Il direttore di MicroMega Paolo Flores D’Arcais, già esponente di primo piano della stagione dei girotondi, la chiama «l’Altra Politica». Il leader Idv Antonio Di Pietro, sognando un’alleanza di tutti i protagonisti d’area, ha parlato di «asse dei non allineati». In Parlamento viene sprezzantemente definita «Antipolitica». È un bacino di voti immenso. In costante crescita. Una realtà tutt’altro che astratta: alle prossime Politiche porterà alle urne almeno il 25 per cento degli elettori. Al momento, proprietà privata di Beppe Grillo.
Si può essere più o meno d’accordo con il Movimento Cinque Stelle. Ma non si può negare che è questa la novità politica dell’ultimo periodo. Primo partito alle recenti Regionali siciliane. A livello nazionale ormai ha raggiunto il 20 per cento dei consensi. «Il bello – racconta il direttore di Ipr Marketing Antonio Noto – è che il Movimento continua a crescere anche in questi giorni, quando i giornali si occupano delle polemiche sulle ospitate tv dei suoi eletti e la mancanza di democrazia interna».
La sigla c’è, il leader pure. Persino le preferenze, tante. E così in Italia è già partita la corsa al grillismo. Partiti e singoli personaggi. Tutti alla ricerca di un accordo, un dialogo, anche solo un cenno d’intesa con il Movimento Cinque Stelle. In palio c’è una poltrona nell’ampio fronte antisistema. Una fetta di quei voti di protesta che grazie ai partiti tradizionali aumentano di giorno in giorno.
Al primo posto c’è Antonio Di Pietro. Il leader dell’Italia dei Valori ha scelto Grillo per rilanciare il suo progetto politico. Il tentativo in extremis di rientrare nel centrosinistra è fallito. La foto di Vasto? Al Nazareno l’hanno chiusa in un cassetto. Il Partito democratico gli ha chiuso le porte in faccia. E così l’ex pm ha iniziato – a dire il vero ci prova da tempo – a corteggiare Beppe Grillo. Nei giorni scorsi sono emerse alcune indiscrezioni sulle nuove strategie “antisistema” di Di Pietro. A partire dalla nascita della nuova lista “Basta!” (retroscena smentito dall’ex pm). Un po’ a sorpresa, il blogger genovese gli ha persino teso una mano. Pubblicando sul suo sito un’investitura per portare Di Pietro al Colle. Niente da fare. La dura reazione di tanti militanti del Movimento gli ha fatto cambiare idea. Poco fa la pietra tombale sull’intesa. «Antonio Di Pietro ha la mia amicizia, ma il Movimento Cinque Stelle non si alleerà né con l’Idv, né con nessun altro – spiega Beppe Grillo sul suo blog – Il M5S vuole sostituire il sistema dei partiti con la democrazia diretta».
A dirla tutta Grillo su questo argomento era già stato chiaro. Su carro del vincitore non si sale. Può essere letta così la scelta di candidare in Parlamento solo esponenti del Movimento Cinque Stelle già presenti a precedenti amministrative. Nessun volto nuovo. Troppo facile candidarsi adesso, sulla scia di quello che per molti resta un successo ampiamente inatteso.
Gli estimatori di Beppe Grillo aumentano. Del direttore di MicroMega Flores D’Arcais si è già detto. Anche lui appoggerà il M5S. Lo ha confermato in una recente intervista al Corriere della Sera. Il Movimento Cinque Stelle? È l’unico mezzo per mandare «in frantumi» il sistema politico attuale. E poi c’è l’ex pm Luigi De Magistris. La scorsa settimana il sindaco ha marcato la distanza dall’Italia dei Valori, chiedendo a Di Pietro di togliere il suo nome dal simbolo. Molto probabilmente alle prossime Politiche si presenterà anche il suo movimento “Arancione”. Una lista che spera di avere come interlocutore privilegiato, ovviamente, il Movimento di Grillo.
Le iniziative “alternative” si intrecciano. È il caso del manifesto “Cambiare si può”, a cui poche ore fa De Magistris ha svelato di guardare con interesse. Una campagna nata con l’obiettivo di presentare alle prossime Politiche «una lista di cittadinanza politica, radicalmente democratica, alternativa al governo Monti, alle politiche liberiste che lo caratterizzano e alle forze che lo sostengono». Tra i promotori ci sono il professore di sociologia all’Università di Torino Luciano Gallino, il magistrato Livio Pepino, il professore di scienza delle politica all’Università del Piemonte Orientale Marco Revelli. Scorrendo i nomi di chi ha aderito al manifesto si trovano Oliviero Beha, Sabina Guzzanti, Moni Ovadia, Haidi Giuliani, Paul Ginsburg, don Aniello Manganiello. Persino l’ex calciatore Paolo Sollier. La prima assemblea pubblica degli aderenti è stata organizzata per l’1 dicembre.
Nel segno di Grillo, o alla ricerca dei suoi voti, nascono nuove realtà. Eppure lo spazio per muoversi è poco. In Sicilia la candidata sostenuta da Sel e Idv – in alternativa al centrodestra e all’accordo Pd-Udc – non ha superato il 6 per cento dei voti. Il motivo è presto detto: il voto di protesta, al momento, è quasi totalmente assorbito dal Movimento Cinque Stelle. L’unica possibilità resta un’intesa con Grillo. Ma il blogger genovese ha appena confermato che il Movimento non avrà alleati. Anche parlando con i sondaggisti più esperti l’ipotesi di un cartello elettorale per raccogliere il voto “di protesta” sembra perdere quota. «Grillo è così forte perché corre da solo», racconta Noto. Un accordo elettorale – magari con qualche sigla politica già in campo – finirebbe inevitabilmente per indebolirlo.
Intanto i diretti interessati continuano a lavorare. Il nome più gettonato per la leadership di un’eventuale accordo resta quello dell’ex pm Antonio Ingroia. Il magistrato palermitano non fa nulla per mettere a tacere le voci. Partendo per il Guatemala, dove ricoprirà un incarico per le Nazioni Unite, ha assicurato: «Il mio è un arrivederci, non un addio. Tornerò in Italia. Da lì guarderò il mio Paese intervenendo nel dibattito politico a dispetto dei miei detrattori: non cantino vittoria, Ingroia non fa passi indietro e non fugge». Sarà contento chi da settimane – nonostante le smentite di Grillo – continua a immaginare una nuova coalizione tra Movimento Cinque Stelle e Italia dei Valori, con la benedizione del giornalista Marco Travaglio e la leadership dell’ex procuratore aggiunto di Palermo.
Ma i protagonisti – o aspiranti tali – di quella che il Palazzo definisce “Antipolitica” non sono finiti. Completano il campo i dirigenti della Fiom. Inseriti, spesso a sproposito, in questo o quel progetto elettorale. Dal segretario Maurizio Landini al responsabile auto Giorgio Airaudo. D’altronde proprio l’ex segretaria siciliana della Fiom Giovanna Marano è stata candidata alla Regionali con il sostegno di Sinistra Ecologia e Libertà e Italia dei Valori. Nel frattempo si spacca la Federazione della Sinistra. Al leader dei comunisti italiani Oliviero Diliberto che spera in un ritorno nel centrosinistra con Vendola e Bersani, si oppone il segretario di Rifondazione Paolo Ferrero. Particolarmente interessato all’appello “Cambiare si può”. «La costruzione di una lista antiliberista unitaria che proponga una alternativa chiara alle politiche praticate dal governo Monti e decise a livello europeo – spiega – è un obiettivo non solo utile ma necessario».