Il vescovo di Parma gioca per la squadra a Cinque stelle?

Il vescovo di Parma gioca per la squadra a Cinque stelle?

PARMA – «Per un giudizio risentiamoci tra un anno. Ora vediamo come costruirà la sua squadra di governo. Certo, loro possono parlare solo del futuro perché non hanno un passato come amministratori. I grillini sono i nuovi cattocomunisti? Non mi risulta, la presenza dei cattolici in politica, ormai, è molto traversale…». A soffiare sul collo del sindaco Federico Pizzarotti non ci sono solo gli industriali. Silenziosa ma presente, e «costantemente informata», anche la Curia di Parma guarda con attenzione, estrema attenzione, alla svolta a Cinque Stelle della città. Le parole di don Matteo Visioli, vicario episcopale nonché strettissimo collaboratore del vescovo Enrico Solmi vanno proprio in questa direzione. «Cautela e attesa – continua il presbitero – prima di esprimere pareri, ma senza avere pregiudizi. Non conosciamo i nuovi amministratori: le elezioni li hanno premiati perché la società aveva bisogno di un radicale cambiamento».

Sorpresa in Curia. La questione, in verità, è più complessa. La Curia, come i poteri forti (ex?) della Food Valley, è rimasta spiazzata dall’esito delle urne. Con un giro di valzer sono andati a farsi benedire tutti i punti di riferimento. Azzerati gli interlocutori canonici. Quelli del civismo berlusconiano (monopolizzatori della città negli ultimi tre lustri) e quelli democratici (rimasti a presidiare l’avamposto in Provincia, con lo sconfitto Vincenzo Bernazzoli). Ecco perché per la chiesa di Parma adesso si apre una fase nuova e densa di incognite: ci sono da costruire i ponti con una classe dirigente ancora da decifrare. Il tema travalica i confini dell’Emilia. Anche dall’altra sponda del Tevere, sembrano non essere ancora arrivate delle vere e proprie “istruzioni per l’uso”, ossia la linea universale da adottare, cioè, con la nuova politica ispirata dal comico genovese. D’accordo, non sarà proprio il primo dei problemi per la barca di Pietro – in piena bufera per lo scandalo corvi – ma nemmeno un fatto da tralasciare in vista delle prossime elezioni politiche. 

Grillo? Uno che va sempre a messa. Da fonti vicine alle gerarchie della Cei, il giorno dopo la vittoria di Pizzarotti è arrivata una timida quanto sibillina apertura: «Grillo? È uno che va sempre a messa… ». Nel parlamentino della Conferenza Episcopale italiana siede il vescovo di Parma con il ruolo di presidente della Commissione permanente per la famiglia e la vita. Monsignor Solmi ha 57 anni ed è a capo della diocesi di Parma dal 2008: affianca una forte guida spirituale a ottime capacità di gestione del patrimonio curiale, stimato fra i più ingenti d’Italia. Finora Solmi si è sempre rifiutato di commentare pubblicamente questa svolta politica, coincisa con la tragedia del terremoto che ha colpito Modena, la sua terra d’origine.

Religioso silenzio. Nulla sta trapelando finora nemmeno dalle pagine del settimanale diocesano Vita Nuova, fondato nel 1919. Silenzio religioso. Vige la linea attendista. Solmi negli ultimi anni ha saldato solide collaborazioni con Bernazzoli e con laProvincia. A forza di progetti e iniziative condivise, e finanziate. Un rapporto certificato, giusto per fare un esempio, con la candidatura nelle liste del Pd di Giuseppe Bizzi, ex direttore di Vita Nuova. 

Il mondo dell’associazionismo cattolico, da queste parti, ha avuto da sempre lo sguardo proteso al centrosinistra. Brutalizzando il concetto, nei giorni della campagna elettorale ha sempre Radio Città ha sostenuto che a Parma la “chiesa sta con Bernazzoli”: come gli industriali, come la Gazzetta di Parma, come l’establishment. Tutti poteri finiti gambe all’aria. Teoria smentita da don Visioli, braccio destro del vescovo: «Escludo qualsiasi tipo di appoggio diretto di monsignor Solmi, la verità è che questa è una società da ricostruire, va ritrovata la passione dei governare il bene comune, al di là dei candidati». Prima che cominciassero a tintinnare la manette, al vescovo non era mancato un buon feeling nemmeno con la passata amministrazione. Che tanto aveva brillato per la creazione del quoziente Parma (progetto capofila tra i Comuni italiani) e in generale nelle politiche per la famiglia, al punto di creare un’agenzia ad hoc, una sorta di assessorato parallelo. Ma poi, mutatis mutandis, pure il monsignor ha dato l’estrema unzione a quella stagione di governo scagliandosi in maniera inequivocabile contro i commercianti nel tempio. Altri tempi.

Lo sguardo di Dio su Parma. «A parole sono tutti bravi – riflette il giornalista Matteo Billi, vice presidente regionale dell’Unione dei cronisti cattolici e corrispondente del quotidiano Avvenire – l’attesa è tanta per la nuova squadra di Pizzarotti. Sicuramente, il vero banco di prova, per noi cattolici e non solo, sarà il welfare. Sarà interessante vedere come si muoverà il sindaco con la famiglia e con le fragilità sociali che minano la nostra società». Gironzolando tra le chiese della città, ci si imbatte in quella di Santa Cristina, in strada Repubblica. Qui fuori don Luciano Scaccaglia, il “don Gallo di Parma”, da mesi espone la bandiera del “no inceneritore”, vessillo del Movimento Cinque Stelle. Un popolo che rimane un mix di anime molto complesso dal punto di vista della fede. Pizzarotti si è sempre professato cattolico, il giorno della sua vittoria c’è stata anche una consigliera comunale che ha esclamato: «Oggi Dio ha guardato Parma».

Nella maggioranza di governo c’è anche una fervente anti-abortista. Per estensione del ragionamento, si potrebbe provare a rinchiudere il Movimento nel recinto dei “cattocomunisti 2.0”: tanto volontario, tanta fede, tanto sociale, tanto ambiente e famiglia. Non mancano nemmeno gli esempi opposti, però. Per la cronaca, il primo contatto tra il neo sindaco e il vescovo è avvenuto il giorno dopo la conquista del municipio. Quando, al calare del sole, entrambi con un lumino in mano hanno attraversato il centro storico per una fiaccolata per le vittime del terremoto. Ma la benedizione episcopale su Pizzarotti deve ancora arrivare. 

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