A Lisbona i muri raccontano la crisi – Fotogallery

Graffiti, stancil, stickers, disegni,

A Lisbona i muri parlano come non lo avevano fatto da quel 25 aprile. Era il 1974, ai tempi della Rivoluzione dei garofani. I capi della protesta si erano accordati con il responsabile di Límite, un programma musicale di radio Renascença, perché trasmettesse Grândola vila morena, la canzone simbolo del movimento operaio, all’epoca proibita dal regime di Salazar. Sui muri comparvero garofani rossi e scritte inneggianti alla sommossa.

Adesso, in tempi di crisi economica e di politiche d’austerità, senza contare i due ministri dimissionari e un governo che vacilla, l’arte è ritornata in strada. Prepotente. Da una parte scritte coi gessi, graffiti, stancil, stickers, disegni, annunci. Dall’altra le opere di writers come il portoghese Vhils, i brasiliani Os Gémeos o l’italiano Blu. 

Vhils

Os Gémeos

L’opera dell’italiano Blu nell’avenida fontes pereira de melo contro le grandi compagnie petrolifere

Piccole dichiarazioni di odio e amore, di lotta e proteste, di disperazione e solitudine, di ribellione. Molte ironiche, altre amare. Non si può fare a meno di notarle: si leggono a ogni angolo di rua o sulla facciate dei palazzi dell’avenida: «Muri bianchi, popolo muto», «Grida», «Finché il debito non ci separi», «I ricchi devono pagare la crisi», «Il gallo di Barcelos al potere», «Qui potrebbe viverci della gente», «Sveglia, Portogallo».

Laura Ramos, 38enne giornalista e Dj, le fotografa e le registra da anni. Ne ha collezionate più di cinquemila sulla sua pagina Facebook O que diz Lisboa?, un archivio composto di semplici scatti con il suo smartphone. 

Laura Ramos

Ci sono tutti, dai più originali ai più artistici. Molti poi sono un’alternativa a buon mercato agli azulejos, le tipiche piastrelle di ceramica dal sapore arabo. Il comune di Lisbona negli anni Novanta lottava con ogni mezzo questo «vandalismo», alla fine si è lasciato travolgere dall’ondata della street art e ha messo a disposizione perfino dei pannelli di legno nella Calçada de Glória. Fanno parte del progetto chiamato Galleria d’Arte urbana (Gau) che l’amministrazione ha promosso nel 2008 per abbellire i quartieri degradati o colorare squallidi muri che feriscono la vista dei cittadini, e soprattutto dei turisti. Ma il graffito, fuori da questi eventi, resta illegale. Forse per questo il suo fascino rimane indenne nel tempo.

Gli artisti dipingono facciate e muri di vecchie fabbriche o case abbandonate e ricordano a tutti che Lisbona è sì una città antica, vecchia, ma nonostante la recessione, la disoccupazione, le paure quotidiane, continua ad essere giovane e appassionata, capace di attirare ancora migliaia di studenti Erasmus ogni anno. E di sedurre i viaggiatori.

Oggi le scritte riempiono la città più delle rivendicazioni politiche, delle manifestazioni anti-troika e dei sogni lasciati a metà. Anzi, i sogni, a dire il vero, ci sono sempre. Perché se nessuno sembra aver in mano una soluzione alla crisi che sta spazzando via quel poco che il Portogallo aveva messo su per creare investimenti e lavoro, cosa c’è di meglio di un sorriso, pensano i lisboneti. Solo la bellezza, dicono, li può salvare. E d’altronde i portoghesi di questo governo sono parecchio stanchi. Anche questo si legge sui muri. Tant’è che il Parlamento nei ultimi tempi si è dato da fare per far passare una legge per aumentare le multe su qualsiasi scritto o dipinto, che in ogni caso andrebbe prima autorizzato: insomma, una sorta di censura preventiva.

Occupa S. Bento (sede del Parlamento)

Angela Merkel con i burattini della politica portoghese

Lista di persone di cui avere timore

Questo bacio ci lascia senza un soldo

Sacrifici sto c…o!

In nome di Sonae, Amorin (due colossi della Gdo) e della Banca Spirito Santo Amen.

che crisi?

Lisbona trasmette una sensazione di decadenza. Su questo tutti, tra chi passa e chi resta, sono concordi. Forse è una tipica espressione della saudade, come diceva la più grande cantante di fado, Amália Rodrigues. 

Insomma una decadenza molto antica, che negli ultimi tempi però è diventata profonda. La città fisica presenta delle ferite. Basta farsi un giro nei quartieri storici di Baixa e Alfama: negozi chiusi per morosità e un susseguirsi di edifici in rovina o in attesa di essere demoliti.

Che il decadimento non sia legato a questo crollo economico è un po’ un mantra che i lisboneti si ripetono. «Il Portogallo è stato in crisi da sempre». Prima dell’arrivo della troika, prima dell’ingresso nell’Unione europea, prima che António Salazar facesse promesse da marinaio, prima che la Repubblica andasse in malora e la monarchia fallisse. Forse solo ai tempi delle colonie americane, dell’oro che arrivava dal Brasile, il Portogallo ha vissuto il suo piccolo momento di ricchezza. Poi una lenta involuzione.

Secondo gli ultimi dati ufficiali in città si contano 12mila edifici in rovina, su un totale di 55mila. E i prezzi delle case continuano ad aumentare – da 2.500 a 3 mila euro al metro quadro – mentre i salari scendono a picco, con un minimo di 560 euro. Le famiglie giovani vanno in periferia e la città negli ultimi dieci anni ha perso circa 100 mila abitanti. Indietro restano gli anziani, i disoccupati, i poveri. E, appunto, le scritte sui muri. «Molto di quello che dicono le persone – al bar, al mercato, in famiglia – è scritto sulle pareti», dice a Linkiesta.it Laura Ramos, alle prese con l’allestimento di una nuova mostra al Café Maravilha. Ma non è solo una sequela di proteste. C’è anche un aspetto quasi magico che contraddistingue da sempre le facciate di Lisbona, fatte di fantasie, ritratti e amore.

Martin Luter King

Fernando Pessoa

Audrey Hepburn

Amy Winehouse

Ti incontro in tutte le strade

Vuoi innamorarti?

«Tutto è cominciato in rua da Rosa nel 2006. Ho visto la scritta One day I will paint all of it! e ho scattato una fotografia con un telefonino. Sono fotografa ma non è che vado in giro sempre con la macchina fotografica. Con il celullare è molto più semplice, l’ho sempre con me quando vado in giro per la città. Mi sono resa conto che Lisbona diceva molte cose. E che lo faceva per iscritto. Così ho fatto i primi scatti nel quartiere di Barrio Alto ed è nato il mio archivio», ricorda la fotoreporter.

La maggior parte delle opere che Laura Ramos ha fotografato non esistono più. Molti parlavano della dittatura ma, quasi quarant’anni dopo, i messaggi non sono cambiati: «Sono il ritratto di una generazione, la voce di una città. Ma anche l’espressione dell’attualità, le preoccupazioni e i pensieri della gente. Io immortalo le scritte perché mi sembra importante che ci sia un archivio storico di questi pensieri. È un’arte effimera, un giorno sta lì e il giorno dopo è sparita». Sparita sì, magari per far posto ad un altro dipinto.
Insomma Lisbona dice tante cose e il potere di queste frasi è «immenso. Rimangono fissate a muro, riescono a trasmettere un messaggio preciso e a sensibilizzare la gente». E non solo sulla situazione economica e la crisi politica.
Sui muri c’è davvero di tutto: dalla ricetta culinaria alle frasi scribacchiate dai bambini. Insomma, è tutta la città che scrive. Con «carta e penna».

Twitter: @si_ragu

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