«Renzi premier? Parliamoci chiaro, il problema vero è un altro. Chi non è in grado di esprimere il presidente della repubblica, non è in grado di esprimere più niente». Rino Formica, esponente di spicco del Psi di Bettino Craxi, vecchio leone della politica italiana, insieme a Emanuele Macaluso uno dei politici più ascoltati dal presidente della Repubblica Giorgio Napoliano, spiega a Linkiesta cosa succederà da «oggi ai prossimi due anni». E allo stesso tempo critica «il fascismo telematico di Beppe Grillo», ricorda che il Partito Democratico «era un progetto sbagliato sin dall’inizio» e che Berlusconi non si batte con il Bunga Bunga: «Siamo un paese dove il Bunga Bunga lo fanno in chiesa».
Lei è considerata una delle personalità più ascoltate dal Capo dello Stato.
Napolitano non ha bisogno di consiglieri. E’ uno che ha le sue idee e i suoi convincimenti. E’ uno che arriva dalla grande scuola del partito politico e delle grandi tradizioni culturali del novecento. E’ purtroppo una classe dirigente in via di estinzione, che studiava in profondo i problemi, soppiantata da questo fascismo telematico…
Ieri il giuramento, oggi le consultazioni. Il presidente non perde tempo, ma le difficoltà nella classe politica rimangono.
C’è una crisi economica e sociale senza precedenti. Le ragioni che hanno provocato il dissesto attuale non possono essere valutate a caldo, non sarebbe oggettivo ma soggettivo. Io parto da un dato che secondo me è quello più importante.
Quale?
Il presidente della Repubblica è stato costretto dalle insistenze e dalle gravi mancanze degli altri a riassumere l’incarico. Ora il rapporto tra il capo dello Stato e il parlamento è simile a quello di un contratto atipico tra controparti ineguali. I partiti hanno posto una fiducia piena per evitare una catena di lacerazioni senza fine. Questo è il dato più importante. Il parlamento ha dato una fiducia che non può essere revocata.
Ma se il contratto non viene ottemperato cosa succede?
Bisognerà vedere se Napolitano valuterà nel tempo che il parlamento persevera negli antichi vizi e nell’incapacità che ha dimostrato in questi anni di trovare soluzioni adatte ai problemi dell’Italia. Allo stato attuale non c’è un rapporto squilibrato di forze, si sbaglia quando si ritiene che il presidente si assume poteri che vanno oltre la costituzione. Il parlamento è in una condizione di indebolimento dei suoi poteri per responsabilità dei partiti.
Ma l’indebolimento non è previsto dalla Costituzione
Non si è mai verificata una debolezza così dei corpi intermedi della politica. I partiti sono i pilastri della vita democratica organizzata di uno stato moderno, non è un caso che Napolitano lo abbia ricordato nel suo discorso.
E se le cose non cambieranno?
Napolitano non si è appropriato dell’arma atomica. Gliel’hanno data. E sono le sue dimissioni. Ha detto questo ai partiti: “Se non vi mettete in riga, prenderò la decisioni e le annuncerò al popolo. Mettetevi a fare il vostro lavoro.”
Ma come faranno a mettersi al lavoro dopo vent’anni di mala politica?
L’anno e i due anni che ci aspettano sono i termini minimi di un governo. I partiti hanno un compito essenziale, revisionare le loro culture politiche, rinnovare il loro personale politico. C’è bisogno da un lato di legiferare, non di fare i soliti proclami, e dall’altro di superare questo blocco della crisi di sistema, costituito da un ammasso di residui alluvionali, economici, sociali, e istituzionali del paese. Le crisi si risolvono con le radicali riforme, non violente, ma profonde.
Una volta si sarebbe ricominciato dalle frattocchie. Oggi?
Le scuole partito servivano per formare un po’ di funzionari, ma la scuola vera era la scuola della esperienza umana. Nelle sezioni si incontravano le diverse esperienza di vita sociale, economica e di vita. L’indottrinamento era l’ultima cosa. La formazione di migliaia di quadri è avvenuta nelle lotte sindacali e municipali.
Chi ha contribuito ad alimentare questo blocco di crisi di sistema? I quotidiani che hanno cavalcato l’antipolitica? La società civile?
Quando la società civile cavalca i movimenti distruttivi e nichilisti, quello che mi preoccupa di più non è tanto che abbiano un disegno politico alternativo. Se lo avessero almeno si avrebbe una soluzione democratica o autoritaria, almeno si creerebbe un conflitto di più alto livello politico. No. In questo caso si cavalcano i movimenti per miserabili esigenze individuali o di bottega. I giornali, senza visione alternativa, cavalcano il grillismo per vendere delle copie in più degli altri giornali. Quando mi dicono «sai la concorrenza», io rimango disarmato…
E adesso circolano i nomi di Giuliano Amato e Matteo Renzi come possibili premier
Il problema vero è che chi non è in condizione di poter esprimere il presidente della Repubblica, non è in grado di esprimere più niente. Quando sento che cosa si preparano a fare nella direzione del Pd mi viene da ridere. Ma non dovrebbero neanche riunirla! La dovrebbero organizzare dopo la formazione del governo. Non sono più abilitati a parlare di come si fa un governo.
Pier Luigi Bersani e il Partito Democratico hanno una responsabilità in questa crisi di sistema?
Il Pd aveva una difficile operazione di amalgama, come ha detto D’Alema, ma il problema non era questo. Il progetto era sbagliato dall’inizio. I due partiti che si sono fusi lo hanno fatto perché non erano stati capaci di un loro revisionismo interno, cioè la Dc di diventare un partito di centro liberale e il Pci un grande partito socialdemocratico. La forza in politica non sono le sedi, la forza in politica sono le idee, le culture che suggestionano le masse.
Forse cercare il dialogo con Beppe Grillo non ha funzionato? Cosa ne pensa del Movimento Cinque Stelle
L’uso del mezzo telematico come modello di organizzazione politica appartiene a delle fasce e a delle correnti di pensiero che sono tra le più varie.
Ovvero?
Io ragiono così. La rivoluzione telematica andava bene nei paesi dell’est quando si parlava di abbattere Ceausescu o nei paesi arabi per Mubarak. Ma quando si deve abbattere la vita democratica questo è fascismo telematico. Perché è regressione. Il momento liberatorio di circolazione della voce è il primo atto che si compie contro la dittatura. Ma liberare la voce in questo caso significa comprimere e distruggere le idee. Si tratta di un movimento (Cinque Stelle ndr) che, al di là di chi lo manovra, ha oggettivamente una grande carica di fascismo.
Servono delle restrizioni?
Non bisogna civettare, non bisogna fare l’errore della superiorità tipica del Pci. La sinistra di governo ha nemici a sinistra e se non li ha è destinata a fallire.
Napolitano ha qualche responsabilità per i «fallimenti» del governo Monti?
Nessuno ha detto quale era l’alternativa del Paese nel 2011. Sarebbero state le elezioni. Ci sarebbe stato un risultato diverso da questo? È inutile fare la storia con i se, al massimo si può giocare al lotto.
Eppure Monti qualche delusione a Napolitano pare l’abbia data
Gli errori di navigazione non sono quelli che si fanno uscendo dal porto, tra la folla festante. Poi finisci come la Concordia, il capitano è il capitano. Che sia stato il capitano e non il comandante della capitaneria per il Concordia mi pare essere stato accertato, per i fatti politici e di governo si vedrà più avanti.
Si risolverà mai il problema dell’antiberlusconismo nella sinistra? E Berlusconi è ancora adesso al centro del dibattito politico.
La risolverà il grillismo. È un virus che sta già contagiando il Popolo della Libertà. Quando questo fenomeno si manifesterà? Con il combinato disposto dell’invecchiamento della sua leadership personale e la nascita di nuove catene generazionali di interessi periferici che sentono questo come un tappo. Il mio ragionamento è anche lì sarà attaccato dal virus telematico. La fortuna di Berlusconi è una sola: che lo hanno attaccato sul piano personale e non politico. Quando viene attaccato un dirigente politico sulla vita privata, in un paese in cui il 99% della classe dirigente è trasgressiva, c’è una sorda tolleranza. Non lo abbatteranno mai con il Bunga Bunga, perché il Bunga Bunga lo fanno in chiesa.
Oggi è morto Antonio Maccanico, uno che ha sempre cercato le larghe intese
Quel 16 marzo del 1993 in cui arrivò il cappio in parlamento erano in discussione le mozioni di indirizzo al governo Amato su come affrontare i problemi della questione morale dell’Italia. Tutte quante le mozioni partivano da un dato. Bisognava impedire un intervento legislativo di ciò che stava avvenendo a Milano. Perché otto giorni prima c’era stato un compromesso Maccanico (il lodo ndr) agli affari costituzionali per chiudere la vicenda di Mani Pulite. Il rifiuto di quel compromesso è la causa della distruzione democratica del ventennio. Questo è il vero ricordo della grande sensibilità di Maccanico.