Balduzzi pubblichi i dati sanitari di tutte le Ilva d’Italia

Balduzzi pubblichi i dati sanitari di tutte le Ilva d’Italia

«Pronto, è il ministero della Salute? Dove sarà la conferenza stampa di domani?». «Quale, scusi?». Inizia così, qualche giorno fa, la ricerca del progetto “Sentieri”, che il ministro della Salute Balduzzi aveva annunciato di voler presentare il 12 ottobre ma che misteriosamente è sparito dall’agenda dei suoi appuntamenti.

Nessuna conferenza programmata per venerdì 12 ottobre e addirittura l’ufficio stampa non sapeva dell’esistenza stessa del rapporto. Poi, domenica scorsa, il comunicato ai giornali: il ministro presenterà “Sentieri Taranto” nella città dell’Ilva, e, come tutti sappiamo, lunedì ha sciorinato davanti a i cittadini increduli, i dati della mattanza da inquinamento.

Però “Sentieri” non è un progetto su Taranto. Non solo, almeno. È un rapporto che analizza la mortalità e i problemi sanitari in genere dei cittadini residenti nei 52 Sin, siti di interesse nazionale: sono, cioè, i 52 posti più inquinati d’Italia. Da Brescia a Pavia a Marghera a Porto Torres a Napoli. L’elenco è noto e il vecchio progetto, aggiornato al 2002 era stato presentato a settembre, spiegando che da lì a un mese sarebbero stati illustrati anche gli altri dati, aggiornati al 2010.

Il progetto, dell’Istituto superiore di sanità, ha coinvolto decine di scienziati ed esperti e ha sviluppato segmenti di ricerca (danni genutossici, malformazioni, distribuzione dei tumori) a capo dei quali ci sono i più rinomati e impegnati specialisti italiani. “Sentieri” comprende Taranto, ma non è solo Taranto. Lunedì scorso abbiamo chiamato ancora il ministero, cercando di capire dove fosse finita l’altra parte del rapporto, e l’ufficio stampa ha risposto: «Adesso si parla di Taranto, una cosa alla volta».

Ma, come il quotidiano Metro ha potuto appurare, le schede, città per città, sono pronte, da settimane. Uno dei coordinatori dello studio ha raccontato che «Sentieri potrebbe essere divulgato in qualsiasi momento. Forse se il ministro lo tiene nel cassetto è perché i dati sono talmente gravi e importanti che dovrebbe costringere il governo all’azione, alla protezione sanitaria, con costi difficilmente sopportabili per il bilancio statale. Emerge con chiarezza che chi vive accanto a un impianto industriale ha una maggiore possibilità di ammalarsi di cancro. Ma questo è intuitivo: quello che sconvolge è l’entità del problema, sono i numeri. Come per Taranto, anche nell’area industriale di Napoli, di Pavia, di Priolo, di Porto Torres, di Marghera, c’è un allarme sanitario. Il nostro compito scientifico è stato individuare il problema. Quello del governo dovrebbe essere affrontarlo. I numeri su Taranto sono emersi perché non se ne poteva fare a meno, perché c’è stata una fortissima pressione della popolazione, dei media e certo anche della magistratura. Ma non hanno gli stessi diritti gli altri cittadini? Abbiamo studiato anche il tema delle malformazioni: ebbene sono in aumento. Chi decide di fare un figlio a Priolo, in Sicilia, non dovrebbe avere forse queste importanti informazioni?».

*redattrice di Metro