E così, in un afoso pomeriggio di settembre, veniamo a sapere che quella che è stata la capessa degli industriali per i quattro anni appena passati, si è messa nelle mani del politico che nei suoi trent’anni di cadrega non ha mai rivolto un solo pensiero all’evoluzione della tecnologia, ai progressi tecnico-scientifici della medicina, all’inarrestabile ascesa della Rete, insomma a quel patrimonio di modernità che costituisce il tessuto più efficace per immaginare lo sviluppo di un Paese.
Qualsiasi Paese, compreso il nostro. Non solo, ma l’ex capessa di Confindustria si è detta talmente interessata al progetto, da mostrare – inequivoca – la sua disponibilità a farne parte. Giusto per disvelare le identità, ma a questo punto tutti le hanno capite, stiamo parlando di Emma Marcegaglia (la capessa), di Pierferdinando Casini (il politico dei trent’anni di cadrega) e di quella forza moderna, in continua evoluzione, davvero 2.0, che è, udite udite, l’Udc! (e dire che dal 2004, come Vice presidente di Confindustria, si è occupata di energia e di politiche industriali e ambientali)
S’io fossi industriale, quindi per contratto votato al progresso, e per un maledetto accadimento del destino avessi dato il voto all’epoca a Marcegaglia, per un minimo di coerenza oggi dovrei spararmi dalla disperazione. Sperando, con un colpo secco, di dimenticare il brutto sogno. Ma s’io fossi quell’industriale e poi anche sostenitore di «Fermare il Declino», dovrei a questo punto soltanto scegliere il ponte dal quale farla definitivamente finita, giacchè a formare la nostra Emma – sul piano dell’immagine (quale?) e magari anche sul fronte di qualche contenuto (quale?) – fu proprio l’Oscar Giannino di cui tanto si parla e che, vista la «malascelta» della capessa, oggi sarà del tutto interessato a separare responsabilità e destini. La domanda, che investe direttamente i sostenitori di Fermare il Declino, è piuttosto semplice: come fidarsi di Giannino, che all’epoca scelse di curare la figura di una persona di tale inconsistenza? Vanità, sete di potere, legittimo guadagno economico?
La grandezza che va comunque riconosciuta a Pierferdinando Casini è quella di trasferire in interlocutori più che accreditati l’idea che a gestire il boccino del dibattito politico sia ancora lui, che meccanismi di quella vecchia, composta, Democrazia Cristiana, opportunamente rispolverati, siano ancora un buon biglietto di presentazione in questo mondo di insultatori a buon mercato, riuscendo persino nell’impresa di far dimenticare l’enorme e insolvente debito pubblico che la Dc contribuì da protagonista a creare. Ci è cascato pure lo sviluppatore Passera, in quel misto di trattenuta vanità che ormai ne fa il ministro dalle mire più clamorosamente scoperte.
Che persone così (apparentemente) avvedute decidano che un nipotino attempato della Balena Bianca debba rappresentare lo sbarco politico nel terzo millennio, non fa che mettere ulteriore brividi lungo la schiena dei possibili elettori del Partito Democratico, che Casini lo hanno già scelto, e a prescindere, prima ancora che si voti! Il quale Casini, in questi nove mesi di governo tecnico, è stato in grado di ripetere ossessivamente un unico concetto: «Avanti con il governo Monti».
Qualche giorno fa, neppure tanto provocatoriamente, Massimiliano Gallo aveva sfidato i lettori di LK chiedendo che gli ricordassero almeno un’idea per l’Italia, una sola, partorita dal medesimo Casini negli ultimi trent’anni. Risposte non ne sono arrivate. Neppure dall’interessato.
Ma se proprio vogliamo dirla tutta, una cosa, una sola e straordinaria, l’immarcescibile Pier l’ha pur pronunciata qualche giorno fa, quando, immaginando un possibile governo presieduto da Matteo Renzi, lo ha derubricato a barzelletta: «Viene soltanto da ridere a pensare a Renzi che incontra la Merkel».
Ecco, questo giocherello – del chi fa ridere chi – è veramente interessante, ma anche pericoloso per chi lo propone. Perché ci piacerebbe che il presidente del Consiglio prossimo venturo si potesse dividere equamente tra incontri politici e non. Per cui, certo, doversi confrontare con la Cancelliera e gli altri potenti della Terra, ma anche farsi un viaggetto a Cupertino e capire meglio il mondo che verrà. Sotto questo cielo, Steve Jobs ancora vivo e vegeto, Renzi quattro agili cazzatelle le potrebbe sicuramente imbastire, mentre per il pover Pier temiamo che il fondatore della Apple sgancerebbe all’istante una muta di cani.