Il tornioIl Papa se ne va, si chiudono le porte sul conclave

Alcune pagine del diario del Conclave del 1903 che elesse Pio X

Un tempo inedito si apre oggi per la Chiesa di Roma. Per la prima volta dopo il «gran rifiuto» di Celestino V nel 1294, un Papa lascia per scelta e non per decesso il Soglio pontificio. A partire dalle ore 20 di oggi, giovedì 28 febbraio, Benedetto XVI non sarà più vescovo di Roma e pastore della Chiesa universale. Stasera Joseph Ratzinger riceverà il titolo di «Papa emerito» e si ritirerà a Castel Gandolfo, in attesa dell’elezione del nuovo pontefice. Con il suo trasferimento si apre ufficialmente il periodo di Sede Vacante, e cioè l’interregno più o meno lungo che separa la fine di un pontificato e l’inizio di un altro.

Nel «Motu proprio» Normas Nonnullas emanato lunedì scorso, Benedetto XVI ha confermato che la data d’inizio del Conclave resta quella fissata dalle precedenti disposizioni in 15-20 giorni dall’inizio della Sede Vacante, ma al Collegio Cardinalizio è concessa la possibilità di anticiparla se gli elettori sono già tutti presenti a Roma. In virtù di queste modifiche alla costituzione «Universi dominici gregis» a celebrare la Missa pro Eligendo Pontifice sarà il Segretario di Stato Tarcisio Bertone, che terrà anche l’omelia. I cardinali elettori sono 117, ma al momento si registrano le defezioni di Julius Riyadi Darmaatmadja, arcivescovo emerito di Jakarta, per motivi di salute, e del cardinale scozzese Keith O’Brien, per le accuse di presunti abusi sessuali. Per la valida elezione del Romano Pontefice si richiedono i due terzi dei suffragi, computati sulla totalità degli elettori presenti, secondo le regole in vigore.

Nei prossimi giorni, presumibilmente dal 4 marzo, si riuniranno le Congregazioni generali che precedono il Conclave, alle quali parteciperanno sia i cardinali elettori sia i porporati ultraottantenni che dopo l’extra omnes non prenderanno parte all’elezione vera e propria. Fra gli ultimi atti del suo pontificato, Benedetto XVI ha confermato il segreto pontificio sulla Relazione redatta dai tre cardinali Julian Herranz, Jozef Tomko e Salvatore De Giorgi, membri della commissione d’inchiesta sul «Vatileaks», disponendo che il delicato dossier sia trasmesso direttamente al suo successore.

Ma non ha escluso che i tre cardinali – che non parteciperanno alle votazioni in quanto ultraottantenni – potranno illustrare «nei modi  e nella misura che riterranno opportuni», cioè proprio durante le prossime Congregazioni generali, i contenuti della Relazione custodita nella cassaforte del Palazzo apostolico. L’ombra degli scandali, le convulsioni dello Ior e i documenti del cosiddetto «Vatileaks» – se davvero di questo parla il dossier redatto da Herranz, Tomko e De Giorgi – entreranno quindi prepotentemente nel dibattito vaticano, modificando la fisionomia e i rapporti di forza fra i cardinali che eleggeranno il nuovo Papa.

La geografia del prossimo Conclave, complessa e articolata, si presta a fatica a schematizzazioni. Innanzitutto ci sono gli Italiani, che rappresentano, come sempre, il gruppo più numeroso con 28 cardinali elettori. Influenti, ma divisi, fra loro vanno cercate le «eminenze grigie» che maggiormente svolgeranno un ruolo guida all’interno delle varie congregazioni che precederanno il Conclave.

Fra questi porporati di punta, i cosiddetti kingmaker che saranno al centro degli incontri riservati alla ricerca del profilo giusto su cui far convergere i voti nella Sistina, figurano il Segretario di Stato Tarcisio Bertone, che cercherà di sfruttare il proprio ruolo di Camerlengo per indirizzare i voti verso candidati a lui vicini, Giovanni Battista Re, già prefetto della Congregazione dei vescovi da cui passano le nomine di tutto l’episcopato mondiale, Giuseppe Bertello, figura emergente della diplomazia vaticana, per anni nunzio in Africa durante il conflitto etnico tra Hutu e Tutsi e in Messico, dal 2006 al 2011 nunzio in Italia e San Marino, con una fitta rete di rapporti che lo porta a essere oggi uno dei porporati più ascoltati e influenti, e, infine, Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana dal marzo 2007.

Poi ci sono i ratzingeriani, come l’arcivescovo di Milano Angelo Scola, voluto alla guida della diocesi di Milano direttamente da Benedetto XVI, fine teologo che ha condiviso con il Papa uscente il cammino di studi nella rivista conciliare Communio, Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, al quale Papa Ratzinger ha affidato la predicazione degli esercizi spirituali quaresimali, il cardinale canadese Marc Ouellet, successore di Giovanni Battista Re alla potente Congregazione dei vescovi dal 30 giugno 2010, l’arcivescovo di Vienna Christoph Schönborn, domenicano ed ex allievo di Ratzinger, anche lui legato alla rivista Communio fondata nel 1972 dai teologi Joseph Ratzinger, Hans Urs von Balthasar, Henri de Lubac, Jean-Luc Marion.

Da questo gruppo si distingue la cordata dei cardinali di Curia legati all’ex Segretario di Stato Angelo Sodano, tra cui spiccano Fernando Filoni, già sostituto per gli Affari generali alla Segreteria di Stato dal 2007 al 2011, per otto anni capo della commissione di studio della Santa Sede incaricata di seguire il riavvicinamento tra Pechino e il Vaticano, attualmente prefetto per l’evangelizzazione dei popoli, e l’argentino Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, già sostituto alla Segreteria di Stato dal 2000 al 2007, vero e proprio «monsignor sottile» dei Sacri Palazzi, fedelissimo di Angelo Sodano.

In posizione distaccata, i cardinali della cosiddetta «Chiesa emergente», uomini nuovi, fuori dagli schemi e dalle logiche curiali, che, proprio per questo motivo, potrebbero essere la sorpresa del prossimo Conclave. Primo fra tutti Óscar Rodríguez Maradiaga, honduregno di 73 anni, arcivescovo di Tegucicalpa, protagonista del Conclave del 2005 come possibile successore di Giovanni Paolo II, l’uomo che più di ogni altro incarna lo spirito di un Papa nella tradizione wojtilyiana che sappia affrontare le sfide del mondo contemporaneo. Dall’America Latina, caratterizzata negli ultimi anni da un grande dinamismo in campo cattolico, proviene il brasiliano Odilo Pedro Scherer, arcivescovo di São Paulo nonché membro della Commissione cardinalizia di vigilanza sullo Ior. Altri uomini nuovi in questo schieramento sono l’arcivescovo di Manila Luis Antonio Tagle, molto vicino all’attuale Pontefice con il quale ha lavorato alla Commissione internazionale teologica, e il cardinale ghanese Peter Turkson, relatore del Sinodo per l’Africa e Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.

La segretezza del Conclave non consentirà di seguire il dibattito interno, fino a quando Jean-Louis Pierre Tauran, nella sua veste di cardinale protodiacono annuncerà al mondo il nome del successore di Benedetto XVI. Con un grande fatto inedito: che alla proclamazione del neo-eletto assisterà questa volta anche il Papa precedente. I più stretti collaboratori di Joseph Ratzinger in questi giorni hanno fatto sapere che tutti i documenti di Benedetto XVI che riguardano il governo della Chiesa andranno agli archivi competenti mentre gli scritti e gli appunti di carattere più personale lo seguiranno a Castel Gandolfo.

Un giorno, forse, dall’Archivio Segreto Vaticano spunterà un diario che illuminerà mosse e segreti di questi giorni, dal gesto epocale della rinunzia dell’11 febbraio alla proclamazione del prossimo Papa. Come è avvenuto per il diario ufficiale del Conclave del 1903, raro esempio di documentazione interna, forse unico nel suo genere per le elezioni dei Papi del Novecento, pubblicato poche settimane prima dell’elezione di Joseph Ratzinger. Ma per vedere documenti interni relativi a questo Conclave, compreso il dossier attualmente custodito nella cassaforte del Palazzo apostolico, sarà sicuramente necessario attendere ancora l’elezione di molti Papi.
 

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IL DOCUMENTO*
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Domenica 2 Agosto 1903 – Il Veto

Questa giornata memorabile segnò il fatto doloroso del Veto portato dall’Austria contro la elezione a Sommo Pontefice dell’E.mo Rampolla per mezzo del disgraziato Card. Puzyna, il quale, disprezzando giuramenti e censure, si mise a servigio dei nemici della Chiesa. (…) La lettura del disgraziato documento, secondo quanto riferirono alcuni Cardinali a M.gnor Segretario, suscitò la generale indignazione. Il Cardinale Rampolla si alzò, e con parole degne di un Principe di S. R. Chiesa protestò contro l’attentato alla libertà del S. Collegio, mentre ringraziava in pari tempo il Signore se con tale mezzo aveva disposto di sottrarlo al peso del Pontificato non mai ambito. Il Card. Camerlengo stigmatizzò con accenti di fuoco l’indegna manovra, riscuotendo l’applauso unanime dei suoi Colleghi.

* Dalla Relazione autografa del segretario del Conclave, mons. Merry del Val, futuro Segretario di Stato di Pio X.
Rimasto in un cono d’ombra degli Archivi Vaticani, senza segnatura archivistica per lunghi anni, il diario ufficiale del conclave del 1903 costituisce un raro esempio di documentazione interna, forse unico nel suo genere per le elezioni dei Papi del Novecento.
È pubblicato integralmente in appendice al volume di Luciano Trincia “Conclave e potere politico” (Roma, Studium, 2004). 

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