Quando un armadio alto due metri e largo uno ci si avvicina per chiedere «cosa stiamo facendo», in Galleria Vittorio Emanuele a Milano sono passate da poco le tre del pomeriggio. Ci sono i turisti, i ristoranti sono pieni, c’è il sole. Poco distante c’è chi si diletta in piroette sulle celebri palle del toro: in questi tempi di crisi economica un po’ di fortuna la cercano tutti. Linkiesta è venuta a trovare alcuni dei 95 lavoratori di McDonald’s che rischiano di perdere il posto lavoro dopo che l’azienda li ha messi in mobilità.
È una storia complessa, fatta di una filiale che sta per chiudere i battenti, una causa di 24 milioni di euro in ballo con palazzo Marino, tanti panini, sudore, fastidi di ogni tipo. Soprattutto la vita di donne, ragazzi e ragazze che non vogliono ritrovarsi in mezzo a una strada, alla vigilia di un «autunno caldo», con la crisi economica che incombe e lo spettro delle proteste di piazza in Spagna all’orizzonte. L’armadio alto due metri e largo uno non vuole farci sapere come si chiama («Sono un responsabile»), ma ci chiede se vogliamo parlare «anche» con qualcuno dell’azienda.
«Quello che ha visto non è niente, loro comunicano così», ci spiega Isa Tonoli, delegata Filmcams Cgil, da 27 anni lavoratrice di McDonald’s, con un passato nell’ormai defunto Burghy. Insieme a lei ci sono ragazzi come Giuseppe Augello, 23 anni, da tre anni crew member, ovvero gli addetti alla cassa e alla vendita di panini, della catena di ristorazione americana. «Ma scriva che sono un mozzo, come sulle navi. I crew sono soltanto mozzi che devono abbassare il capo, non lamentarsi mai di nulla e fare quello che chiedono i capi», ci spiega. Poi c’è la signora Meneghin, anche lei un passato nel vecchio Burghy, ora nel McDonald’s di piazza San Babila. Sono quelli che il 25 settembre hanno incrociato le braccia per uno sciopero che ha fatto scalpore e che rischia di accendere una miccia in molti dei ristoranti a gestione diretta della catena di fast-food statunitense.
Oggi è previsto un incontro con l’azienda per trovare la cosiddetta quadra. «Vediamo come andrà a finire, aspettiamo di sentire le loro proposte. Stiamo trattando», ci spiega Sergio Del Zotto, della Uiltucs-Uil, anche lui alle prese in questi giorni nella difesa dei lavoratori e con un telefonino che non smette mai di squillare. La storia è complessa, dicevamo. Ma forse più semplice di quanto si pensi. McDonald’d il 15 ottobre chiuderà il ristorante in Galleria. Il 16 arriva la famosa firma di moda Prada, che ha vinto il bando indetto dal comune. Di mezzo, però, c’è una causa di 24 milioni di euro che McDonald’s ha mosso nei confronti di palazzo Marino per non essere stata coinvolta nel bando, perdendo di fatto una delle filiali più redditizie in Italia, con 6 milioni di euro di fatturato all’annno.
Per questo motivo, l’azienda di Chicago, nel suo comunicato del 24 settembre, ha spiegato di aspettare una risposta «positiva da parte del comune rispetto alle richieste concordate e relative a permessi di ampliamento di alcuni ristoranti». Ma da palazzo Marino, al momento, tutto tace. E comunque McDonald’s, 95 lavoratori o no, continua a investire. «Apriranno tre nuove filiali nelle prossime settimane», spiega Tonoli, «i soldi ci sono e gli investimenti si fanno». Secondo i sindacati «l’azienda pur dichiarando un calo di vendite rispetto allo scorso anno del 5,2%, non è in crisi anzi ha continuato a incrementare profitti». Del resto, a livello mondiale solo nel secondo trimestre del 2011, la catena del Big Mac contava profitti in crescita del 15%, con un utile netto salito a 1,42 miliardi di dollari, rispetto all’1, 23 dello stesso periodo del 2010.
I sindacati quindi parlano chiaro. Nei ristoranti oggetto della procedura sono occupati «559 lavoratori + 33 a termine, ma i 95 che l’azienda intende licenziare sono da identificarsi all’interno di quanti svolgono un orario che va dalle 30 alle 40 ore settimanali. In pratica l’azienda, se la procedura di mobilità non sarà ritirata, metterà in mobilità il 60% della forza lavoro con una maggiore anzianità di servizio, tenuto conto che negli ultimi anni sono stati assunti lavoratori part-time con un massimo di di 24 ore ore settimanali».
Detto in soldoni, il sospetto, neppure tanto infondato, è che McDonald’s stia approfittando della chiusura della Galleria per fare fuori alcuni contratti full-time a tempo indeterminato, puntando su nuovi contratti più flessibili, i part time pagati molto meno. La manodopera più anziana viene messa da parte, per far largo a una più giovane e più mobile. Soprattutto, il sospetto, già espresso da Concetta Bonetti della Fisascat Cisl, «è che l’azienda usi i licenziamenti come minaccia per farci firmare un accordo di riorganizzazione del lavoro, con contenuti che peggiorerebbero molto le condizioni dei lavoratori, in particolare sugli orari». Qui per 8 ore di lavoro a settimana si prendono 200 euro al mese, per 18 si arriva a 400. Un full time può arrivare al massimo a 900 euro al mese, mentre gli straordinari sono pari al 30% del salario. Certo poi ci sono i bonus, ma ne vale davvero la pena?
Ma è la situazione di lavoro che indispettisce più di un dipendente di McDonald’s. «Fa carriera solo chi china il capo», ci aggiunge Augello, al fianco di Ivan Pavesi, delegato Uil della Lombardia e Tra di loro c’è chi denuncia come a volte i capi «concedano appena 58 secondi per andare in bagno», tanto che qualcuno arriva a «chiederti pure di timbrare il cartellino».
Poi ci sono i casi di alcuni che arrivano a 600 ore di straordinario. Non solo. L’azienda permette di mangiare solo McDonald’s nell’orario di pausa. «Abbiamo chiesto i ticket e non ce li hanno dati, se ti porti il cibo da casa non puoi mangiarlo qui dentro». A volte capita persino che i responsabili ti chiedano «di svolgere lavori che non c’entrano niente con quello che fai». E poi l’odore che si impregna sui vestiti. «Ma poi non ci fai caso, fosse solo questo il problema». L’azienda, in ogni caso, replica di «non aver nessun riscontro sui fatti menzionati».
In Italia da 26 anni, fanno sapere, McDonald’s ha realizzato nel 2011 un giro d’affari consolidato pari a 972 milioni di euro (+7.6% rispetto al 2010). Con 435 ristoranti presenti su tutto il territorio, McDonald’s impiega oltre 15.500 dipendenti. Ironia della sorte, McDonald’s ha ottenuto quest’anno, per la quinta volta, il riconoscimento di Best Workplace 2012.