Una sentenza destinata a fare giurisprudenza. Il giudice della IV sezione di Milano, Oscar Magi, ha condannato quattro banche – Deutche Bank, Ups, Jp Morgan e Depfa Bank – per la presunta truffa dei derivati venduti a Palazzo Marino. La sentenza prevede la confisca di 88 milioni di euro ai quattro istituti di credito coinvolti e un’ammenda pecuniaria pari a un milione ciascuno. Gli imputati, nove in tutto, sono stati condannati in solido a risarcire 50mila euro all’Adusbef, associazione consumerista che si era costituita parte civile.
Inoltre il giudice Oscar Magi ha trasmesso alla Procura gli atti in relazione alla posizione di Angela Casiraghi, l’allora dirigente a capo del settore finanza della municipalità meneghina, con l’ipotesi di falsa testimonianza per quanto dichiarato in aula. La donna condusse le trattative per conto del Comune con gli istituti condannati oggi.
Secondo le motivazioni della Procura il capoluogo lombardo sarebbe stato truffato dagli istituti bancari. Nello specifico, si tratta della stipulazione di uno swap trentennale – un contratto che presuppone uno scambio di flussi periodici tra due controparti – che fu firmato durante l’amministrazione di Gabriele Albertini, nel 2005, e poi rinegoziato quando era sindaco Letizia Moratti (entrambi chiamati a testimoniare). In particolare gli istituti di credito non avrebbero informato adeguatamente il Comune dei possibili rischi dell’operazione.
Milano non è l’unico ente territoriale finito nei guai con la finanza strutturata. Regioni, Province e Comuni hanno cominciato a fare uso di questo strumento a partire dal 2001, quando Giulio Tremonti, con una circolare, modificò la normativa precedente che vietava alle amministrazioni pubbliche l’accesso ai derivati.
Una «sentenza storica» l’ha definita il pm Alfredo Robledo, che aggiunge: «L’Italia è stata terra di scorribande, a differenza ad esempio dell’Inghilterra dove i derivati sono vietati». E ancora: «In Italia nessun ente pubblico è mai stato assistito da esperti in tecniche finanziarie per questi prodotti. Questa è una situazione preoccupante. La cosa significativa di questa sentenza, però, è l’interdizione a contrattare con la pubblica amministrazione»
Nel frattempo sono arrivate anche le prime reazioni da parte delle banche condannate. Ubs esprime «disappunto per il verdetto emesso oggi nei propri confronti e in quelli di due dei propri dipendenti attualmente impiegati». «Ubs – si legge in una nota – ritiene che la propria condotta e quella dei propri dipendenti siano state del tutto conformi alla legge. Ubs e le persone coinvolte perseguiranno con determinazione tutte le possibilità di appello». Jp Morgan, poi, si dice «delusa dalla decisione del giudice, sia con riferimento alle persone fisiche sia con riferimento alla banca» dichiara l’intenzione di «proporre appello contro la sentenza». Deutsche Bank, infine, fa sapere per bocca del difensore Giuseppe Iannaccone «è chiaro che non condividiamo nulla di questa decisione, ma è una sentenza che va rispettata come tutte». La battaglia legale, come è prevedibile, non finisce qui. Ma la sentenza dà speranza a tutti quegli enti locali che hanno sottoscritto strumenti derivati i cui costi impliciti, secondo Bankitalia, sarebbero a quota 2-3 miliardi di euro.