Sul Corriere della Sera di ieri Francesco Giavazzi analizza l’azione del governo Monti sul tema delle misure per l’aumento della concorrenza. Molto delle sue osservazioni sono condivisibili, ma resta la sensazione di un giudizio complessivo che trascura alcuni importanti aspetti di innovazione contenuti proprio nel decreto sviluppo. Soprattutto, se Giavazzi ha ragione nello spiegare la strada maestra di una maggior concorrenza, ha forse il torto di non sottolineare che, finalmente e con qualche ritardo e non senza omissioni, il governo qualche scelta pro-concorrenza l’ha fatta. Qui a Linkiesta non esitiamo a indicare i limiti e le incertezze dell’azione governativa, ogni volta che li vediamo, e proprio per questo sembra doveroso evidenziare i casi in cui l’esecutivo si muove nella direzione giusta. E sembra giusta la direzione presa dal decreto sviluppo coi decreti che incidono sul settore delle assicurazioni RC Auto.
Non è un segreto per nessuno che il mercato assicurativo italiano sia caratterizzato da una concorrenza assai imperfetta, e le recenti vicende della finanza italiana dimostrano quanto sia forte la tentazione di rafforzare gli oligopolii assicurativi invece che di aprirli ai venti del mercato e della concorrenza. Proprio nel settore delle assicurazioni – il settore di Generali, o di Unipol e Fonsai che convolano a nozze sotto l’egida di quella Mediobanca che è anche azionista forte del Corsera, per capirci – le dinamiche di mercato non si sono tradotte in efficienza del settore e soprattutto in minori premi per i consumatori. Seppur perfettibili, lcuni degli interventi messi in campo appaiono mirati, concreti e incisivi. Ripercorrere brevemente i principali interventi previsti può forse aiutare a capire meglio di cosa parliamo, anche per consentire al lettore/consumatore di formarsi al meglio un’opinione. Da consumatore che ogni anno rinnova l’assicurazione, io per primo ho voluto fare un esperimento e uscendo dallo schema classica del giornalista/opinionista mi sono pensato semplicemente come un cittadino che doveva capire se aveva da guadagnare o da perdere da certe modifiche alla disciplina delle RC Auto.
Partiamo dal primo e più eclatante intervento, consistente nell’eliminazione del tacito rinnovo per la RC Auto. Gli esperti ci spiegano che questa norma, da lungo tempo caldeggiata anche dall’ISVAP, ha l’obiettivo di aumentare la mobilità dei consumatori tra le diverse assicurazioni, alla ricerca delle migliori condizioni. Parliamo dunque di una norma base per il funzionamento di ogni mercato. Un mercato che in Italia, dino ad oggi, si è basato su di una distribuzione “vischiosa” prevalentemente basata su agenti monomandatari, il cui (legittimo) obiettivo è evidentemente quello di tutelare i propri interessi e cioè principalmente proteggere le proprie provvigioni. Una situazione che, di contro, ha impedito a molti italiani di scegliere la polizza RC Auto più economica per le proprie esigenze. Ogni consumatore, con l’abolizione del tacito rinnovo, dovrà decidere annualmente quale assicurazione sottoscrivere, senza il rischio di sentirsi dire che il contratto è già rinnovato. Questo spingerà da un lato le compagnie di assicurazione a fare prezzi migliori per trattenere la clientela esistente, dall’altro aumenterà le possibilità di crescita per le compagnie che decideranno di acquisire nuova clientela con una strategia di prezzo aggressiva che, per essere sostenibile, dovrà essere evidentemente supportata da una superiore efficienza economica e tariffaria.
Un secondo intervento consiste nell’eliminazione ai vincoli di collaborazione tra gli intermediari assicurativi. Questa norma ha lo scopo di aumentare la concorrenza rendendo maggiormente accessibili i prodotti assicurativi più competitivi da parte dei consumatori. Gli agenti e gli altri intermediari potranno collaborare, con la tutela garantita dalla responsabilità in solido e la libertà di operare con logiche di mercato, per offrire ai consumatori un più ampio ventaglio di proposte contrattuali, indipendentemente da eventuali vincoli di mandato, rendendo agevole l’attuazione dei precedenti interventi legislativi sull’obbligo di presentare più offerte alternative. In sostanza, l’agente avrà maggior interesse a conquistare il cliente (facendo concorrenza ad altri) invece di pensare, soprattutto, al mantenimento di un cartello.
La terza e ultima innovazione che mi sembra meriti di essere salutata positivamente è il “Contratto assicurativo di base”. L’introduzione di un contratto assicurativo RC Auto “base”, contenente un insieme minimo di coperture standard ha l’obiettivo di garantire trasparenza e confrontabilità delle offerte assicurative. Oggi, infatti, in molti casi, piccole e spesso irrilevanti differenze tra le coperture RC Auto delle diverse compagnie sono utilizzate come appigli dalle reti distributive per confondere e dissuadere i consumatori dalla scelta della soluzione più economica per le proprie esigenze. Il contratto assicurativo di base, tra l’altro, non crea vincoli alla libertà imprenditoriale delle compagnie, che possono dare il prezzo che vogliono alla copertura RC Auto “base” ed hanno la facoltà di offrire facoltativamente, evidenziandone il prezzo, ogni altra clausola accessoria. Se ho capito bene, in ogni caso, l’obbligo di offrire il “contratto di base” anche tramite Internet consentirà a me e a tutti di vedere, con pochi click, quale contratto è più conveniente su tutto il territorio nazionale. Da “assicurato obbligatorio”, mi sembra un passo avanti.
Anche perchè il possibile impatto economico di questo pacchetto sembra positivo a vantaggio nostro: cioè di noi che compriamo prodotti assicurativi e non godiamo dei profitti delle compagnie assicurative. Oggi che esiste il tacito rinnovo, la mobilità della clientela è pari a circa il 10% annuo. Il livello indicativo per il segmento delle assicurazioni dirette che non praticano il tacito rinnovo invece è di circa il 30%. In sostanza, dove non si rinnova automaticamente si cambia fornitore di servizi assicurativi circa tre volte più spesso. I consumatori potrebbero ottenere, facendo la scelta migliore, un risparmio medio del 20%, che secondo diversi analisti è ritenuto ragionevole, confrontando il differenziale tariffario tra i vari operatori presenti sul mercato. La quantificazione del risparmio complessivo ottenibile con questo provvedimento si aggira attorno 800 milioni di euro annui.
Pochi? Tanti? Stime aggressive o perfino troppo prudenti? Vedremo, certo è che si tratta di soldi che invece di finire nelle tasche dei protagonisti di un mercato inefficiente e oligopolistico restano in quelle dei cittadini-consumatori, che potranno ripetere il loro risparmio lungo gli anni, sommando cifre importanti. Il tutto, poi, può avvenire senza trasferire soldi da “un lato all’altro”, ma rendendo agevole la mobilità dei consumatori verso le imprese che sapranno offrire la migliore combinazione di prezzo e servizio per le nostre esigenze. Questo vuol dire che le imprese di assicurazioni più efficienti e innovative potranno crescere e creare valore per i propri azionisti, mentre gli operatori inefficienti saranno costretti a rivedere il proprio approccio o ad affrontare il declino. Proprio come dovrebbe funzionare il capitalismo buono. Quello che alloca le risorse in modo efficiente. Tanto resta da fare, e molto si poteva fare meglio, ma quando si muove un passo che va a vantaggio nostro (e delle nostre affaticate finanze famigliari) vale la pena di sottolinearlo. Le critiche anche feroci teniamole per quando (e capita sempre troppo spesso) ad essere protetti sono interessi lobbistici e corporativi.