Papa Luciani, quando il papa è “rimorto”

Papa Luciani, quando il papa è "rimorto”

«Dio è papà, più ancora è madre». Figuriamoci dove poteva andare un papa che aveva detto una cosa del genere. «Dura minga» deve aver pensato qualche cardinalone vecchio stile. E infatti una ventina di giorni dopo aver pronunciato quella frase, Giovanni Paolo I, al secolo Albino Luciani, sarebbe morto. Un pontificato di soli 33 giorni, dal 26 agosto al 28 settembre 1978 (la frase su Dio madre era stata pronunciata all’Angelus del 10 settembre).

Un papa rivoluzionario che non riesce nemmeno a cominciare il suo lavoro: ce n’è abbastanza per scatenare tutte le teorie complottiste del mondo. Qualcuno la prende in ridere, come il quotidiano “Lotta continua” che titola. «È rimorto il papa». E anche nella curia c’è chi ci scherza su, visto che “La Stampa” dell’11 ottobre riferisce della battuta di un cardinale (naturalmente anonimo) a cadavere ancora caldo: «Papa Giovanni Paolo I è stato eletto troppo rapidamente, si è fatto amare troppo rapidamente ed è morto troppo rapidamente. La Chiesa non è abituata alla velocità».

Il punto è che quel cardinale ha ragione: la morte di papa Luciani sembra cadere a fagiolo per troppi. Innanzi a tutto per monsignor Paul Marcinkus, dal 1971 al 1989 presidente dello Ior, la banca del Vaticano. Sembra che il papa lo avesse nel mirino e volesse rimuoverlo dalla chiaccheratissima posizione: aveva fondato alle Bahamas una banca nel cui consiglio di amministrazione sedevano, oltre a Marcinkus stesso, Licio Gelli (capo della loggia P2), nonché i banchieri Michele Sindona e Roberto Calvi. I due al tempo erano ancora vivi: Sindona sarebbe stato assassinato in carcere nel 1986, Calvi sarebbe stato ritrovato impiccato a un ponte di Londra nel 1982. Uno dei più celebri reporter investigativi inglesi, David Yallop, sosterrà che proprio l’arcivescovo a capo dello Ior sarebbe stato il mandante dell’omicidio del papa, per evitare di essere rimosso. E in combutta con lui potrebbe esserci stato il segretario di stato, Jean-Marie Villot; entrambi, infatti, sarebbero stati affiliati alla massoneria. Teorie affascinanti, magari pure verosimili, ma mai supportate dallo straccio di una prova.

Tutto sommato l’aspetto che ha sconcertato di più del brevissimo pontificato dell’ex patriarca di Venezia è quello dottrinale (a proposito, nel Novecento ben tre patriarchi di Venezia sono stati eletti al soglio pontificale: Giuseppe Sarto che dal 1903 al 1914 è Pio X, Angelo Roncalli che dal 1958 al 1963 è Giovanni XXIII, oltre ad Albino Luciani; Angelo Scola, l’attuale arcivescovo di Milano, è stato pure lui patriarca di Venezia). Appare possibilista sulla contraccezione e viene addirittura censurato dall’”Osservatore Romano”, che non pubblica i commenti papali dopo un convegno Onu. E qui torna un tema quanto mai d’attualità, quello dell’infallibilità e del potere papale, cosa un pontefice può e non può fare. La sua “matrizzazione” di Dio sembra essere smentita proprio da Benedetto XVI quando dichiara che «Dio è solo padre».

Sono talmente tanti a poter volere la scomparsa di Giovanni Paolo I da rendere probabilmente vera la realtà più semplice, ovvero la morte naturale. Albino Luciani non aveva una salute di ferro, aveva avuto un episodio vascolare che lo aveva reso temporaneamente cieco da un occhio, e come è stato di recente rivelato, un suo familiare era scomparso in un modo del tutto simile, all’improvviso, per un problema cardiaco.

Le supposizioni vengono alimentate dal fatto che non viene autorizzata l’autopsia, come da prassi, sul corpo del pontefice defunto. Ci si deve quindi accontentare del referto ufficiale del medico chiamato dal segretario del papa, John Magee, che parla di decesso avvenuto la sera precedente, verso le 23, per «morte improvvisa da infarto miocardico acuto». Si sa che il pontefice era rimasto molto turbato dalla notizia, comunicatagli poco prima proprio da monsignor Magee, dell’assassinio di un giovane militante comunista romano, Ivo Zini, 24 anni, ucciso da un commando neofascista dei Nar mentre leggeva “l’Unità” esposta nella bacheca all’esterno di una sezione del Pci. «Adesso ci si ammazza anche tra giovani», avrebbe commentato il pontefice.

L’altra cosa che si sa per certo è che il Vaticano diffuse una falsa versione sulla morte di papa Luciani, dicendo che il primo a scoprirne il decesso era stato il suo segretario. La verità è che la prima a vedere il papa morto fu suor Vincenza, che gli portava il caffè. A qualcuno in Vaticano pareva sconveniente far sapere che una donna, seppur suora, entrava da sola nella camera da letto del papa e così la versione fu addomesticata.

Giovanni Paolo I passò alla storia come “il papa del sorriso” per i suoi modi cordiali, irrituali, e per il suo modo di esprimersi diretto e spontaneo. A Venezia molti lo ricordavano, da patriarca, raccontare barzellette che non facevano ridere nessuno. Una delle sue prime dichiarazioni da pontefice fu: «Sono diventato tutto rosso» quando raccontò come gli avevano comunicato che era stato eletto. Si può immaginare quanti eminenti sopraccigli abbia fatto inarcare un comportamento tanto informale. È stato il primo pontefice a non farsi incoronare, il primo a rinunciare al trono e non vuole nemmeno la sedia gestatoria (ma poi la accetta perché, gli spiegano, serve a farsi vedere dai fedeli, il suo successore Wojtyla la sostituirà definitivamente con una pedana sopraelevata).

Scrive Vittorio Gorresio nella “Stampa” del 30 ottobre 1978: «Il suo linguaggio era nuovissimo, di sua invenzione personale, era stato definito “papalese”. Senza malizia, perché poi non è detto che un papa debba parlare al mondo sempre in un tono distaccato, etico-lirico e drammatico. In più, Giovanni Paolo aveva decisamente introdotto nella sua predicazione gli elementi di una cultura tutta laica e profana, rifacendosi a romanzieri, autori di teatro, poeti dialettali». La fine del suo papato, quindi, solleva molti dubbi che il comportamento del Vaticano, le bugie più o meno piccole, il veto sull’autopsia, non contribuiscono certo a dipanare.
 

X