In questi tempi di “caccia al politico” c’è una cosa ben peggiore e fastidiosa della “casta” arroccata nei palazzi del potere e insensibile ai lamenti di un paese che soffre i morsi della crisi: il professionismo mediatico dell’anti casta. Alimentato da chi passa il tempo a spiare dal buco della serratura la politica e i politici in un modo talmente ossessivo e spaccacapello da perdere di vista la proporzione delle cose e dei fatti, senza più distinguere tra abusi e privilegi davvero insostenibili e scandalosi, che ci sono e vanno denunciati, da strumentalizzazioni che servono solo a depistarci dai problemi veri del paese.
Si prenda ad esempio l’ultima puntata della telenovela Finocchiaro. Riassumiamo brevemente: l’Espresso on line pubblica un articolo dal titolo “E Finocchiaro ricasca nella Sma” in cui si descrive l’ex capogruppo Pd al Senato, appunto Anna Finocchiaro, intenta a farsi fare la spesa al supermercato dalla scorta, come la volta scorsa all’Ikea. L’esponente democratica, risentita, spedice una letterina al sito smentendo la versione raccontata nell’articolo. A sua volta la testata conferma il fatto, aggiungendo che ci sarebbero dei testimoni pronti a provarlo. Al che Finocchiaro, via Twitter, passa direttamente al contrattacco: «Vista la risposta de @espressonline non mi resta che adire le vie legali per ripristinare la verità dei fatti e tutelare la mia onorabilità».
Lasciamo ovviamente al tribunale dipanare la matassa, ed è possibile o probabile che sia corretta la versione riportata dai colleghi del settimanale. Ci mancherebbe. Quel che però ci interessa è il punto di merito dell’intera vicenda e lo ha colto benissimo, sempre su Twitter, Riccardo Chiaberge, con un pensierino che facciamo nostro: «Adesso anche la spesa alla Sma di @FinocchiaroAnna. Non abbiamo cose più serie di cui occuparci? L’ossessione della casta rasenta il comico…». Chiaberge ha ragione. Delle volte la sproporzione, il campo illuminato, l’energia che ci si mette a sfondare la porta aperta di una politica ripiegata e in difficoltà, a tratti fallimentare, ha del paradossale. E sottintende un nondetto che va sfatato: ossia un mondo (ideale) in cui ad una società civile pura e immacolata si contrappone una casta politica furbetta e maneggiona. Questa convinzione giacobina è una sonora leggenda anzi la politica è l’esatto specchio della società che rappresenta, nel bene e nel male. In rari casi della storia è stata un po’ migliore ma quasi mai peggiore. Per dire: nel 1994, agli albori della seconda repubblica post tangentopoli, ci fu già una grande infornata di società civile nei palazzi della politica, al grido di vade retro politica corrotta. Beh, il risultato, venti anni dopo, non è certo stato dei migliori…
Questo non vuol dire che si debba passare sopra ad abusi e privilegi della casta, ci mancherebbe. Ma il buco della serratura, il cavillo trasformato in caso di stato sempre e comunque, il voler fare di tutta l’erba un fascio solo perchè la mistica dell’anti casta oggi si porta bene in società, non solo è comico come dice Chiaberge, ma alla fine diventa stucchevole. E probabilmente pericoloso.
Twitter: @AlfieriMarco