose di fiducia al mercato per l’acquisto di titoli di Stato italiani. L’operazione Ltro, condotta per assicurare prestiti agevolati per tre anni e così innalzare i requisiti patrimoniali e i coefficienti di vigilanza delle banche italiane, sta funzionando e per questo sembra che esse riusciranno a fare utili nonostante la recessione che ha colpito il Paese.

Andrà così anche per le compagnie assicurative, che hanno sofferto in Borsa proprio per via dei loro bond governativi in portafoglio, eppure gli utili di Generali, nel periodo che va da gennaio a marzo scorso, sono scesi soltanto dell’8% rispetto ai primi tre mesi del 2011, a quota 567 milioni di euro, con il titolo che fa meno 42%, mentre Fondiaria Sai e Unipol, nonostante le continue notizie e smentite che circondano le due compagnie, hanno chiuso con utili di 60-70 milioni di euro ciascuna. Nonostante tutto, insomma, gli affari non stanno andando male.

Le utilities nel 2011 sono andate male come la banche: Enel che ha ceduto il 50%, le ex municipalizzate anche di più, soprattutto per la loro esposizione al rischio-Italia che alla sovracapacità produttiva del mercato elettrico nazionale. Risultato: i ricavi sono in crescita, il MOL in leggero calo (0-5%) e anche in questo caso le compagnie continuano a fare utili, con l’eccezione di Edison, unica a non avere il bilancio in nero nel primo trimestre dell’anno, ma neanche nel 2011. Il mercato sembra ignorare, per il momento, che ci sono settori tuttora remunerativi per il comparto, come il trattamento dei rifiuti e le reti, che continueranno ad essere profittevoli. Fra l’altro, come nella generazione elettrica, nonostante i dubbi.

Anche i media stanno soffrendo una contrazione dei ricavi che va dal 2 al 12 per cento, ma qui la domanda è: quanto è colpa dell’aggravamento della crisi italiana e quanto peso ha internet nella distruzione del loro modello di business tradizionale? Nonostante il calo dei ricavi, le società ben gestite – non Rcs – non sono da buttare. Gli utili del Gruppo Espresso, nonostante il titolo, in Piazza Affari, abbia perso oltre il 50% in un anno, sono scesi soltanto del 23% nel primo trimestre, rispetto allo stesso periodo del 2011. 

Non tutte le quotate sul listino italiano, comunque, stanno avendo delle difficoltà. Nel primo trimestre, i ricavi di Pirelli sono cresciuti dell’11%, quelli di Brembo del 12% e di Luxottica del 15 per cento, mentre gli utili netti delle tre sono saliti rispettivamente del 54, 87 e 27 per cento. In Piazza Affari, invece, Pirelli ha guadagnato il 25%, Luxottica il 20% mentre Brembo ha perso il 3 per cento. 

Da questi numeri si intuisce che le società in grado di vendere prodotti che tutto il mondo vuole comprare non si sono estinte. Se si guarda soltanto al differenziale di rendimento tra titoli italiani e tedeschi e all’andamento della Borsa – dove a muovere il mercato sono soltanto banche e compagnie a maggioranza pubblica – si analizza soltanto la parte peggiore dell’Italia, ignorando l’andamento delle imprese, anche non quotate e di dimensioni rilevanti, come Barilla e Ferrero, e le protagoniste di successo in molti settori, come la produzione vinicola o il turismo. Sicuramente i conti pubblici necessitano di un bel po’ di pulizia, ma è limitante concentrarsi soltanto sulle debolezze del Paese. E anche volendo farlo, ci si accorge che molte quotate stanno gestendo la recessione meglio di quanto si evinca dal loro andamento borsistico.

*analista indipendente 

English version: 

The recent GDP data says that Italy’s GDP shrunk by 0.8% in the 1st quarter of the year, while the stock market has lost 14% since the start of 2012 and nearly 40% since May 2011. It’s a disaster, the world’s going to end. Well, maybe, but if you look at company results, they are not doing so badly despite all the problems in this country, even the ones based mainly in Italy.

To start with the banks, the first thing to notice is that all the main banks made a profit in the 1st quarter of this year with the exception of Banco Popolare and that Tier 1 ratios are improving as well as tangible equity as a percentage of assets. Now, obviously, this is thanks to the ECB’s LTRO which allowed them to secure funding and also gave renewed faith to the market to buy Italian government debt, but this is the point. The operation was done to allow Italian banks to secure cheap funding for 3 years and thus improve their earnings and capital ratios. So far it is working and it looks like the banks will carry on making some profits even with the economy in recession.

Similarly the insurance companies have suffered in the stock market because of their holdings of Italian government bonds, but Generali saw profits drop by only 8% to € 567mln and Fondiaria and Unipol, despite all the chaos surrounding the bid, each made a profit of € 60-70mln in the 1st quarter. The businesses are not performing badly, despite everything.

The utilities have done as badly as the banks in the past year with Enel down by 50% and the local utilities by more because of the exposure to Italy and the problem of over-capacity in the electricity market. Yet, revenues are up, EBITDA is down generally by only 0-5% and the companies continue to make a profit, with the exception of Edison which did not make a profit in the 1st quarter of last year anyway. The market seems to be ignoring the fact that there are other areas to these businesses, such as waste disposal and networks and infrastructure which continue to be profitable. As is the electricity generation sector despite the worries.

The media sector is undoubtedly suffering with revenues down by between 2% and 12%. But then how much of this drop is due to Italy and how much is due to the internet destroying the business model? And despite the drop in revenues, the well run companies, ie not RCS, continue to make some money. Espresso is the best-performing company with net profit only down 23% from the 1st quarter of last year, but the share price has fallen by over 50%.
And these are the troubled companies, but there are even those which growing. In the first quarter, Pirelli’s revenues were up by 11%, Brembo’s by 12% and Luxottica’s by 15%, while net profit grew by 54%, 87% and 27% respectively. The share prices of Pirelli and Luxottica have risen by 25% and 20%, while Brembo has dropped by 3%.

So there are still Italian companies doing very well because they make great products which the world wants to buy. If you look only at the BTP/Bund spread and the stock market, mainly banks and companies connected to the state, you look at the worst performing part of Italy and ignore the small, successful non quoted businesses, even the large ones such as Barilla and Ferrero Roche’, entire sectors such as wine production and tourism. Certainly the state needs a lot of cleaning up, but do not only focus on the weaknesses of the country. And even when you do, it seems that many companies are managing to do better than the price of their shares implies.
 

*Independent analyst