America 2000, quando in Florida litigarono fino all’ultima scheda

America 2000, quando in Florida litigarono fino all’ultima scheda

WASHINGTON – È un tranquillo week end di paura in Florida, dove i democratici e i repubblicani si preparano alla battaglia campale di domani alla Corte suprema a Tallahassee, la capitale. Imbavagliata dall’ingiunzione della Corte che le impedisce di omologare il risultato delle elezioni, il segretario di Stato Katherine Harris, la suprema autorità elettorale, ieri ha solo annunciato per iscritto l’esito dei voti dall’estero: 630 in più per George Bush Jr, che ha così portato a 930 il suo vantaggio complessivo su Al Gore. La Harris sperava d’ incoronare il principe repubblicano presidente eletto oggi stesso, e chiudere la crisi con un gesto di forza. Ma la Harris ha invece dovuto invece presentare un esposto alla Corte suprema alle 14, le 20 ore italiane.

La tesi sua e di Bush: la legge prescrive che, con l’eccezione di quelle d’oltremare, lo spoglio delle schede cessi una settimana dopo le elezioni; il loro controllo a mano ancora in corso in alcune contee della Florida è quindi illecito. La tesi dei democratici e di Gore, autori di un altro esposto: le macchine hanno sbagliato a contare, e l’elettorato vuole una verifica che conduca «al risultato giusto», cioè la vittoria del vicepresidente. Domani, anzi dopodomani perché la Corte avrà bisogno di tempo per decidere, potrebbe essere il giorno del giudizio dei due candidati. Ma lo sarà soltanto nel caso che la Corte convalidi la sentenza del tribunale ordinario di Tallahassee di venerdì: e cioè che Katherine Harris ha il diritto di omologare l’elezione di Bush subito. In caso contrario, occorrerebbe attendere la fine dello spoglio a mano delle schede, prevista tra 10 giorni nella contea di Miami-Dade. Intanto i repubblicani farebbero ricorso a vari tribunali.

IL VOTO DALL’ESTERO – Su di esso, è stata subito guerra. I repubblicani chiedono il controllo dei voti per corrispondenza perché su 3626 ben 1420 sono stati invalidati, in particolare quelli dei militari, in maggioranza schierati per George Bush Jr. Nella contea democratica di Miami-Dade sono state accettate 204 schede e respinte 307; e in quella di Broward ne sono state approvate solo 394 su 698. Il motivo: non c’ era il timbro postale obbligatorio sulle buste. Ma i repubblicani sostengono che di solito le forze armate non timbrano la loro posta. Karen Hughes, la portavoce di Bush, ha accusato i democratici di «orchestrare» una frode elettorale, riferendosi anche a quanto sta accadendo durante i conteggi manuali: «Chi aspira a essere il comandante in capo delle forze armate – ha protestato alludendo a Gore – non dovrebbe privarle dei loro diritti». La ha appoggiata il generale a riposo Norman Schwarkopft: «E’ un brutto giorno per l’America».

LA CONTEA DI SEMINOLE – I democratici si sono appellati al tribunale affinché annulli 4.700 schede, un terzo del totale, giunte ai seggi per posta dalla contea stessa. Affermano che i repubblicani vi hanno inserito dati che mancavano per far vincere Bush. Il giudice si è tuttavia riservato di sentenziare tra una settimana. Il braccio di ferro potrebbe essere cruciale. A Broward e a Palm Beach, dove si stanno ricontando a mano i voti, sinora Gore ne avrebbe guadagnati 52 e 40 – 45 rispettivamente, e qualcuno dei suoi teme che la sua rimonta non sia più sicura. Per questo, i democratici insistono che vengano accettate e «interpretate» anche le schede dalla punzonatura doppia. In pubblico, Gore si mostra certo del sorpasso.

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