Il governo è un’eccezione, nei comuni il Pd sta con Sel

Dietro la maschera da “moderati”

Sono giorni caldi in casa Pd. Giorni di passione che potrebbero presto sfociare in una resa dei conti fra le diverse anime dei democratici. Guglielmo Epifani, ormai segretario “traghettatore” da circa due settimane, oggi ha incontrato il gruppo parlamentare, cercando di tenerlo il più possibile unito, e disinnescando la voce diffusa sul rinvio del congresso al 2014: «Arriverà il tempo delle scelte, discuteremo e decideremo». Chiaro. Ma le anime democrat, o se preferite le “correnti”, sono sempre in fibrillazione. «Si respira un’aria da guerriglia», spiffera all’orecchio de Linkiesta un insider che frequenta la segreteria nazionale. E il primo appuntamento “significativo”, al quale guardano con interesse big e parlamentari, sono proprio le amministrative del 26 e 27 maggio. Perché lì si conoscerà quanto hanno influito la vicenda del Capo dello Stato e i 55 giorni di passione dell’ex segretario Pier Luigi Bersani.

I sondaggi sono drammatici. Da quelli di Alessandra Ghisleri, storica sondaggista di Silvio Berlusconi, a quelli Swg commissionati da dalla trasmissione di Rai3 Agorà, il Pd sarebbe ai minimi storici e oggi racimolerebbe un misero 20 per cento. Numeri che preoccupano Largo del Nazareno, sede del Partito democratico, e mettono sotto pressione il neo segretario Guglielmo Epifani, che, secondo alcuni, potrebbe essere messo in discussione dopo la tornatina elettorale in arrivo. «Le amministrative potrebbe essere un’arma a doppio taglio», spiega a Linkiesta un parlamentare di rito dalemiano. Perché «alle amministrative l’asse portante del centrosinistra sarà con SeL, e ciò potrebbe ledere non solo ad Epifani ma anche al governo Letta».

In sostanza, nei sedici capoluoghi di provincia coinvolti nella tornata elettorale di cui siamo alla vigilia, l’asse privilegiato dell’alleanza è quello fra il Pd e il partito di Nichi Vendola (Sinistra ecologia e Libertà). A livello locale il cartello “Italia Bene Comune“, slogan e manifesto elettorale delle primarie dello scorso 25 novembre, che si basava su un centrosinistra senza trattino che guardava al socialismo europeo, funziona «benissimo», e potrebbe addirittura portare a far vincere centrosinistra.

Dalla Capitale a Brescia, passando per Lodi, Massa, Pisa e Treviso, la formula sarebbe sempre la stessa per il primo turno: asse Pd-SeL, che in alcuni casi, come Barletta, Iglesias, Isernia e Siena, può allargarsi anche a Scelta Civica di Monti. Ma le percentuali del partito dell’ex Presidente del Consiglio non sono così significative da consentire al centrosinistra il salto di qualità. Ecco perché al Nazareno tremano alla sola idea che dalla tornata elettorale possa uscire un centrosinistra addirittura rinvigorito. Sopratutto dopo le critiche di Epifani alla manifestazione della Fiom, e lo scontro con Vendola e Landini.

Ma dallo stato maggiore del Pd in Largo del Nazareno minimizzano, e uno come Walter Verini, fedelissimo di Veltroni, rimanda il pallone dall’altra parte del campo: «Non ci deve essere una omogeneità tra il governo nazionale e il governo locale. Gli accordi nazionali si fanno sui problemi nazionali. Mentre a livello locale si fanno accordi sui problemi locali. Del resto – continua Verini – dopo il risultato elettorale noi ci siamo trovati di fronte a due alternative: da un lato tornare alle urne con questo sistema elettorale, dall’altro definire un programma attorno ad alcuni punti come la legge elettorale e le riforme necessarie». Di altro avviso il parlamentare di SeL Gennaro Migliore: «Il centrosinistra c’è nel Paese e l’attuale maggioranza non viene sentita dall’elettorato. Noi siamo convintamente di centrosinistra: un’alleanza che c’è in quasi tutti i comuni italiani».

E la dimostrazione che sui territori ci sia voglia di un centrosinistra con un’asse privilegiato Pd-SeL la fornisce, ad esempio, una realtà come quella della “rossa” Pisa. Dove l’uscente democrat Marco Filippeschi è riuscito a riconquistare il movimento di Nichi Vendola. «Si è aperto un tavolo in cui SeL ha riconosciuto il buon lavoro della giunta uscente», spiega Antonio Mazzeo, consigliere comunale uscente del Pd. D’altronde, continua Mazzeo, «il partito nazionale deve partire dai territori se vuole fare un cambio. La ripresa del Paese parte da qui, dalle città attraverso quattro parole chiave: equità, solidarietà, sviluppo e opportunità. Quello che facciamo sui territori è l’idea di Paese che noi abbiamo». E non sembrerebbe il solo…

Twitter: @GiuseppeFalci

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