Comunque vada, quel pallone scagliato da Boateng contro il settore dei tifosi avversari al minuto ventisei del primo tempo dell’amichevole Pro Patria-Milan a Busto Arsizio, resterà nella storia del calcio italiano. Si è creato un precedente da non sottovalutare: la sospensione definitiva di una partita di calcio per episodi di razzismo. E questo è un fatto.
L’episodio che ha coinvolto il centrocampista rossonero ci riportaalla mentealcuni casi simili: due su tutti. 25 novembre 2005, tredicesima giornata del campionato di calcio 2005/2006. Al San Filippo di Messina va in scena Messina-Inter. Siamo al 21’ minuto del secondo tempo, con gli ospiti in vantaggio per due a zero (gol di Recoba e Cambiasso). Il gioco si interrompe improvvisamente: Mark Zoro difensore giallorosso della Costa d’Avorio, prende il pallone sotto braccio e si dirige verso la panchina. Costantemente beccato dai buh razzisti dei tifosi dell’Inter, l’allora numero 8 peloritano non resiste più e vuole interrompere la gara. Non si dà pace e pare deciso ad andare fino in fondo nella sua protesta. I compagni cercano di consolarlo, così come i calciatori dell’Inter. Su tutti, non a caso, Martins e Adriano. Passano pochi minuti e la partita riprende. L’Inter vincerà il match e, poco dopo, si scuserà con Zoro e la società FC Messina. Resterà, però, l’amaro in bocca per un episodio troppo sottovalutato.
Il secondo episodio, decisamente più recente, vede l’Inter recitare il ruolo della vittima. Il 17 Ottobre 2011, Cagliari e Inter si sfidano al Sant’Elia, nella gara valida per la settima giornata d’andata di campionato. Dopo appena tre minuti di gioco, l’arbitro Tagliavento sospende la partita a causa dei ripetuti ululati razzisti indirizzati all’attaccante camerunense dell’Inter Samuel Eto’o, ogni qual volta tocca il pallone. Anche in quell’occasione, però, dopo un comunicato diffuso con l’altoparlante e una sospensione di tre minuti, la partita riprende. Eto’o si prenderà poi la sua personale rivincita segnando il gol della vittoria ed esultando facendo il verso della scimmia.
Detto ciò, viene da chiedersi che cosa succederà se, già da questo turno, ad esempio, dovesse verificarsi l’ennesimo episodio di razzismo nei confronti di un calciatore. Senza girarci troppo intorno: chi sarà disposto a lasciare il campo, e interrompere definitivamente la partita, con tutto ciò che ne consegue in termini di regolamento, durante una gara ufficiale di campionato? O, ancor più, in una partita di Champions league? Chi sarebbe in grado di assumersi una tale responsabiltà?
Considerati i precedenti – e anche perché in fondo il mondo del pallone, con i suoi pregi e i suoi difetti, un po’ lo conosciamo – siamo portati a pensare che difficilmente rivedremo, durante una gara ufficiale, una scena come quella vista allo stadio Carlo Speroni di Busto Arsizio. Sia ben chiaro che non c’è, in queste parole, l’intenzione di sminuire il gesto di Boateng (che oggi ha detto: «Non so se ha senso restare in Italia. Non è qualcosa che puoi scrollarti di dosso e basta. Ci dormirò su per le prossime tre notti e la prossima settimana incontrerò il mio agente e vedremo se ha ancora senso continuare a giocare in serie A»).Tuttavia sappiamo bene qual è la differenza che passa tra ProPatria-Milan – match amichevole senza vincoli di classifica, né di eventuale penalizzazione, significativo solo per le statistiche – e una qualsiasi gara di campionato in cui ci sono in gioco punti in classifica e non indifferenti interessi economici.