Quali argomenti possono avere in comune Google e i Narcos messicani? Che cosa c’entrano i famigerati e sanguinari cartelli dei Los Zetas o dei Sinaloa con Big G, il motore di ricerca simbolo della rivoluzione tecnologica? I Narcos sono criminali militarizzati, il lato marcio dell’economia mondiale di cui sfruttano le cavità dell’illegale coi loro traffici di stupefacenti e violenza. A loro appartengono i 65mila morti ammazzati tra il 2006 e il 2012. Dall’altra parte, invece, c’è Google, l’azienda californiana di Mountain View, fondata nel 1997 da Larry Page e Sergey Brin, gestita dal chairman e uomo-immagine Eric Schmidt: sono una banda d’ingegneri creativi, ex secchioni che, distillando algoritmi, hanno fatto la loro fortuna e cambiato il nostro modo di ottenere informazioni.
Ora succede che questi due mondi in antitesi debbano incontrarsi e scontrarsi. Google da qualche mese, tra stop e ripartenze, lavora per dichiarare guerra telematica ai Narcos, dopo l’infruttuosa e violenta guerra militare dell’ex presidente messicano Felipe Calderón che negli ultimi sette anni ha sortito solo migliaia di vittime. L’idea è di Eric Schmidt, concepita, lo scorso settembre, durante un misterioso viaggio a Ciudad Juarez. Qui, il chairman di Big G, con i suoi occhiali rotondi e l’aria inoffensiva dell’ingegnere molliccio in camicia a maniche corte, ha camminato tra i vicoli polverosi e pericolosi della città di frontiera, simbolo funesto dell’orrore dei cartelli. Qualcuno l’ha riconosciuto e poco dopo un capannino di Juarenses l’ha accerchiato amichevolmente invocando il suo aiuto per porre fine a quel sangue. Lui ha estratto l’unica arma che non sputa piombo, ma idee: la tecnologia. Poi a piede lesto se ne andato da quell’inferno.
A distanza di qualche settimana, prima che si rinnovasse il governo messicano lo scorso inverno, Schmidt ha organizzato una conferenza stampa, sotto l’egida di Google Ideas e assieme all’allora ministro messicano della Sicurezza, Alejandro Poiré, per lanciare Info (Illicit Networks Forces in Opposition), «un progetto per utilizzare la tecnologia di Google e dei suoi alleati per sconfiggere le reti criminali che rendono il villaggio globale un posto meno sicuro», come hanno riferito a Big G, includendo nella guerra anche trafficanti di organi, terroristi e delinquenti.
Sul progetto, per qualche mese, dopo le scintille iniziali e il cambio della presidenza messicana con Enrique Peña Nieto, era sceso il silenzio, ma in questi giorni il progetto è ripartito, come ha riferito TeleVisa. Le armi digitali di Google contro i Narcos sono i 95 milioni di cellulari usati ogni giorno in Messico e i suoi proiettili sono il “packet switching”, una tecnologia che diffonde informazioni su più canali, lasciando, tuttavia, agli utilizzatori il pieno anonimato con l’applicazione scaricata. Una garanzia che in Messico (dove è massima la connivenza tra autorità e criminali e solo il 17% dei crimini è indagato), può spingere ad abbattere il muro di omertà dietro al quale i Narcos sono invincibili.
Persistono, tuttavia, molti dubbi su Info. I Narcos si sono evoluti e molti sanno usare bene le tecnologie, lo dimostrano le uccisioni di alcuni anonimi blogger, individuati e impiccati per aver svelato l’identità di alcuni Sinaloa. La stessa cellula messicana di Anonymous, abilissima nel nascondersi nel Web, è stata messa in seria difficoltà dagli Zetas. Inoltre, di quei 95 milioni di cellulari, per i costi elevati della tecnologia di consumo in Messico, soltanto il 12% sono smartphone, per non dire che il 58% dei messicani ha difficoltà a connettersi.
Così l’idea di creare una piattaforma Web o un’applicazione per smartphone per denunciare e informare, potrebbe avere un effetto irrisorio. Se, poi, si puntasse soltanto sugli sms, pratici e alla portata di tutti, si fallirebbe perché la maggior parte degli omicidi avviene in zone povere, dove i telefonini sono rari e non coperti da segnale. In pratica gli uomini di Big G dovranno prima far piovere sul Messico milioni di smartphone. Un altro ostacolo al meritevole progetto di Schmidt è la corruzione: molti rappresentanti delle autorità sono corrotti e stipendiati dai Narcos. Per aggirare tale ostacolo, Google vuole diffondere le info con una piattaforma multichannels per far sì che tutti divengano controllori, anche della polizia. Una contromisura, però, che i detrattori del sistema Info ritengono inutile, poiché molti degli Zetas e dei Sinaloa sono ex militari corrotti passati al crimine e capaci di fingersi controllori.
E restano dubbi anche sui veri motivi all’origine del progetto di Big G, pericoloso e, apparentemente, infruttuoso. Il sistema Info sembra andare al di là del suo scopo di solidarietà per mettersi al servizio di interessi geopolitici ben più pesanti. È, infatti, curioso come Jared Cohen e Scott Carpenter, i capi di Google Ideas, siano ex dipendenti del Dipartimento di Stato americano. E non è un mistero il rapporto «molto speciale» tra Schmidt e il presidente Obama, frustrato da anni di insuccessi e brutte figure nella guerra ai Narcos.