Silvio: “Tutta colpa dell’euro, io fuori dalla politica”

Silvio: “Tutta colpa dell’euro, io fuori dalla politica”

«O cambieranno le politiche economiche europee, o cambierà quella situazione di certi organismi dello Stato, tipo Equitalia. Oppure si andrà verso una crisi senza fine. Questo è il mio pensiero ed è l’unico corretto di questa situazione». Sono all’incirca le 19:00, e un Silvio Berlusconi, dimagrito, scuro in viso, a tratti apertamente frastornato e confuso, ma pronto a ritornare in campo, conclude così l’intervento alla presentazione del libro di Renato Brunetta (il Grande Imbroglio, cronaca di un anno difficile, edito da Marsilio).

Siamo al Tempio di Adriano, a piazza di Pietra, a pochi passi da Montecitorio. L’evento del giorno, sapientemente velato dal possibilismo di Mario Monti («Se serve al Paese, se me lo chiederanno di nuovo, ci sarò»), è la presentazione del libro di Renato Brunetta.  Uno dei tre relatori si chiama Silvio Berlusconi, il parterre è importante. E ci si aspetta la presenza di Giuliano Ferrara.

Alle 17:30 c’è già la ressa fuori dal Tempio per accedere. Un gruppo di signore di mezza età, griffate dalla testa ai piedi, confubala:«Chissà come sarà Berlusconi, dicono abbia perso diversi chili». Varchiamo l’ingresso: il tempio è blindato da decine e decine di uomini della sicurezza. Fotografi, giornalisti, come ai bei vecchi tempi di Silvio. 

Il padrone di casa, Renato Brunetta, è già in sala: saluta, bacia, firma libri, sorride. Umberto Pizzi paparazza le signore che prendono parte all’evento, che sembra un manifesto delle mollezze romane. Gabriella Giammanco, giovane deputata siciliana, saluta Brunetta, e si accomoda in seconda fila. Anna Maria Bernini è raggiante, abbraccia “Renato”, «siamo tutti qui per lui», e poi inizia a fare public relations. C’è anche Alfonso Papa, ma il saluto con Brunetta è freddo. E poi Fabrizio Cicchitto, Paolo Bonaiuti, Gianni De Michelis, Gianfranco Rotondi, Nunzia De Girolamo. Manca qualcuno? Alfredo Matteoli e Altero Matteoli preferiscono restare in fondo alla sala. Stefania Prestigiacomo c’è, ma resta defilata. E Mara Carfagna passa per qualche minuto, ma poi andrà via. Curiosità: nelle prime file ci sono anche alcune ragazze dell’Est, che riconosciamo perché parlano in rumeno.
 

Alle 18:15 è il momento di Silvio. In sala si sente:«E’ arrivato!». Le prime due file si alzano, e lo applaudono. Silvio abbraccia Renato, e si accomoda. Dopo qualche minuto è la volta del direttore de il Foglio, Giuliano Ferrara. Foto di rito, e si parte.

Apre Giuliano Ferrara:«Voi sapete che io la penso diversamente da Renato Brunetta. Io faccio un’osservazione: se c’è stato un grande imbroglione credo che sia la persona che siede accanto a me». Berlusconi sbotta:«Iniziamo bene, Giuliano». Ma poi Ferrara rimedia:«Dico che gli elementi di un inganno ci sono stati ma in realtà il suo viatico dato al governo dell’emergenza è stato un gesto di responsabilità». Berlusconi è soddisfatto. Adesso tocca a lui, il “Belusconi show” può avere inizio. «E’ un piacere ascoltare Giovanni Ferrara». Dalla platea si sente:«Giuliano!!!». E Berlusconi:«Scusate io sono fuori dalla politica ormai».

Il monologo di Berlusconi, che piace alla platea, è un racconto sull’ultimo anno:«Ad un certo punto la mia maggioranza perse 35 deputati. E si scatenò una bagarre incredibile sulla linea finanziaria. Io avevo combattuto una linea europea di austerity». Ma la ragione è una sola:«Il grande imbroglio non è il governo tecnico ma è l’Euro». Applausi scroscianti.

Berlusconi vuole emozionare i presenti in sala. Per circa un’ora spazia a tutto campo sull’Europa, l’austerity, e la Germania, e detta due ricette “salva Stati”:«Occorre insistere affinché la Bce diventi garante dei debiti europei». Altrimenti sarebbe auspicabile che «la Germania esca dell’Euro». Dal pubblico urlano:«Grande Silvio». In sala qualcuno sorride, sopratutto fra i giornalisti, ma i filoberlusconiani applaudono all’unisono.
Poi Berlusconi propone anche una terza soluzione:«I singoli Stati potrebbero proporre di riconquistare il loro diritto a stampare moneta. Soluzione non auspicabile che porterebbe alla distruzione dell’Euro». Non manca l’attacco agli organi di stampa:«Si è creata in Italia un’ansia, una paura per il futuro. Le famiglie comprano meno, le aziende producono meno e licenziano, fanno meno pubblicità. E tutto ciò porta ad una diminuzione del Pil, quindi meno possibilità di ridurre il debito». E poi chiude alla sua maniera:«Questo è il mio pensiero, ed è l’unico corretto di questa situazione».

Il microfono passa al padrone di casa, Renato Brunetta. Ma l’atmosfera cambia. Diversi giornalisti vanno via, e dalle ultime file inzia il fuggi fuggi. Matteoli e Mantovano spariscono. La Carfagna fa lo stesso. Brunetta inizia e ringrazia Berlusconi:«Presidente la ringrazio perché lei queste cose che ho scritto le ha dette prima di me». E poi un attacco al governo Monti e alle politiche europee:«Basta con l’austerity fine a se stessa. Si è detto che con il governo d’emergenza lo spread sarebbe calato di 300 punti. Io non accetto di aver fatto parte di un governo che ha portato l’Italia sull’orlo del fallimento. Su questo mi batterò scrivendo articoli, mandando le mie slide». Infine fissa il tema della prossima campagna elettorale:«Dobbiamo fare un’operazione verità. Silvio Berlusconi non è un imbroglione ma un imbrogliato». Quindi?
 

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