Quando i lettori diventano anche proprietari del giornale

Quando i lettori diventano anche proprietari del giornale

Volete un giornale libero e indipendente? Compratelo. È questa la ricetta, grazie alla quale il quotidiano tedesco Die Tageszeitung (Tag) è riuscito a sopravvivere alla caduta del Muro, e a prosperare fino a oggi. Mentre il mondo dell’editoria discute di paywall e barriere d’accesso da innalzare all’ingresso dei siti web dei quotidiani, per monetizzare il boom di lettori registrato pressoché universalmente, arriva dalla Germania un modello di business alternativo. Qui non si tratta, però, di spingere il lettore a spendere qualche euro per acquistare la mattina la copia del giornale, ma di invitarlo ad investire i propri risparmi, per diventare socio del quotidiano che poi andrà in edicola (e sul web) tutti i giorni. È questa la soluzione rivoluzionaria, che ha consentito al quotidiano ecologista Tag di sopravvivere alla crisi attraversata fino al 1992: aprire le porte del consiglio di amministrazione ai propri lettori, e renderli artefici delle sorti del giornale.

Nel 1989, subito dopo la caduta del Muro di Berlino, il quotidiano tedesco attraversò una crisi pesante, dovuta soprattutto alla progressiva riduzione della somma destinata dal Governo centrale a favore di quotidiani e riviste. A soli dieci anni dalla sua fondazione, Tag rischiò seriamente di chiudere, e di cessare le pubblicazioni. Così, nel giro di qualche tempo, il quotidiano decise di cambiare rotta, e di non basare più la propria attività sulle sovvenzioni pubbliche. 

Nel 1992 arrivò la svolta. Un gruppo di cittadini e lettori interessati al futuro del quotidiano, si riunì in una cooperativa, e decise di rilevare la proprietà del giornale. Dodicimila lettori acquistarono letteralmente il giornale, diventandone proprietari. Ognuno, a prescindere dalla quota versata (partendo da un minimo di 500 euro a testa), da allora ha lo stesso potere decisionale all’interno dell’Assemblea generale, che però si limita a decidere soltanto se dare o meno il sostegno ad alcune battaglie ecologiste. Al contrario la linea politica del giornale, e l’indipendenza della redazione sono assicurate dall’assenza di un azionista “forte” all’interno della proprietà.

A vent’anni di distanza da questa svolta epocale, Tag vende oggi circa 60 mila copie in edicola. Il bilancio, invece, registra un attivo di oltre 11 milioni di euro, nonostante l’assenza di investitori esterni. La redazione è formata da 140 giornalisti, che di recente hanno dato seguito ad una delle poche decisioni ratificate dall’Assemblea generale, la quale ha deciso di non ospitare sulle pagine del quotidiano ecologista pubblicità a favore del nucleare. Infatti, i principali lettori e finanziatori del foglio sono anche i potenziali elettori dei Verdi, partito che in Germania non è affatto confinato fuori dal Bundestag, raccogliendo percentuali a due cifre alle elezioni politiche.

L’approccio egalitario riguarda anche gli stipendi dei dipendenti, per cui il vicedirettore del giornale guadagna solo 500 euro in più al mese rispetto al redattore più giovane, e meno esperto. La situazione ricorda da vicino la realtà italiana del Manifesto, l’ultimo quotidiano comunista rimasto, dove i soci della cooperativa che lavorano per il giornale guadagnano tutti lo stesso stipendio, anche se è nota la grave situazione in cui versa adesso il foglio diretto da Norma Rangeri. 

La redazione di Tag, insomma, non è organizzata secondo la classica struttura gerarchica. Così, in Germania, sembrano aver risolto uno dei dilemmi che attanaglia le redazioni di mezzo mondo: i lettori sono solo dei clienti, oppure sono un prodotto da vendere agli inserzionisti pubblicitari? A Tag, invece, pensano che i lettori siano, molto semplicemente, gli unici proprietari del giornale che va in stampa.

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