L’incrocio «mortale» della fine della seconda repubblica non si consuma solo tra la nascita di un nuovo governo e la nomina del prossimo presidente della Repubblica, ma s’incastra pure nella scadenza dei prossimi manager pubblici. È una battaglia sotterranea quella dei cosiddetti «boiardi» di stato, economica e politica, che vede entro la fine di questo mese la prima tornata di nomine in un’istituzione chiave come la Cassa Depositi e Prestiti o come nel Fondo F21 e Ferrovie di Stato, ma che si concluderà nel 2014 con il rinnovamento di board come quelli Eni, Enel, Poste e Finmeccanica.
L’incastro è delicato. E vede la fine del quinquennio di potere nato sull’asse Berlusconi-Tremonti, con la mediazione di Gianni Letta al centro e Massimo D’Alema sul fronte invece del centrosinistra. A pesare sugli schemi e sugli assetti, quindi, non sono solo i tempi per la nascita di un nuovo esecutivo (con il futuro ministro dell’Economia ndr), ma pure il prossimo inquilino del Quirinale, che dovrà ratificare nei prossimi sette anni i prossimi «capitani coraggiosi» delle aziende pubbliche italiane.
La maratona, come ha anche ricordato il Sole 24 ore in un articolo del 27 marzo, è incominciata «con una doppia conferma di Lorenzo Bini Smaghi e Carlo Malacarne come presidente e amministratore di Snam». Questo pare il trend del momento. Ma adesso i fari si sono spostati tutti su Cdp, società pubblica tra le più ambite, dove a pesare sulle nomine è pure Acri, la lobby delle fondazioni presieduta da Giuseppe Guzzetti.
«La madre di tutte le battaglie» come l’hanno soprannominata negli ambienti si consumerà in un paio di settimane (il 17 aprile è convocata l’assemblea ndr) e non è ancora chiaro se sarà Vittorio Grilli, attuale capo del Tesoro, a sbrogliare la matassa: molto dipenderà dalla nascita o meno del governo al momento congelato dopo la nomina dei dieci saggi. Il groviglio qui è molto delicato. La presidenza di Franco Bassanini vacilla dopo lo scandalo di Mps, ma non è detto che alla fine l’attuale ministero dell’Economa non voglia lasciare tutto immutato, come appunto in Snam.
Certamente, proprio sulla presidenza di Cdp, sembrava avere buone possibilità proprio Grilli che ne è stato direttore generale e che nell’ultimo anno si è distinto per importanti «regali» alle fondazioni bancarie. Allo stesso tempo si mormora che l’attuale ministro dell’Economia vorrebbe riconfermare Giovanni Gorno Tempini come amministratore delegato di Cdp – nominato nel 2010 di concerto con l’ex ministro Giulio Tremonti – vicino al presidente di Intesa San Paolo Giovanni Bazoli ed espressione di un certo mondo bancario.
Non è un caso, fanno notare alcuni esperti del settore, che in pista per il Quirinale ci siano molti nomi che collimano con il tessuto economico politico che in questi anni ha governato sulle aziende di stato. Stiamo parlando di Giuliano Amato, molto vicino a Bassanini o dello stesso Romano Prodi, ex presidente del consiglio e soprattutto dell’Iri. Ma in pole ci sono lo stesso Letta e persino D’Alema.
Per Vito Gamberale non ci dovrebbero essere problemi invece di riconferma come amministratore delegato nel Fondo F2i, dove potrebbe far valere i buoni risultati raggiunti nell’ultimo anno. A tremare invece è Ettore Gotti Tedeschi, presidente del fondo strategico e pure consigliere in Cdp, travolto dalle indagini sullo Ior e in quelle su Finmeccanica. Sulla holding della Difesa, al momento, tutto tace, dopo le inchieste che hanno portato in carcere l’ex presidente e amministratore delegato Giuseppe Orsi. Ma il 15 aprile l’azienda di piazza Montegrappa dovrà rimpiazzare di fronte al nuovo amministratore delegato Alessandro Pansa tre membri del consiglio di amministrazione e qualche bullone potrebbe muoversi.
Tra questi potrebbe esserci il nuovo presidente, poltrona ambita sia tra i partiti sia tra i ministri attualmente in carica, tra cui in particolare quello della Difesa Giampaolo Di Paolo. Quest’ultimo però dovrebbe ricevere una deroga da parte del presidente della Repubblica. Altri nomi in ballo per Finmeccanica sono al solito quelli dell’attuale amministratore delegato di Ansaldo Energia Giuseppe Zampini.
Di certo dovrà essere affrontato anche il caso Ansaldo Sts, asset in odore di cessione, che alla fine di questo mese dovrà rinnovare la presidenza. Su Ferrovie dello Stato, invece, pare (quasi) certa la riconferma di Mauro Moretti che è stimato sia da centrodestra sia dal centrosinistra per il lavoro svolto in questi anni e si appresta nei prossimi anni a sbrogliare tutta la problematica legata all’Alta Velocità. Di minor importanza, ma strategica per l’Expo 2015, sarà il prossimo presidente di Fiera Milano dopo la morte di Giampiero Cantoni. Su quella sedia sono in tanti a volersi sedere in una partita che vede protagonisti anche il sindaco di Milano Giuliano Pisapia e il presidente della regione Lombardia Roberto Maroni.
Ma la nomina del prossimo presidente della Repubblica e del nuovo governo avranno riflessi sulla seconda parte della maratona del 2014, quando Paolo Scaroni – indagato nello scandalo Saipemm – potrebbe lasciare l’Eni e ci sarà anche un ricambio in Finmeccanica e Poste Italiane. Su queste tre caselle si dice che il nome forte sia quello di Corrado Passera, ministro allo Sviluppo Economico dell’attuale governo (prorogato) di Mario Monti. Ma c’è chi sostiene che anche il premier uscente potrebbe alla fine essere un prossimo «valido» manager pubblico.