“Bersani, se insulti finanza e banche, a chi venderai, da premier, il nostro debito?” (firmato Ichino)

“Bersani, se insulti finanza e banche, a chi venderai, da premier, il nostro debito?” (firmato Ichino)

Bersani, uomo di sinistra come si deve, predica la bontà delle politiche keynesiane, quelle cioè che mirano a forzare la crescita economica attraverso la spesa pubblica. Ora, per qualsiasi Governo in Italia, oggi, l’unico modo per praticare politiche keynesiane è prendere il denaro a prestito. Ci si potrebbe dunque attendere che Bersani mantenesse buoni rapporti con i professionisti della finanza: sono loro che acquistano i titoli del nostro debito pubblico. Venerdì, invece, il segretario del Pd ha preso la categoria dei finanzieri a pesci in faccia. Il suo intendimento politico era evidentemente di cercare il consenso di quella parte della sinistra che considera la finanza intrinsecamente cattiva, causa prima e forse unica della crisi economica mondiale; ma la finanza non è intrinsecamente cattiva: in linea generale, e sempre scontando le mele marce, essa svolge la funzione nobile e indispensabile di mettere in comunicazione tra loro i risparmiatori con chi può far fruttare i loro risparmi. Per le sue politiche keynesiane Bersani, se diventa premier, avrà assoluto bisogno di chiedere denaro a prestito ai risparmiatori di tutto il mondo. Se considera la finanza intrinsecamente cattiva e con i finanzieri non vuol avere a che fare, a chi pensa di rivolgersi per collocare i buoni del tesoro?

(dal sito di Pietro Ichino)