«Sono sobrio da quattro giorni. Sto combattendo e vincerò. È stato solo un episodio, posso farcela». Queste le parole – riportate dal Sun – che avrebbe detto Paul Gascoigne, 46 anni, dopo essere scomparso per giorni.
Quando era a Roma, sponda biancoceleste, erano soliti cantargli «facci il ruttino, Gascoigne, facci il ruttino». E sì perché Paul Gascoigne classe 1967, nato a Gateshead – cittadina di 80mila abitanti del nordest dell’Inghilterra – il suo conto con l’alcool lo ha aperto molto tempo prima di appendere le scarpette al chiodo. Lo stesso conto che lo ha portato al ricovero lunedì scorso in un ospedale di Londra, dopo che un’ambulanza lo aveva soccorso in uno stato tale di ubriachezza da portarlo al collasso. Non si sono avute più notizie di lui per giorni,anche se forse è sempre rimasto in incognito in ospedale. Il Sun giovedì 11 luglio ha pubblicato in prima pagina la foto di un Gascoigne visibilmente deperito, con accanto la scritta “don’t give this man drink” (non date da bere a quest’uomo).
CONSIGLIATO: If the Sun really wants to help Paul Gascoigne, it should leave him alone
La carriera di Gazza è stata costellata da colpi di scena fuori e dentro il campo. Il primo contratto lo firmò nel 1983 con il Newcastle: guadagnava 25 sterline a settimana, puliva gli spogliatoi e le scarpe dei giocatori. Lui lo chiamava “l’apprendistato”. Esordisce nel calcio professionistico il 13 Aprile 1985 grazie a Jack Charlton che lo butta nella mischia a soli diciassette anni. Fu in quel periodo, pare, che Gascoigne cominciò a manifestare i primi comportamenti bizzarri. Una volta mise in moto un trattore parcheggiato vicino ai campi di allenamento, senza avere la minima idea di come si guidasse. Riuscì a saltar giù prima che il trattore si andasse a schiantare contro la parete degli spogliatoi. Quando era ancora nelle giovanili del Newcastle portò via dal campo gli scarpini del suo idolo Kevin Keegan. Voleva farli vedere ai suoi compagni di scuola, l’idea, però, non si rivelò geniale perché dimenticò uno scarpino su un autobus tornando da scuola.
Il terreno di gioco fu il suo unico palcoscenico: i compagni di squadra gli avversari e soprattutto gli arbitri, attori protagonisti del suo show. Alternava colpi di classe cristallina a spassosi siparietti che esaltavano il pubblico. L’imprevedibilità dei suoi comportamenti all’interno del rettangolo di gioco si manifestavano per mezzo dell’esasperazione di una gioia di un gol o per la disperazione di un’ammonizione di troppo. Memorabile la scena durante i mondiali del 1990. Si giocava la semifinale tra Inghilterra e Germania: al termine di una serie di dribbling nei confronti degli avversari, Gascoigne finisce per falciare in scivolata il difensore tedesco Thomas Bertold. L’arbitro gli mostra un cartellino giallo che significa squalifica per l’eventuale finale, che tuttavia l’Inghilterra non giocherà: il centrocampista inglese vive un dramma sportivo e scoppia in lacrime.
Quella degli arbitri sarà una vera e propria ossessione per Gascoigne. Nel 1995, vittima della goliardia dell’allora centrocampista dei Rangers Glascow fu l’arbitro Dougie Smith. I Rangers affrontano l’Hibernian e al termine di un’azione che lo vede protagonista, Gascoigne raccoglie il cartellino giallo caduto dal taschino del direttore di gara. Sono bastati pochi passi, quelli che lo distanziavano dall’arbitro, per far scattare nella mente di Paul l’idea di mettere in scena il suo ennesimo sketch: ammonire l’arbitro. Smith non gradisce e lo ammonisce. Meno permaloso fu l’arbitro Roberto Bettin che a seguito di una protesta di Gascoigne in un Lazio-Sampdoria del 1993 estrae dalla tasca non il cartellino ma un chewing gum: invito a nozze per Gazza che ringrazia e inizia a masticare.
In Italia arriva nel 1993, lo acquista la Lazio per una cifra superiore ai 23 miliardi. Nella capitale le sue prestazioni non sono esaltanti, indossa la maglia biancoceleste per tre stagioni collezionando 43 presenze e realizzando soltanto sei reti. Tuttavia riesce a entrare nel cuore dei tifosi laziali, un po’ per i suoi atteggiamenti sopra le righe, ma soprattutto per un gol realizzato nel suo primo derby contro la Roma. Un colpo di testa che a quattro minuti dalla fine permette alla Lazio di evitare la sconfitta contro gli odiati cugini giallorossi. Ma Paul Gascoigne ha regalato anche delle gioie ai tifosi inglesi, una su tutte quella contro la Scozia agli europei del 1996 giocati proprio in Inghilterra. Succede tutto in pochi minuti: sull’uno a zero per i padroni di casa Seaman para un rigore al capitano scozzese Gary McAllister. Nell’azione successiva Gascoigne, ricevuta palla da un compagno al limite dell’aria, scavalca con un sombrero di sinistro il difensore scozzese e al volo di destro realizza la rete del raddoppio.
Twitter: @FabrizioMarino_