Una serie di spiagge, il secondo casinò del Paese, uffici pubblici, varie autostrade. E diversi aeroporti, fra cui quello internazionale di Atene, più il quartier generale della polizia nella capitale. Tutto in vendita. Tutto in via di privatizzazione. La crisi della Grecia passa anche attraverso l’ Hellenic Republic asset development fund (Hradf), il veicolo attraverso cui Atene sta cercando di piazzare i propri gioielli. Ed è una costante corsa al ribasso. Se oltre un anno fa l’obiettivo era quello di raccogliere circa 50 miliardi di euro dal 2012 al 2015, nello scorso agosto le stime sono state più che dimezzate. Se va bene, si rastrelleranno circa 19 miliardi di euro. In realtà, è possibile che il fondo ne ottenga anche di meno.
Chi non ha mai sognato di poter avere una penisola paradisiaca come quella di Astir Vouliagmenis? O chi non ha mai desiderato diventare un magnate dei casinò? Ora si può. Basta andare in Grecia e rivolgersi al fondo di privatizzazione degli asset pubblici, l’Hellenic Republic asset development fund per l’appunto. Non basta, come purtroppo ha potuto verificare Linkiesta, mandare una mail all’indirizzo indicato sul sito per ricevere i dettagli sulle vendite. «Ci spiace, ma vogliamo avere degli incontri di persona con i potenziali compratori. Ci sono state spiacevoli situazioni in passato», fanno sapere dallo Hradf. Probabilmente, il riferimento è a tutti coloro i quali hanno cercato di contattare gli uffici del fondo, salvo poi tirarsi indietro dopo breve tempo. «In ogni caso, ogni singola opportunità di investimento è trattabile», ci tengono a sottolineare.
In effetti, non c’è che l’imbarazzo della scelta, come rimarcato anche da Cnbc. Sul sito dell’Hellenic Republic asset development fund si possono scegliere le proprietà immobiliari che più interessano. Comodamente da casa. Come una sorta di eBay della Grecia, ogni investitore può controllare cosa più può soddisfare i propri desideri. Vuoi un aeroporto? Ce ne sono 38 in vendita, per la precisione. Oltre a quello di Atene, c’è anche quello di Thessaloniki, più quelli di Rodi, Corfù, Kos, Santorini e Mykonos. E, come sottolinea il fondo, tutti sono supervisionati dalla Hellenic Civil Aviation Authority. Per averne uno basta chiedere all’Hellenic Republic asset development fund o rivolgersi a Citigroup Global Markets e Eurobank Efg Equities Investment, i due advisor finanziari per gli aeroporti. Oltre a questo, si ha bisogno di un porto? Nessun problema: ce ne sono più di dodici, fra piccoli e grandi. E come se non bastasse, c’è anche il Casinò di Parnasso, il secondo più grande del Paese.
Il processo di privatizzazione dei vari asset pubblici ellenici è iniziato oltre un anno fa. Per la precisione, il primo luglio 2011. Prima quindi dell’attivazione del secondo pacchetto di salvataggio, discusso per la prima volta nel Consiglio europeo del 21 luglio 2011 e conclusosi con l’introduzione del Private sector involvement (Psi), cioè la partecipazione dei creditori privati nella ristrutturazione del debito ellenico, ultimata nel marzo di quest’anno. Infatti, la dismissione di questi asset è stata una delle soluzioni individuata dal governo greco, di comune accordo con la troika composta da Ue, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale, per risanare i conti pubblici. Ma non solo. Uno degli altri obiettivi del fondo è quello di porre fine alla spirale di corruzione locale che negli ultimi 30 anni ha demolito il Paese.
Come hanno spiegato più volte fonti governative elleniche, anche a Linkiesta, le privatizzazioni vanno a rilento. Strano, dato che dall’Hellenic Republic asset development fund non hanno avuto troppi scrupoli a specificare che i prezzi sono trattabili. Eppure, come ha ricordato il premier Antonis Samaras a fine agosto, il problema del mancato appeal dei beni pubblici greci potrebbe dipendere dalla girandola di voci che si rincorrono da mesi nell’eurozona. «Come si fa a privatizzare i nostri asset quando i politici europei e gli investitori stranieri affermano che la Grecia abbandonerà l’euro e tornerà alla dracma?», si è chiesto Samaras. Non è errata questo visione. Finora, nonostante i «prezzi trattabili» sono stati raccolti circa 1,8 miliardi di euro. Troppo poco rispetto al target del luglio 2011. Troppo elevati i timori di scioperi o disordini sociali per comprare un aeroporto in Grecia.
In compenso, qualcosa si sta muovendo. Secondo le indiscrezioni che trapelano dalla missione della troika in Grecia, ancora in corso, i funzionari di Ue, Bce e Fmi vogliono spingere per un miglioramento delle offerte fatte dal fondo di privatizzazione ellenico. In altre parole, il governo greco deve fare di più per rendere appetibili agli occhi degli investitori stranieri i propri beni. E non è un caso che siano state introdotte nuove opportunità sul sito dell’Hellenic Republic asset development fund. Fra queste l’area di Kassiopi, a Corfù, più le spiagge di Afantou, a Rodi e la penisola, sopracitata, di Astir Vouliagmenis. Chissà che non ci faccia un pensierino anche il cancelliere tedesco Angela Merkel, che martedì prossimo volerà ad Atene per incontrare il primo ministro greco Samaras. Sarebbe un affare da non lasciarsi scappare, specie in vista dell’estate 2013.