Tredici bandiere blu in più rispetto al 2011, di cui sette nuove spiagge. Quest’anno, le località balneari premiate dalla Foundation for environmental education (Fee) hanno raggiunto quota 246, distribuite fra 131 comuni italiani. Cosa significa? Che il mare e i laghi in Italia sono più limpidi e puliti? Non proprio. Basta vedere come funziona il metodo di assegnazione del riconoscimento ambientalista per rendersene conto. L’acqua cristallina e la pulizia della spiaggia sono sì importanti, ma tra i criteri decisivi per la vittoria o meno di una località balneare compaiono anche i servizi per i turisti, compresa la presenza di «bar, ristoranti, tavola calda, ombrellone cabine, docce». La conformità alle direttive europee sul trattamento delle acque reflue e sulla qualità delle acque di scarico viene inserita, invece, solo tra le linee guida e non tra quelli che nel regolamento vengono chiamati “imperativi”. E anche la cementificazione delle coste non sembra essere un fattore determinante, visto che in cima alla classifica per numero di bandiere blu compare la Liguria, che allo stesso tempo vanta il più alto numero di reati ambientali legati all’abusivismo edlizio. La bandiera blu è un riconoscimento importante, che influenza la scelta della località per le vacanze estive e i flussi turistici. E per questo è bene sapere come funziona.
Anzitutto, per ricevere la bandiera blu il Comune deve prima candidarsi. E per candidarsi, serve compilare un questionario, allegando la documentazione richiesta e specificando numero di residenti, numero di presenze turistiche dell’anno precedente, le caratteristiche dell’impianto di depurazione delle acque e la modalità gestione dei rifiuti. La scelta delle località idonee, quindi, è basata principalmente sulla documentazione e i dati forniti da sindaci e amministratori, che hanno tutto l’interesse a ricevere il riconoscimento della Fee. Esistono però delle verifiche a campione, che vengono effettuate sia sulla documentazione, sia in loco da parte dei membri della federazione. «Le visite di controllo vengono fatte su tutti i comuni da parte delle capitanerie di porto», precisa Claudio Mazza, presidente italiano della Fee, l’organizzazione internazionale non governativa e non-profit fondata nel 1981 con sede in Danimarca. «Le indagini a campione invece vengono fatte dai membri della Fee solo su due regioni a scelta ogni anno», dice Mazza. Ma, aggiunge, «non viene fatto alcun prelievo delle acque: sulla qualità delle acque di balneazione ci basiamo solo sulla documentazione fornita dalla Agenzia ambientale della Regione in base al profilo degli ultimi quattro anni».
I criteri per scegliere le spiagge vincitrici seguono standard internazionali. Un litorale, per essere bandiera blu, deve rispondere a tutti i requisiti indicati dalla Fee come “imperativi” e al maggior numero possibile di quelli indicati come “guida”. Tra i primi, ci sono l’educazione ambientale e l’informazione relativa agli ecosistemi costieri e alla qualità delle acque di balneazione. Sulla qualità delle acque è richiesta, nella documentazione, la conformità con i valori previsti dalla direttiva europea (il livello di enterococchi intestinali ed escherichia coli non deve superare almeno le 330 e le 900 unità formanti colonie su 100 millilitri), l’assenza di discariche in prossimità della spiaggia e la decomposizione naturale di alghe e altri tipi di vegetazione «a meno che non rappresentino un fastidio». La conformità alle direttive europee sul trattamento delle acque reflue e sulla qualità delle acque di scarico resta però relegata tra le linee guida e non tra gli obblighi.
Sono imperativi, invece, la pulizia della spiaggia, il rispetto dei piani regolatori e della legislazione ambientale, la presenza dei cestini per i rifiuti (possibilmente differenziati), il divieto di campeggio, di circolazione con autoveicoli e anche di accesso ai cani e altri animali domestici. «Per questo ultimo criterio», prosegue Mazza, «non c’è un problema di impatto ambientale, più che altro insorgono questioni igieniche o di salute. Ma insistiamo comunque perché vangano realizzate delle spiagge apposite, come le cosiddette “bau beach”». Le attrezzature dei lidi, poi, devono essere tenute in buono stato di conservazione e il personale e le attrezzature di salvataggio devono essere disponibili. Ma basta che una sola spiaggia del Comune concorrente abbia un accesso e dei servizi per disabili perché quel Comune venga comunque ritenuto idoneo alla assegnazione della bandiera blu.
La Liguria per la stagione estiva 2012 si è confermata prima in classifica per il quarto anno consecutivo, arrivando a 18 località premiate. Seguita da Marche e Toscana, ferme a quota 16. Le città new entry sono Melissa (Crotone), Petacciato (Campobasso), Anacapri (Napoli), Monopoli (Bari), Palau (Oristano), Ventotene (Latina) e anche Sanremo. «Il fatto che ci siano 7 spiagge bandiere blu in più», spiega Claudio Mazza, «significa che sono migliorate le condizioni di alcune località, perché, anche a fronte di una non assegnazione della bandiera, noi diamo comunque delle indicazioni su come fare per migliorare alcuni parametri per l’anno successivo».
La bandiera blu, però, non è per sempre. Ma ha valore solo per un anno. E può essere ritirata in qualsiasi momento «se si dovessero concretizzare i presupposti per tale provvedimento», si legge. «Ci sta che anche nelle località bandiera blu si possa trovare qualche volta il mare sporco, magari dopo un temporale», dice Claudio Mazza, «ma se ci vengono segnalate delle difformità da parte dei turisti, chiediamo spiegazioni al comune di riferimento. Diamo una settimana di tempo perché la situazione venga ristabilita, altrimenti la bandiera viene sospesa». Anche perché, come ricorda il vademecum della Fee, «per i vincitori viene organizzata una manifestazione per pubblicizzare alla stampa l’assegnazione del riconoscimento». Che significa maggiori afflussi turistici e più soldi nelle casse dei Comuni.
Ma le lamentele dei turisti per le condizioni non proprio rosee di spiagge e mare classificati come bandiere blu non sono così rare. Lo scorso anno, in Calabria, aveva fatto scalpore la denuncia di un bagnante che aveva scelto Cariati (Cosenza) come meta turistica, per poi ritrovarsi a nuotare nel mare cosparso di schiuma marrone. Stessa cosa per Marina di Goiosa Jonica, sempre sulla costa calabrese, che la scorsa estate è stata raggiunta da un’enorme chiazza di olio e catrame forse proveniente da una petroliera in transito che aveva lavato le cisterne in mare. Un caso limite, ma che certamente ha influenzato l’ecosistema marino. Eppure anche quest’anno la cittadina jonica può mettere in bella vista sulle brochure la sua bandiera blu. E la riviera romagnola, che per il 2012 ha ricevuto una decina di bandiere blu con le sue file perfette di ombrelloni e sdraio, da tempo combatte con i liquami che vengono riversati in mare dalle fogne dopo i temporali. Situazione simile in Campania, 13 bandiere blu, dove i bagnanti hanno più volte denunciato la presenza di rifiuti galleggianti in mare nelle località premiate.
Tra i requisiti, poi, c’è anche quello che prevede che «la spiaggia e l’area circostante devono trovarsi nelle condizioni di massimo rispetto dei piani regolatori e della legislazione ambientale». Ma tra i comuni premiati compare anche Sabaudia, in provincia di Latina, dove Legambiente Lazio ha più volte denunciato la presenza di ville e piscine abusive, alcune delle quali sequestrate negli anni passati dalla Autorità giudiziaria. Per non parlare della Versilia, da Forte dei Marmi a Viareggio, entrambe bandiere blu, ma caratterizzate dalla presenza di palazzi e villette a pochissima distanza dal mare. A questo va aggiunto il caso delle Marche, regione che ha ricevuto 16 riconoscimenti, ma che ospita solo poche spiagge “naturali” non modificate dall’intervento umano. E soprattutto quello della Liguria, in vetta alla classifica della Fee, ma anche bandiera nera d’Italia per numero di reati legati all’abusivismo edilizio (1.797 dal 2006 al 2010).
La responsabilità del giudizio per la scelta delle città vincitrici è affidata a una giuria nazionale composta da esperti in tematiche ambientali, appartenenti a organi istituzionali o organizzazioni private. La selezione dei membri, come spiegano dalla Fee, «segue il criterio di coprire tutte le tematiche riportate nel questionario». Così, dal lato delle istituzioni, ci sono il ministero del Turismo, delle Politiche agricole e della Salute, il coordinamento assessorati al Turismo delle regioni, il comando dei Carabinieri per la tutela dell’ambiente, il comando delle capitanerie di porto, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) e l’Agenzia nazionale per lo sviluppo economico sostenibile (Enea). Tra gli organismi privati, invece, compaioni il Consorzio nazionale batterie esauste (CoBat), la sezione salvamento della Federazione italiana nuoto, la Federazione italiana imprese balneari della Confesercenti, il sindacato italiano balneari della Federazione italiana pubblici esercizi e il sindacato italiano balneari. Acqua pulita, sì, ma non solo. Nei giudizi per l’assegnazione delle bandiere blu contano quindi anche cabine, bagnini, ombrelloni e lettini. Comodi, possibilmente.