Gli addobbi di Natale? Dovranno avere il certificato. Bottoni, spille e bigiotteria? Andranno anch’essi certificati. Come se fossero dei diamanti. Alla stessa stregua. Sembra un’esagerazione, ma non lo è affatto. È quello che potrà accadere se passerà anche all’altro ramo del Parlamento la legge firmata, tra gli altri, dall’onorevole Gabriella Carlucci e che reca in intestazione: «Regolamentazione del mercato dei materiali gemmologici».
Gemmologici: peccato però che all’articolo 1 sia scritto: «Le disposizioni della presente legge si applicano alle materie e ai prodotti di seguito elencati, utilizzati nella produzione di gioielli, di monili e di oggettistica in genere (…)».
Oggettistica in genere. Ed ecco l’elenco: minerali di origine naturale, formatisi in giacimenti naturali; minerali sintetici; prodotti artificiali; perle naturali e altri materiali organici di origine animale o vegetale, tradizionalmente utilizzati in gioielleria; perle coltivate o altrimenti denominate; imitazioni di perle.
Anche i giocattoli per bambini, ad esempio. Quelle collanine «imitazione di perle», prodotti senz’altro artificiali. Uno svarione pericoloso, lo definisce l’Associazione Preziosi italiani che riunisce gioiellieri e artigiani. «Pietre preziose che costano qualche centinaio di euro dovrebbero essere fornite di certificati dal costo uguale o superiore». Costo che, se si seguisse alla lettera i dettami della legge, potrà far lievitare il prezzo finale anche del 200 per cento.
Secondo il testo passato alla Camera, tutti questi monili o oggetti (anche i vasi in vetro, ad esempio) dovranno essere accompagnati da un certificato scritto in linguaggio tecnico. «Siamo certi – ci dice il presidente Alessio Russo – che il linguaggio tecnico, da usare obbligatoriamente secondo il testo di legge, sia il più indicato per far capire bene al consumatore cosa vada acquistando? Noi siamo certi del contrario».
Secondo quanto scritto sarebbe necessario certificare anche la bigiotteria e probabilmente anche i giocattoli a forma di monile per i bambini, ma anche «l’oggettistica in genere», quindi gli articoli da regalo e i casalinghi. Sarebbe necessario certificare tutto anche le bottiglie poiché «oggettistica in genere» in «vetro artificiale» o gli oggetti di plastica traslucida come le posate o il plexiglas poiché «materiale gemmologico artificiale», una sostanza inorganica od organica prodotta mediante procedimenti tecnologici, le cui caratteristiche chimiche e fisiche non corrispondono a nessun materiale naturale noto».
Questi certificati, come se non bastassero, sono a pagamento: «La descrizione degli oggetti dovranno essere conformi alle norme UNI 10245, ma si deve pagare per avere accesso alla lettura. Non penso sia necessario aggiungere altro. Ancora un altro costo che la nostra categoria dovrebbe sopportare».
E non è l’unica bizzarria della legge: basti pensare che queste denominazioni tecniche devono essere indicate su tutti i documenti commerciali o pubblicitari che si riferiscono al prodotto, nonché sulle eventuali etichette o cartellini che lo accompagnano, e sono le uniche denominazioni che possono essere usate, anche verbalmente, per indicare i prodotti. Pena la multa.
Il gioielliere ci descrive gli orecchini come «d’argento con zirconi»? Passibile di multa, avrebbe dovuto usare il linguaggio tecnico ex Uni 10245. Inoltre occorre indicare il paese da quale il materiale è stato importato. Non la provenienza d’origine della pietra preziosa, ma l’ultimo Paese nel quale è transitata. Cui prodest?
«E se l’abbiamo acquistato da fabbrica, grossista o altro, cosa potrà saperne il dettagliante? L’obbligo dovrebbe essere di chi vende al dettagliante sgravando di responsabilità il dettagliante, continua l’associazione.
Le certificazioni, inoltre, possono essere rilasciate solo da specifici lavoratori, iscritti alla Camera di Commercio. Ce ne sono solo una manciata in tutta Italia. «Sono vent’anni che parliamo di liberalizzare le professioni ed in questa legge parliamo ancora elenchi. Sembra impossibile».
Insomma, categoria in rivolta e chiamata alle armi: le categorie si sono date appuntamento a Roma. Compresi i venditori di articoli per la casa e di giocattoli che adesso diventeranno “preziosissimi” (e, assicurano, di certo più costosi).
*redattrice di Metro