Salva Italia: nelle province c’è chi per protesta lascia la poltrona

Salva Italia: nelle province c’è chi per protesta lascia la poltrona

Da una parte il “riordino delle province”, con una drastica riduzione del loro numero, dall’altra la possibilità di potersi candidare alle politiche del 2013. Si leggono in questa direzione le dimissioni di tre presidenti di Provincia, e diversi sindaci sparsi in tutto lo stivale.

Stando al decreto Salva Italia, le province dovranno avere almeno 350mila abitanti ed estendersi su una superficie territoriale non inferiore ai 2.500 chilometri quadrati. E poi la soppressione delle province che corrispondono alle Città metropolitane – dieci in tutto, tra cui Roma, Milano, Napoli, Venezia e Firenze – avverrà contestualmente alla creazione di queste (entro il 1° gennaio 2014). Ma oggi è sopratutto l’ultimo giorno possibile per rassegnare le dimissioni ed evitare l’incompatibilità con la candidatura alle politiche del 2013.

La prima a dimettersi è Maria Teresa Giovanna Armosino, presidente della Provincia di Asti dal 2008, e parlamentare del Pdl. Armosino giustifica le dimissioni inviando una lettera consiglieri provinciali nella quale ricorda che le ultime disposizioni normative e i recenti tagli ai trasferimenti statali «causeranno all’ente uno squilibrio di bilancio, nonostante l’amministrazione abbia, sin dal suo insediamento, attivato le operazioni volte alla riduzione delle spese e la gestione risulti corretta, trasparente e in linea con le previsioni di bilancio». Il decreto “Salva Enti” in via di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, secondo l’esponente pidiellino, provocherà «l’inevitabile e incolpevole dissesto delle Province». Curiosità: per Armosino, qualora si ricandidasse alle politiche, sarebbe la quinta legislatura a Montecitorio.

Il secondo a rassegnare le dimissioni è Roberto Simonetti, presidente della Provincia di Biella dal 2009, provincia nata 17 anni fa e destinata all’accorpamento con Novara, o prospettiva più probabile, con Vercelli. Simonetti è anche parlamentare della Lega Nord. E in una lunga lettera ha sottolineato «la cancellazione della Provincia di Biella voluta dall’attuale Governo, i dati drammatici del suo bilancio a causa dei tagli, la legge sull’ineleggibilità e la necessità comunque del biellese di essere rappresentato all’esterno dei propri confini, mi portano a rassegnare le mie dimissioni, atto necessario per poter così proseguire la mia attività politica ed istituzionale di rappresentanza concreta del nostro territorio».

In Campania seduta straordinaria del Consiglio provinciale di Napoli per discutere la mozione di incompatibilità nei confronti del presidente della Provincia Luigi Cesaro, detto “a purpetta”, che è anche deputato del Pdl. La mozione di incompatibilità permetterebbe di evitare lo scioglimento del Consiglio provinciale, a differenza delle eventuali dimissioni dirette di Cesaro, necessarie al presidente della Provincia per candidarsi alle politiche del 2013. Francesco De Giovanni, capogruppo del Pdl, ha dichiarato voto favorevole pur rilevando «la grande ingiustizia nella legge odierna che permette al presidente della Regione e ai consiglieri regionali di candidarsi, a differenza delle Province. Vogliamo essere ancora protagonisti della Città metropolitana, che così com’è non esiste. Se abdichiamo da questo ruolo faremmo torto principalmente a chi ci ha votato e a chi vuole la transazione da Provincia a Città metropolitana».

Nella serata di ieri, sempre in Campania, ha rassegnato le dimissioni il sindaco di Avellino, Giuseppe Galasso, eletto nel 2008 per il Pd e al secondo mandato. Galasso avrebbe formalizzato le dimissioni in vista delle politiche del 2013. Stesso discorso vale per il sindaco di Giugliano, Giovanni Pianese (Pdl), che poco minuti fa ha presentato all’ufficio protocollo del Comune le dimissioni dalla carica di primo cittadino. Secondo quanto si apprende, Pianese, già sindaco di Giugliano tra la fine degli anni 80 e gli inizi del ’90, più volte consigliere regionale della Campania, ora intenderebbe candidarsi alle prossime elezioni politiche. Pertanto, così come prescrive la legge, ha dovuto lasciare l’incarico 180 giorni prima.

Ovviamente le dimissioni in massa di sindaci e presidenti di provincia hanno suscitato non poche polemiche. Su twitter il deputato Pdl Massimo Corsaro è fin troppo chiaro: «Tutti ’sti presidenti di Provincia che si dimettono, lo fanno perché altrimenti non si potrebbero candidare alle politiche #sapevatelo». E il presidente della Provincia di Torino, Antonio Saitta, che non ha seguito i colleghi di Asti e Biella, commenta così: «Comprendo la scelta dei numerosi presidenti delle Province e dei sindaci che in queste ore si stanno dimettendo: sono troppe le difficoltà da fronteggiare, c’è in corso un vero e proprio attacco alle autonomie locali e il Governo stesso ha avviato un processo centralista pericoloso». Anche se, continua Saitta, «il Parlamento in questo momento non è il luogo più adatto per incidere sulle riforme urgenti e necessarie al nostro Paese».  

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter