PALERMO – All’ora di cena si inizia a diffondere la notizia di un sit in «del popolo autonomista» per difendere la Sicilia da «un attacco golpista da parte del governo Monti». La nota, che gira su facebook, recita così:«Contro il tentativo di golpe di Monti e compagni ascari, MOBILITAZIONE IMMEDIATA per dire NO al tentativo di commissariamento della nostra isola. A tutti i Siciliani di buona volontaà preoccupati dell’attacco alla nostra Autonomia: STANOTTE NON SI DORME! stiamo organizzando due sit- in lampo davanti le Prefetture di Palermo e di Catania a partire dalle ore 22.30 per dire NO a questo attentato. Chi puo’ partecipi portando una candela o una bandiera siciliana. A stasera!». A diffonderla sono un gruppo di “autonomisti e autonomiste” che vogliono fare sul serio per difendere la causa lombardiana. Insomma, a loro il “nomificio di Lombardo” piace. Del resto, suo sito personale, il governatore si difende, e mentre ufficialmente annuncia che lascerà, dice qui che finche “Dio vorrà” difenderà gli interessi dei siciliani: e attacca il governo che agirebbe – dice lui – contro la Costituzione e per l’isola rivendica – udite udite – i fondi che gli spettano.
Ore 22:30 davanti all’ingresso principale della prefettura di Palermo la risposta non sembra però di quelle che si aspettano gli autonomisti, nè di quelle che sperava forse di vedere il governatore. Ci sono quattro persone già lì in prima fila pronte a sventolare la bandiera della “trinacria”. A dire il vero il mantra è il seguente:«Casini è un leccaculo». Oppure:«L’ascaro dell’Udc che chiede aiuto al compagno di partito Mario Monti». Ce l’hanno con l’Udc, con il leader Casini, e con il capogruppo al Senato degli udiccini Gianpiero D’alia, reo di esser stato il primo a chiedere il commissariamento dell’isola.
Il “sicily-pride” lo rivendicano anche in altro modo:«Questa è un’offesa alla storia della Sicilia. Ma quale commissario? Noi non ci faremo mai prendere a pesci in faccia da Monti». In realtà quel “noi” è ristretto ad una ventina di “autonomisti irriducibili” che si sono dati appuntamenti davanti la prefettura di Palermo, e «domani e dopodomani continueremo ad oltranza». Le chiamate si susseguono per coinvolgere altra gente. Una ragazza ben vestita telefona ad un amica e dice:«Lo so che non te ne fotte una minchia, ma siamo davvero pochi. E porta qualcuno…».
Alle 23:05 i manifestanti saranno all’incirca venticinque. Arriva la polizia, e chiede l’autorizzazione . “Loro”, gli autonomisti e le autonomiste, non hanno autorizzazione «perché il sit in è nato qualche ore fa, e, sopratutto, siamo in attesa del risultato di una giunta regionale». D’altronde, continua un manifestante “autonomista”, «stiamo assistendo a quello che è avvenuto nel 1861: le multinazionali bancarie vogliono colpire la Sicilia con lo spread, il “Garibaldi di turno” si chiama Mario Monti, e poi ci sono gli “ascari”».
Gli “ascari” sono nell’ordine: il partito democratico, «che oggi stava in silenzio in Aula», ed è pronto a flirtare con l’Udc di Casini. Poi «confindustria e la Cisl», che hanno chiesto a gran voce «il commissariamento dell’isola». E poi c’è un altro “ascaro”, che si chiama “stampa”. «Notavamo in questi giorni movimenti strani sulla stampa: prima l’editoriale di Libero, a firma Maurizio Belpietro, poi l’intervista del Corriere della Sera al numero di Confindustria Ivan Lo Bello».
In sostanza tutti questi “ascari” «vogliono realizzare quello che si sta verificando in Europa: togliere la sovranità a chi ha l’autonomia. Gli statuti autonomi, come quello siciliano, danno fastidio. Questo è un attentato alle autonomie speciali». Comunque, «dietro la lettera di Mario Monti ci sono i partiti centrali che vogliono coprirsi dietro il default economico».
Alle 23:40 i manifestanti prendono una decisione:«Staremo qui fino alle 00:01, e poi andremo tutti di fronte a Palazzo D’Orleans». E poi «domani e dopodomani ci organizzeremo», e chissà quanti saranno. Sempre venti?