È in clima precongressuale il partito democratico. E non importa che il governo «di servizio» sia guidato dall’ex vice segretario nazionale del partito Enrico Letta. A Largo del Nazareno, quartier generale Pd, si guarda oltre. L’appuntamento congressuale, fissato «entro ottobre», preoccupa lo stato maggiore dei democratici ancora scossi da ciò che è successo durante l’elezione del Capo dello Stato. I 101 franchi tiratori sono una ferita indelebile che difficilmente sarà rimarginata. Una ferita che ha spappapolato ancor di più un partito vittima del correntismo.
Ecco perché già si guarda con interesse alla campagna tesseramenti del 2013. Una campagna «fondamentale» – spiegano dal Nazareno – perché nel giro di mesi si celebrerà il match congressuale. Le tessere sono state inviate in tutte le regioni «già a metà marzo». Ma a causa dei sommovimenti interni, dell’elezione del Capo dello Stato, della formazione del governo, il tesseramento è stato un po’ congelato, e soltanto da qualche settimane le tessere «sono state distribuite a tutti i circoli d’Italia». Difficile prevedere come andrà a finire, ma i primi segnali che arrivano al quartier generale del Nazareno lasciano qualche dubbio. Del resto, «dopo tutto quello che è successo nei famosi 55 giorni di Bersani chi vuoi che si tesseri al Pd?», scherza un parlamentare di rito franceschiniano.
Da Milano a Catania il popolo democrat storce il naso all’idea di dover compilare il modulo di tesseramento. Alfredo D’Attorre, segretario regionale del Pd Calabria, una delle regioni con il più tasso di elettori per Pier Luigi Bersani, non si sbilancia: «Il trend è appena cominciato. È ancora prestissimo. Tenga presente che al centrosud la campagna tesseramenti si sviluppa un po’ più avanti. È fisiologico. Mentre al centronord si sviluppa prima».
È usuale, fa trapelare un democratico siciliano, che «i signori delle tessere, i cosiddetti capi-correnti, arrivino con il mega assegno e acquistino uno stock di tessere». Nella regione guidata di Rosario Crocetta, il movimento politico del governatore, “il Megafono”, sta contribuendo a svuotare ed enfatizzare il fenomeno del fuggi fuggi dal Partito democratico. Ovviamente il segretario regionale Pd Giuseppe Lupo sdrammatizza: «C’è un dibattito accesissimo». Ma da alcuni circoli sparsi nell’isola fanno sapere che «sarà difficile che si riconfermi il dato di tesserati del 2012». Del resto, spiega a Linkiesta il parlamentare catanese Giovanni Burtone, «non c’è dubbio che la vicenda del Capo dello Stato ha dato la visione peggiore del Pd».
Ma i democratici soffrono anche in regione “rosse” come Toscana ed Emilia-Romagna. E ciò, come riferiscono a Linkiesta, potrebbe favorire la sinistra radicale del governatore pugliese Nichi Vendola. D’altronde, a Bologna, che è anche la città di Romano Prodi, «risulterà arduo trattenere soprattutto i vecchi militanti del Pci-Pds-Ds». E anche la denuncia di Occupy Pd sul boom di tessere nella città di Torino è stata smentita dal responsabile dell’organizzazione del Pd piermontese Michele Paolino: «Quella roba lì si riferisce al tesseramento del 2012. È stato semplicemente esteso il tesseramento del 2012 fino al gennaio del 2013». Semplice.
Insomma, lo scontento fra la cosiddetta “base“ del Pd starebbe crescendo ora dopo ora. La quota di tesserati del 2012, pari 553 mila, risulterebbe «quasi» impossibile da toccare. E ad approfittarne sarebbe proprio l’ex rottamatore Matteo Renzi. Ogni giorno nascono associazioni a sostegno del sindaco di Firenze in tutto lo stivale. In Sicilia si chiamano “Big Bang”, in Lombardia “Adesso”, in altre parti d’Italia “Officine democratiche“. L’obiettivo sarebbe sempre lo stesso: «Allargare il più possibile il fronte del consenso anche fuori dagli steccati del centrosinistra». Insomma: sfondare a destra, al centro, e riaprire agli insoddisfatti che un tempo votavano Pd.
Dall’inner circle di Renzi minimizzano: «Noi non ne sappiamo nulla. Spesso leggiamo di iniziative, ma non c’è una rete. Sono iniziative spontanee». Ma i parlamentari renziani, da Davide Faraone a Simona Bonafè, passando per Matteo Richetti e Maria Elena Boschi, sarebbero tutti mobilitati, e starebbero organizzando iniziative per la presentazione del nuovo libro del sindaco di Firenze.
Un libro che sta dando parecchia visibilità all’ex rottamatore. Una visibilità che sarebbe stata (addirittura) cercata «perché il libro è stato scritto in tutta corsa in circa 10 giorni». In questo modo, profetizzano i sondaggisti, «la sua popolarità potrebbe tornare agli standard della campagna elettorale primarie». Matteo non ha alcuna intenzione di andare al congresso. Puntellerà il governo Letta, toccherà temi cari ai grillini, come il finanziamento pubblico, ma non perderà di vista l’elettorato moderato a lui caro. E spera che si torni alle urne in autunno. La “Renzi-machine” è già pronta. E dalla diffusione a macchia d’olio di associazioni e comitati pro sindaco di Firenze sembra quasi che gli elettori di Matteo non vedano l’ora di scendere in campo.
Twitter: @GiuseppeFalci