«Arriverò con una carriola piena di documenti, come l’avvocato Carlo Federico Grosso al processo Parmalat dove ne difendeva 30mila…» Ennio Amodio, storico principe del foro, difensore di Giuseppe Orsi, conversando con i giornalisti, chiude con questa battuta la prima udienza del processo che vede l’ex amministratore delegato e presidente di Finmeccanica indagato per corruzione internazionale e frode fiscale per la commessa di 12 elicotteri AW101 per l’India del valore di 500 milioni di euro dove sarebbe stata versata una tangente di 51. Si svolge tutto nel piccolo tribunale di Busto Arsizio, dove c’è una sola sezione penale, che potrebbe presto accogliere personaggi di fama mondiale, come le televisioni di tutto il mondo.
Il prossimo 11 luglio ci sarà la seconda udienza cheprobabilmente rimanderà tutto a dopo l’estate quando si entrerà nel vivo del dibattimento. Ma le strategie della difesa «dell’Ingegnere» (soprannome di Orsi ndr) sono già state delineate durante il primo giorno di processo, con il deposito della lista di testimoni e dei consulenti tecnici. E soprattutto con il materiale con cui Amodio vuole smontare il reato di corruzione per 50 milioni di euro mosso dall’accusa all’ex numero uno di piazzale Montegrappa. La mole degli atti di indagine è immensa. Circa 110mila pagine di documenti, 3 dvd con all’interno più di 528 conversazioni telefoniche. «Forse molte di più» sostiene la difesa.
Gli avvocati di Orsi hanno convocato in Procura cinquanta testimoni. Da tutto lo stato maggiore della Difesa italiana fino ai multimiliardari come l’australiano Lindsay Fox (nel 2009 era tra i primi dieci più ricchi d’Australia ndr) o al patron della Tata, Ratan Tata, dall’ex sottosegretario al ministero della Difesa Guido Crosetto all’attuale amministratore delegato dell’azienda di piazzale Montegrappa Alessandro Pansa o ai tecnici che hanno costruito gli elicotteri venduti al governo indiano. Non solo. Secondo Amodio ci sarebbero dei vizi di forma anche nel modo in cui sono state richieste le intercettazioni. Insomma è tanta la carne al fuoco per un processo che di certo farà parlare di sé in quasi tutte le parti del mondo.
Sono infatti citati cittadini indiani, americani, svizzeri, francesi, inglesi: c’è persino un teste, Christopher E.Kubask residente a Las Vegas e direttore generale della Lockheed Martin. A questo si aggiunga che le indagini sono ancora in corso. E nemmeno dieci giorni fa sono state depositate altre intercettazioni effettuate nelle carceri dove sono finiti rinchiusi alcuni imputati. Poi si attende la richiesta di estradizione di Guido Ralph Hascke dalla Svizzera richiesta dal pubblico ministero Fusco.
L’intermediario che gestì la commessa sin dall’inizio, facendo da tramite tra l’India e l’italia, è uno degli uomini chiave di tutta la vicenda. Insieme con lui pure Stefano Borgogni, l’ex responsabile delle relazione esterne di Finmeccanica durante la gestione di Pierfrancesco Guarguaglini (precedente a quella di Orsi) che ha fatto partire parte dell’ultime inchieste sulla holding della difesa. Amodio si è chiesto che venga fatta chiarezza «sul come e perché Borgogni avrebbe saputo certe cose, chi sono le sue fonti», e che «siano messi in luce alcuni aspetti fondamentali per la stessa credibilita» di Borgogni.
Punto su cui l’avvocato Amodio ha particolarmente insistito è stato poi quello legato agli incarichi per Ids India e Ids Tunisia per l’esecuzioni dei lavori di engineering. Starebbe qui, secondo l’accusa, il passaggio di denaro della tangente coperto da finti contratti di consulenza. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, in sostanza, sarebbero stati realizzati dei contratti fittizi di ingegneria con due società, appunto una indiana e una tunisina (Ids Tunisia e Ids India) per «la digitalizzazione in 3D di altri elicotteri».
Amodio vuole portare tutti i documenti e i dischi che testimoniano che quel lavoro è stato effettivamente svolto. E dimostrare «che nulla di irregolare, nulla di illegale è avvenuto nella gara indiana ed è convinto di poter dimostrare che quegli elicotteri Agusta Westland sono stati comperati perchè, come è riconosciuto a livello mondiale, sono i migliori».
Alle prossime udienze ci sarà anche Orsi come annunciato dal legale milanese. La difesa dei due imputati aveva provato a battere anche la strada della legittimità costituzionale, non riconosciuta dal collegio di giudici presieduto da Toni Adet Novik per manifesta «infondatezza». In una pausa del dibattimento Amodio, ha spiegato di «non aver avuto tempo sufficiente il materiale probatorio nella sua interezza, per preparare adeguatamente la difesa del mio assistito». E siamo solo all’inizio.