Per due motivi. Innanzitutto perché finora Beppe Grillo e il suo movimento erano stati in costante ascesa. Sono stati i protagonisti indiscussi degli ultimi cinque mesi della politica italiana e il timore nei loro confronti da parte del cosiddetto ancien régime cominciava ad essere palpabile.
In secondo luogo perché Parma è la capitale del movimento 5 stelle. Qui, quattro mesi fa, sembrò partire la rivoluzione grillina con la conquista di un comune importante. Eppure la piazza oggi era semivuota. Un disinteresse che non suona tanto come una bocciatura per il sindaco Piazzarotti, quanto come un avvertimento al leader indiscusso.
Il tempo della protesta è terminato. Gli italiani desiderano passare alla fase due, quella costruttiva. Ed è qui che Grillo e il suo movimento stanno mostrando, com’era prevedibile, tutti i loro limiti. Tant’è vero che oggi, vista la penuria di persone, il comico genovese è ricorso nuovamente a toni da vaffa day. Che però quando sei alla guida di una città, e sei accreditato dai sondaggi come una delle prime tre forze politiche del Paese, lasciano il tempo che trovano.
Non a caso, qualche centinaio di chilometri più su, a Varese, Matteo Renzi il teatro lo ha riempito. Sta avendo successo il suo tour, perché il rivale di Bersani alle primarie del Pd ha superato la fase della “rottamazione”. Se n’è servito come trampolino di lancio, ma ora sta provando in qualche modo a suggerire idee per governare questo Paese.
Più ci avviciniamo alle elezioni, più gli italiani saranno interessati alle proposte e meno ricettivi alle proteste. Insomma, più desiderosi di politica che di vaffanculo.