“Col camper di Renzi faccio crescere la startup Italia”

Intervista

In un ambiente dove il terreno è fertile e i contadini sono tanti e in gamba, spargendo semi digitali fiorirà l’innovazione reale. È da questa convinzione che Riccardo Luna, direttore di Wired (fino al 2011) e Che Futuro! e autore del libro appena uscito “Cambiamo Tutto!“, ha sviluppato la sua ultima creazione: StartupItalia!. Il progetto, realizzato insieme all’amico e collega David Casalini andato online da poche settimane, vorrebbe contribuire alla nascita di “una foresta pluviale dell’innovazione italiana”, applicando al Paese il concetto introdotto nel febbraio del 2012 dal saggio-best seller di Horowitt e Hwang.

Finora, nello schema dell’economia neoclassica, abbiamo sviluppato i nostri prodotti per “campi agricoli”, attraverso una coltivazione intensiva e meccanizzata con l’obiettivo di massimizzare il raccolto. Ma quando si parla di startup, questo approccio non va bene: in un ecosistema dove sono gli uomini e le idee a creare un plusvalore, troppo ordine e regole stringenti possono soffocare i tentativi sul nascere. E allora, cosa c’è di meglio di una foresta pluviale, disordinata ma “viva”, in cui far sbocciare nuove specie? Dalla California a Berlino, da Melbourne a Tel Aviv: è questa, secondo Horowitt e Hwang, la strada da seguire per creare la nuova Silicon Valley.

Secondo Luna la rivoluzione, in Italia, deve partire dalle radici, dalla cultura. “Quando parli di startup al bancone del bar ti guardano ancora come fossi un alieno. StartupItalia! vuole contribuire a cambiare questa mentalità”, spiega il giornalista a Linkiesta.it. Un obiettivo raggiunto solo in parte, secondo lui, dal Governo Monti, cui comunque vanno riconosciuti dei meriti per il lavoro svolto: “Rispetto al documento della task force, il decreto approvato a dicembre si è rivelato troppo timido. Ma è stato comunque un segnale importante, qualcosa da cui partire”, racconta. “Attenzione però: le strade della crescita non passano per forza dalle istituzioni: Facebook e Google, ripeto spesso, non sono nati per decreto”.

StartupItalia! vuole, prima di tutto, contribuire a colmare alcune delle lacune esistenti nell’ecosistema italiano: “Mi metto nei panni di un ragazzo che vuole fare una startup, oggi: non sa neanche dove si comincia, dove sono gli incubatori e gli spazi di coworking, non ci sono luoghi in cui confrontarsi con gli altri e chiedere una mano. Non c’è, per farla breve, una porta d’accesso che riunisca tutte le risorse e che insegni le basi del mestiere: come fare un pitch, sviluppare un business plan, approcciare in modo corretto un venture capitalist”. Il sito, online dal 21 marzo, ha già raggiunto 7000 iscritti: “Sono tantissimi. La sfida ora è creare l’engagement, l’interazione. Vorremmo creare un posto in cui le persone possano scambiarsi le idee e unire le forze”.

Per questo motivo, StartupItalia! gioca su due fronti: quello informativo e quello sociale. A livello informativo, il sito ospita dati aggiornati, infografiche, informazioni utili, contatti e soprattutto “storie”: storie di successi e fallimenti raccolte da una rete di collaboratori in giro per l’Italia e per il mondo, un modo per conoscere ed imparare da ecosistemi più esperti. Dal punto di vista sociale, invece, c’è spazio per l’interazione. Una startup può registrarsi, aggiornare il proprio status, chiedere pareri e consigli, essere ‘followata’ dai venture capitalist che possono mettersi in contatto direttamente con i fondatori. “L’idea”, spiega Riccardo Luna, “è quella di creare una rete che unisca questo mondo ancora troppo frammentato, un pezzettino dopo l’altro”.

Per unire i puntini dell’innovazione italiana, StartupItalia! ha deciso di appoggiarsi ad un mezzo ben poco digitale: il camper che Matteo Renzi ha usato, nel 2012, per la campagna elettorale delle primarie Pd. Nei prossimi mesi, il Barcamper attraverserà lo stivale per incontrare da vicino le startup più promettenti. Le prime tappe sono state Roma, alla conferenza Codemotion, Milano e Cagliari, ma ci sarà spazio anche per qualche puntata in Europa – Berlino, Londra, Parigi e non solo. Alla guida ci sarà Gianluca Dettori, venture capitalist e fondatore, nel 1999, di Vitaminic, il primo distributore discografico digitale del continente. A bordo, due videomaker racconteranno lo sviluppo del progetto giorno dopo giorno.

“L’idea è toccare tutti i fab lab, gli incubatori e gli acceleratori d’Italia (e d’Europa)”, spiega il giornalista. “Sarà un progetto di comunicazione ma anche di vera indagine giornalistica, che ci permetterà di capire – al di là degli slogan – come possiamo inventare e ricostruire il lavoro a partire da un’idea innovativa”. Il Barcamper incontrerà 1000 startup in 40 differenti città: i cento progetti più interessanti verranno affiancati ad altrettanti esperti durante un evento chiamato Techweek. Ai dieci migliori, poi, sarà offerta l’opportunità di spiegare il progetto ad una platea di finanziatori, in un grande evento che concluderà il tour.

StartupItalia! guarda all’America di Obama, ma senza strafare: “Abbiamo iniziato con grande umiltà. Anche noi siamo una startup, e come tutte le startup rischiamo di fallire in nove casi su dieci È un progetto grande, forse anche più grande delle nostre stesse forze, ma ci vogliamo provare”. Dietro al grande entusiasmo, la consapevolezza della bontà degli attori impegnati sul campo: “Realtà come Jobrapido, come Ecce Customer, come Beintoo sono esempi di come il talento italiano, se adeguatamente sostenuto e valorizzato, sappia conquistare il successo. Dobbiamo tutti imparare a fare tesoro di queste esperienze, affinché quella grande startup che si chiama Italia possa davvero crescere e fiorire rigogliosa”.  

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