Quando Mario Monti disse no alla candidatura delle Olimpiadi di Roma 2020, nelle sue considerazioni c’era anche il flop di Atene 2004. I Giochi della rinascita greca sarebbero dovuti costare cinque milioni di euro, ma ufficialmente si è arrivati a 8,9, scrive il Corriere della Sera, il 3,9% dell’intero reddito nazionale, a fronte di incassi per i diritti tv pari a 1,2 miliardi. Uno sforzo, 7,2 miliardi sulle spalle della spesa pubblica, che ha contribuito a mettere in ginocchio il Paese. E dal 2009 il Pil non si è più ripreso.
Ventuno dei ventidue siti olimpici di nuova costruzione sono rimasti inutilizzati dopo appena tre settimane dalla fine dei Giochi. Il loro mantenimento costa 600 milioni l’anno al governo greco. Per farne cosa non si sa, visto che ora le chiamano le moderne rovine greche. Il parco olimpico era il progetto più importante (240 milioni di euro investiti) e resta una incompiuta. Il Galatsi Hall, sede delle gare di tennistavolo e ginnastica ritmica, è recintato e abbandonato, nonostante i piani per convertirlo in centro commerciale. L’Athens Olympic Aquatic Center non ha ospitato praticamente più nulla a parte gli incontri della nazionale di pallanuoto e la piscina dei tuffi versa nell’abbandono. Basta dare un’occhiata qui.
Il governo sta disperatamente cercando investitori privati ma il problema è che la maggior parte degli impianti di Atene 2004 sono strutture permanenti più o meno lontane da qualsiasi possibile attrattiva che non fosse un’Olimpiade. Vale a dire cattedrali nel deserto. Probabilmente l’unico impianto che si salverà nel tempo è il Panathinaiko, in cui sono state ospitate le gare di tiro con l’arco. È lo stadio dove si svolsero i primi Giochi del 1894, dove Baldini ha corso gli ultimi metri nella storia. La sua fortuna è che è a due passi da tutti i monumenti celebri di Atene e quindi inserito nel giro visite dei turisti che difficilmente si spostano per arrivare al parco Olimpico.
Hanno avuto miglior sorte anche lo stadio ove oggi gioca il Panathinaikos ma che ha subito danneggiamenti in occasione di alcuni incidenti tra tifoserie dello scorso anno, il villaggio degli atleti diventato un parco di edilizia popolare e qualche piccolo impianto che continua ad ospitare manifestazioni. Gli stadi del softball e del beach volley completamente abbandonati. Dal 2004 a oggi hanno ospitato solo un paio di concerti. A parte il basket, sport molto seguito in Grecia, lo stadio del baseball ospita una squadra locale ma sono lontane le folle oceaniche dei Giochi e ovviamente solo tener aperto quell’impianto ha un costo non indifferente.
E proprio per non incorrere negli stessi errori, a Londra si è pensato a una procedura differente rimpicciolendo gli impianti e riconvertendoli a uso delle popolazioni del luogo dopo i Giochi. Anche Rio ha fatto una scelta: sarà la prima città a non avere uno stadio olimpico. Apertura e chiusura si svolgeranno al Maracana, tempio del calcio, mentre all’atletica sarà dedicato un altro stadio meno capiente.