La risposta è immediata: «Cosa mi preoccupa di più? La fragilità della Sardegna, Taranto, la Tav». Il ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, alla vigilia del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza, passa in rassegna i punti critici per la tenuta dell’ordine pubblico e della legalità nel Paese.
Ministro, mettiamo che sia un giorno come gli altri. Una coppia con una bambina di 18 mesi cammina per strada, a Milano. Arriva un killer e mira: prima la donna, poi l’uomo. Una spietata esecuzione. Si salva solo la bambina. E’ normale che accada questo a Milano, un giorno di settembre?
«Certo che non lo è. Non lo è doppiamente perché è avvenuto a Milano. Episodi come questi amplificano la percezione dell’insicurezza tra i cittadini, con una rappresentazione della realtà distorta. Voglio assicurare i milanesi: le forze dell’ordine verranno quanto prima a capo di questo duplice omicidio. Milano deve sentirsi sicura».
La pista individuata porta alla droga. Se a Milano si spara per la polvere bianca, a Scampia, Napoli, si combatte una guerra di camorra…
«Ho letto che il governo sarebbe intenzionato a mandare l’Esercito a Scampia. E’ una notizia totalmente infondata. E’ vero invece che vogliamo intensificare la prevenzione, l’intelligence, il controllo del territorio da parte delle forze di polizia».
E in Calabria, in cinque giorni, cinque commissioni d’accesso in altrettanti comuni per decidere il loro scioglimento per infiltrazione mafiosa…
«E’ così. Un quadro complicato e delicato, che impone maggiore attenzione e vigilanza. In Calabria esiste un delicato problema di particolare sensibilità e che coinvolge i rapporti della criminalità mafiosa con gli enti locali. La decisione sullo scioglimento di Reggio Calabria è ormai in via di definizione».
Insicurezza sociale e ordine pubblico. E’ difficile trovare un punto di equilibrio.
«Il messaggio che dobbiamo dare ai cittadini è quello della fiducia e del senso di responsabilità. Domani (oggi, ndr) affronteremo nel Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza con molta serenità tutti i punti di crisi. Una disamina a 360° dei focolai di possibile tensione».
Il Viminale in questo momento di forti tensioni sociali provocate da drammatiche crisi aziendali, con la prospettiva di chiusura e di disoccupazione per 30.000 lavoratori, rischia di ritrovarsi con il cerino in mano…
«Noi comunque non vogliamo abbandonare la strada che abbiamo scelto: iI dialogo, ascolto, soluzione dei problemi. Mi rendo conto che chiediamo ai cittadini un maggiore senso di responsabilità per affrontare problemi le cui responsabilità vanno ricercate altrove, e non sono certo imputabili ai lavoratori. Ma è l’unica strada possibile. Non abbiamo la bacchetta magica per risolvere d’incanto i problemi».
Con il governo dei tecnici, non è possibile promettere l’impossibile. Questo significa che i problemi rischiano di trasformarsi in questione di ordine pubblico?
«La vecchia politica ha svolto un ruolo di “cuscinetto” tra le tensioni sociali e la risoluzione dei problemi. Noi siamo, al contrario, incapaci di vendere sogni, facciamo i conti con la dura realtà e di questo, sono convinta, i cittadini cominciano a esserne consapevoli».
E dunque chiedete un atto di fiducia cieca ai lavoratori? Che dovrebbero rassegnarsi a trovarsi senza lavoro?
«Non dico questo. Chiedo a tutti un grande senso di responsabilità e di fiducia. Sono convinta che questo governo meriti questa fiducia. Lo sforzo deve essere corale. Occorre individuare un percorso di uscita dalla crisi. E laddove non è possibile, occorre attivare ammortizzatori sociali. Sapendo però che dobbiamo andare avanti con il risanamento economico e finanziario del Paese».