Lo ha ammesso (quasi) candidamente. Scandendo bene le parole: sì, lo abbiamo fatto, chiediamo scusa. La Foxconn, azienda internazionale che in Cina, per conto di Apple, produce l’iPhone, ha confermato di aver dato lavoro ad alcuni minorenni nella sua sede di Yantai, città di un milione e duecento mila abitanti nella provincia nordest di Shandong. In seguito ad un controllo aziendale, è risultato che alcuni dei ragazzi impegnati lungo la catena di montaggio dove vengono assemblati telefoni e componenti elettronici per altre aziende (tra cui Microsoft e Hewlett Packard), avevano quattordici anni, troppo pochi anche secondo la legge cinese, che fissa la maggiore età a 16.
L’azienda, di proprietà della formosana Hon Hai Precision Industry Co., ha ammesso di aver violato la legge: “Ci prendiamo piena responsabilità di questi illeciti, abbiamo chiesto scusa ad ognuno dei ragazzi per il ruolo avuto in tutto questo. Ogni dipendente Foxconn che riterremo abbia avuto in prima persona un ruolo nell’assunzione di un minorenne vedrà il proprio contratto di lavoro terminare seduta stante”. Non è stato rivelato quanti fossero gli operai minorenni sorpresi al lavoro, né quale fosse la loro posizione all’interno della filiera produttiva (in parole povere non vi è certezza se la manodopera illegale fosse utilizzata per costruire prodotti Apple, Microsoft, Hewlett Packard o altro).
I ragazzi erano stati inviati a Foxconn da alcune scuole del circondario, ed erano arrivati all’interno della grande azienda – un milione e duecentomila dipendenti sparsi tra varie filiali – come stagisti, attraverso alcuni programmi educativi di inserimento al lavoro. La sostanza, però, non cambia: secondo il gruppo di difesa dei diritti dei lavoratori China Labor Watch, la responsabilità è delle scuole, ma ciò non toglie che “Foxconn avrebbe dovuto verificare le età dei suoi dipendenti”. In ogni caso, qualcosa non torna. Ad agosto, la Fair Labor Association, inviata dalla stessa Apple per verificare le condizioni dei lavoratori nelle aziende della Foxconn – già protagonista, in passato, di burrascose polemiche per il trattamento riservato ai propri dipendenti – aveva detto che tutto era in regola. Compresa l’età dei lavoratori impiegati in catena di montaggio.