“Il paese si inverte, ora è il Sud a creare imprese”

“Il paese si inverte, ora è il Sud a creare imprese”

«La maggior parte delle nuove imprese italiane, specie quelle create da giovani e da donne, nasce al Sud». Altro che assistenzialismo. Secondo lo scrittore Pino Aprile – autore di “Terroni. Tutto quello che è stato fatto perché gli italiani del Sud diventassero meridionali” e “Giù al Sud. Perché i terroni salverano l’Italia” – sta nascendo una nuova generazione di Meridionali. La rete li ha liberati dall’isolamento infrastrutturale a cui «politiche ed economie razziste e colonialiste» avevano costretto i padri. Ora si lanciano alla conquista del mercato. Il 6 per cento degli spin off per creare nuove aziende viene dalla Puglia, dove da qualche anno la Regione finanzia con poche migliaia di euro i progetti più interessanti. La provincia dove nascono più imprese under 35? Enna. Quella dove eccelle l’imprenditoria al femminile? Benevento. «È un nuovo Sud che sta sorgendo – racconta Aprile – ma i grandi giornali non si scomodano a raccontarlo. Non c’è mafia né monnezza. Non fa notizia». Giovani che spesso si scontrano con realtà difficili. «La principale azienda italiana di distribuzione farmaceutica si trova a Matera. Una città senza autostrada, ferrovia e aeroporto». Intanto si inverte la tendenza: sempre più ragazzi decidono di restare al Sud. E chi se n’è andato in cerca di lavoro, adesso torna.

I dati che ha raccolto dalle camere di commercio sembrano dipingere un Paese diverso da come viene raccontato.
Il 31 per cento delle nuove imprese nascono al Sud. E il ruolo principale lo giocano giovani e donne. Certo, spesso questo accade perché non ci sono alternative: se non trovi lavoro te lo devi creare. Ma i numeri raccontano anche gente che non aspetta, che ha voglia, che si rimbocca le maniche. Nella classifica delle città in cui nasce il maggior numero di aziende create da under 35 e da donne ai primi posti ci sono solo province del Meridione. Lo dicono le statistiche dell’Unione delle Camere di Commercio. Vado a memoria: per quanto riguarda i giovani la realtà più virtuosa è Enna. Nel caso dell’imprenditoria femminile primeggiano a pari merito Benevento e Avellino. Milano? Nella prima classifica è penultima, nella seconda terzultima.

Di che tipo di aziende si tratta e come nascono?
Spesso si tratta di progetti molto innovativi. È interessante osservare la realtà pugliese. Negli ultimi anni sono stati banditi alcuni concorsi pubblici: è il caso del programma “Bollenti Spiriti”, con cui la Regione finanzia progetti ideati e realizzati da giovani pugliesi. Si partecipa presentando le proprie idee. E se queste sono buone vengono finanziate. Parliamo di finanziamenti piccoli: dieci, ventimila euro. Neanche due anni dopo la creazione di questo programma la Regione Puglia partoriva già il 6 per cento di tutti gli spin-off del Paese. Seconda solo al Friuli.

Ad esempio?
Il progetto Blackshape. Frutto di due trentenni di Monopoli che si sono incontrati all’estero. Credevano in se stessi e avevano voglia di tornare in Italia. Insieme hanno creato il velivolo più leggero del mondo (finanziato dalla regione Puglia con ventimila euro, ndr). Interamente realizzato in fibra di carbonio, è diventato un successo mondiale. Alla base di tutto c’era la convinzione di poter fare quello che facevano altrove anche a casa loro. Persino se la casa era al Sud.

Una bella storia.
E poi c’è la ragazza che sta costruendo la metropolitana a Honolulu. È la system manager del progetto, gestisce 1.500milioni di dollari. Viene da Ostuni, si è laureata a 23 anni al Politecnico di Bari. Prima di lavorare negli Stati Uniti ha già progettato altre due metropolitane in Grecia e in Germania. E non sono casi. Il Sud è pieno di episodi del genere. Ci sono grandi reti di associazioni che nessuno racconta. “Io resto in Calabria”, una realtà nata attorno all’esperienza di Pippo Callipo: un industriale che di fronte all’ennesimo attacco della ’ndrangheta alla sua azienda ha deciso di rimanere. Ed è diventato il punto di riferimento di questi ragazzi. Peccato che non ne parla nessuno. A ottobre ci sarà un nuovo raduno dell’associazione a Reggio Calabria. Ma non c’è di mezzo né la mafia né la monnezza: perciò i grandi giornali non si scomoderanno. Questo è un nuovo Sud che sta sorgendo. Ma non fa notizia.

Le istituzioni centrali come si rapportano a questo fenomeno?
Devo riconoscere un grande merito al ministro Barca (Fabrizio, titolare della Coesione territoriale, ndr). Sta operando davvero bene. Non voglio sbilanciarmi e dire che abbiamo trovato la soluzione al problema, ma sicuramente siamo sulla strada giusta. Il ministro viaggia, si muove, parla con la gente. Chiede ai giovani imprenditori di cosa hanno bisogno. E così il suo ministero finanzia progetti che hanno bisogno di pochi soldi ma nascondono grandi idee. È così che si deve fare. Non c’è mica bisogno di enormi quantità di denaro. Solo di interventi giusti, anche di poche migliaia di euro, per sostenere i progetti migliori. Penso all’esperienza di Blackshape, l’azienda di Monopoli nata con pochi fondi, che ha già bisogno di una nuova fabbrica per fare fronte alla tante richieste che arrivano da tutto il mondo. Questi sono ragazzi che in alcuni casi non hanno neppure bisogno di essere aiutati. Solo di non essere fermati.

Giovani imprenditori che spesso devono fare i conti con un gap infrastrutturale rilevante.
Ma lo sa che la più grande e moderna azienda italiana per la distribuzione di medicinali è di Matera? Matera: dove non c’è la ferrovia, non c’è l’autostrada e non c’è l’aeroporto. Ma quanto devono essere bravi questi imprenditori?

I giovani del Sud si scoprono imprenditori per necessità?
Anche. È il caso del fondatore di Jobrapido. Un ragazzo pugliese, di Conversano. Ha studiato a Milano, si è trasferito in Gran Bretagna. Poi a un certo punto gli è venuta la nostalgia ed è tornato in Puglia. Si è messo davanti a un computer per cercare un nuovo lavoro. Il risultato? Per risolvere il suo problema ha risolto il problema di tanti nella sua stessa situazione. Ha creato un sistema per connettere in rete chi cerca e chi offre lavoro. Ha cominciato nella cucina di casa. E quando non c’era più spazio – non avendo a disposizione un garage come Steve Jobs – si è trasferito nel sottoscala. Ha trovato finanziamenti per 200mila euro. E il suo è diventato uno dei siti di riferimento a livello mondiale. Tanto che è stato recentemente acquistato da un gruppo britannico per 30 milioni di euro.

Un altro giovane imprenditore di successo. Anche lui del Sud.
La nuova generazione dei meridionali è diversa, rispetto ai padri rappresenta quasi un altro popolo. È un fenomeno che sta studiando anche Vito Teti, uno dei principali etnografi italiani. Sono quei ragazzi che spesso rifiutano offerte economiche incredibili per trasferirsi al Nord. Un popolo di giovani che restano e, se sono già andati via, ritornano. Proprio attorno a loro è nata una nuova branca dell’antropologia, che Teti ha ribattezzato “la restanza”. La considero una generazione Global, perché finalmente libera di muoversi nel mondo. Ma Local: ha come punto di riferimento la propria casa. È una classe imprenditoriale nata dalla necessità, certo. Ma nelle circostanze date: un mondo non più diviso da frontiere. Grazie alla rete è nato un mercato in cui si è tutti alla pari, dalla Nuova Zelanda alla Lapponia. Passando per Matera. Ora finalmente l’isolamento del Sud può essere superato. I padri erano costretti alla “terronicità” dall’isolamento imposto da politiche ed economie colonialiste. Non avevano strade, ferrovie, aeroporti. Loro non hanno più questo problema. Adesso la gente si rivela per quello che è realmente. 

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