Un incontro per chiedere a Roberto Formigoni di lasciare il ruolo di commissario generale dell’Expo 2015 e trovare un sostituto. Prima della mozione di sfiducia che il centrosinista vuole presentare in consiglio regionale della Lombardia la prossima settimana. È questa la strategia di Roberto Maroni e Matteo Salvini della Lega Nord che incontreranno il Celeste questo fine settimana. Più della minaccia di dimissioni di Giuliano Pisapia da commissario straordinario, infatti, con il Pd in pressing , contro il potere formigoniano può il movimentismo del Carroccio, che non pare avere voglia di perdere ulteriori consensi nell’abbraccio con Formigoni.
Del resto, in vista della nuova Lega 2.0 targata Maroni, un canale di comunicazione con il centrosinistra e i sindaci rossi del nord potrebbe sempre fare comodo. Il governatore accetterà la proposta leghista? A quanto pare ha già detto di no, anche se ha riconosciuto che dovrà essere fatto un «ragionamento» sulla nuova governance di Expo. La Lega cerca un’uscita morbida e «non politica», che potrebbe metterla in imbarazzo sulla mozione di sfiducia delle opposizioni.
In queste ore Bobo e il neo segretario nazionale lombardo si sono sentiti a lungo. Sul tavolo, oltre alle difficoltà del partito e alla manifestazione di domenica a Verona contro l’Imu, c’è la questione Expo 2015 che in via Bellerio iniziano a vedere come l’ennesimo «flop» che potrebbe far perdere consensi la Lega.
Per questo motivo, tra venerdì e sabato (si parla anche della prossima settimana), Maroni incontrerà Formigoni per chiedergli di mollare l’incarico e nominare un «suo uomo» capace di dedicarsi all’evento ventiquattrore su ventiquattro: si parla già di Paolo Alli attuale sottosegretario all’Expo 2015. Ma potrebbero andare bene anche altri nomi. «Di certo non quello di Roberto Castelli», assicurano i barbari sognanti, che di avere ruoli all’interno dell’Expo non ci pensano neppure. O almeno così assicurano.
Sulla vicenda si è già espresso Salvini nei giorni scorsi, chiedendo a Formigoni un passo indietro. Così come il vicepresidente di regione Lombardia Andrea Gibelli che ha rilanciato pure al governatore la fatidica domanda: «Ci dica se si candiderà o meno nel 2013». Eppure, in questa guerra di nervi tra Formigoni e la Lega, quasi costretti a un’alleanza sempre più vacillante, nei corridoi della sede del Carroccio non vogliono sentir parlare di «alleanze con Pisapia». Bensì di un attento ragionamento su un evento che stenta a decollare e continua a provocare problemi politici di ogni tipo. La Lega vuole un Expo «sobrio», dove la figura di Formigoni sia sempre più sfumata.
Per il futuro bisogna partire sempre dal «modello Tosi», l’unico sindaco padanoche ha vinto alle ultime elezioni comunali scaligere. È quello che Maroni va ripetendo ormai in ogni incontro pubblico con i militanti. «Allarghiamo il dialogo con altre forze politiche». Per questo motivo, la mossa di far cascare Formigoni dall’Expo 2015, potrebbe tornare utile in autunno, quando il Carroccio avrà il suo nuovo organigramma. E dovrà rilanciare la politica sul territorio. Bobo, che dovrebbe lanciare la sua candidatura al congresso del 30 giugno la prossima settimana, continua ad avere un canale privilgiato con Angelino Alfano del Pdl.
Allo stesso tempo, però, la Lega sa bene che nei prossimi anni – se deciderà davvero di non candidarsi più al parlamento «romano» -dovrà confrontarsi con sindaci come Piero Fassino a Torino o Giuliano Pisapia a Milano. Ragionamenti «riformisti» che sono già ben avviati in Veneto e Piemonte. Nel primo il governatore Luca Zaia è riuscito a trovare la quadra sull’avvio dei lavori della Pedemontana. Nel secondo Roberto Cota, seppur tra qualche difficoltà, mantiene un rapporto disteso proprio con Fassino.
La Lombardia resta un tallone d’achille. Formigoni continua a essere malvisto dalle frange del Partito Democratico e persino da quelle del popolo arancione di Pisapia. Il Carroccio non vuole sentire parlare di «alleanze» o «intese». Ma durante una delle prime proteste contro Equitalia e l’Imu il primo cittadino milanese si trovò d’accordo con Maroni appoggiando la sua battaglia. E domenica durante la manifestazione di Verona, non è detto che in caso di capitolazione del Celeste da Expo, chissà che qualche frase «d’incoraggiamento» dal centrosinistra non possa arrivare.