C’hanno provato in tutti i modi a far eleggere Daniela Santanché vice Presidente della Camera. Ma la “pasionaria”, voluta fortemente da Silvio Berlusconi «perché mi è stata sempre vicina in questi mesi di sofferenza», è un nome “divisivo” anche all’interno del Pdl. Il Parlamento decide a maggioranza con 193 voti di scarto di rinviare il voto per la scelta del vice Presidente della Camera e del segretario d’Aula. «Meglio rinviare», è il mantra che circola fra i parlamentari della maggioranza uscendo dall’Aula. In sostanza prevale la linea del capogruppo di Scelta Civica, Lorenzo Dellai, che già a metà mattinata diffonde un comunicato dal sapore democristiano: «Ritengo che sarebbe del tutto ragionevole una pausa di riflessione e in questo senso il gruppo di Scelta Civica si esprimerà nella riunione di capigruppo convocata per le 13».
“Il governo del rinvio”, così come è stato ribattezzato da un parlamentare di SeL, non trova una soluzione. La maggioranza è scollata. Questa volta non è il Pd a far saltare il tavolo. Ma il gruppo del Pdl diviso fra “falchi” e “colombe”, con i secondi che sotto sotto remano contro il nome della fedelissima del Cavaliere. Tant’è che in Transatlantico più di un pidiellino allarga le braccia: «Metà Pdl non la vuole, fra questi ci sono l’area socialista che fa riferimento a Cicchitto, gli ex Dc come Gianfranco Rotondi, e gli ex An». Insomma lo spettro dei franchi tiratori è dietro l’angolo, e una sconfitta in Aula potrebbe destabilizzare una maggioranza già labile. Fino a poco prima delle 13 i democrat cercano una mediazione su un nome più “leggero” da digerire, pur sempre una donna ma con un curriculum meno ortodosso come quello Stefania Prestigiacomo. L’ex Ministro dell’Ambiente raggiunge Montecitorio poco prima di pranzo. Ha i riflettori puntati perché sarebbe lei il nome sul quale potrebbero convergere i 293 parlamentari del Pd. Ma per non lasciare trapelare alcunché, diffonde un tweet pro “Daniela”: «È inaccettabile rimanere per mesi senza vice Presidente della Camera. Mi auguro che sia infondata la voce di un rinvio. Oggi si deve votare. Ed eleggere il nostro esponente che è Santanché».
Alle 13 scatta l’ora x. Si riuniscono i capigruppo ma non si raggiunge l’accordo né sul nome né tanto meno sul rinvio: si esprimerà l’Aula se rinviare o meno il voto sull’elezione del vice Presidente della Camera e del segretario d’Aula. In questo modo, riferiscono alcuni parlamentari della maggioranza di rito democratico, «evitiamo che il M5s possa eleggere la sua candidata». Del resto le divergenze non riguardano soltanto il Pdl, ma anche all’interno di Scelta Civica si starebbe disputando un match, dall’esito non scontato, fra i montiani e le truppe dell’ex Presidente della Camera Pierferdinando Casini. Insomma regna il caos.
Alle 14 il Presidente della Camera Laura Boldrini apre la seduta. Il primo a parlare è il capogruppo del M5s Riccardo Nuti: «In quest’aula non si può continuamente rinviare, si deve lavorare. Questa maggioranza ha fondato un nuovo tipo di Repubblica: la Repubblica del rinvio». Fra i banchi del Pd i più vicini al M5s, quelli che avrebbero voluto il “governo del cambiamento”, annuiscono. In realtà i pentastellati insieme a SeL avrebbero potuto eleggere Francesca Businarolo, giovane grillina di origine padovana, scelta per controbilanciare la candidatura della Santanché.
Ma, continua Nuti, «ci ritroviamo, in un momento in cui il Paese muore, a discutere di Santanché sì, Santanché no: non sono questi i problemi del Paese». Insomma i pentastellati sono isolati. Perché dietro la partita della vicepresidenza della Camera si nascondono due nodi: i dissidi all’interno del partito del Cavaliere, e la tenuta della stessa maggioranza. Ecco perché ancora Lorenzo Dellai interviene durante il dibattito per ribadire che è utile «ricostruire quel clima di collaborazione che aveva dato origine all’ufficio di Presidenza e pertanto ci sembra ragionevole rinviare questo voto». In questo contesto con 193 voti di scarto la Camera approva il rinvio della votazione. Ma la “pitonessa” Santanché resta comunque in pista. Muso a terra esce senza farsi vedere dai cronisti presenti in Transatlantico. «Nessun passo indietro, anzi si va avanti su Daniela», tiene il punto il vice Presidente del Consiglio Angelino Alfano. Uscendo dall’Aula si crea un capanello con Brunetta, Cicchitto e Gelmini. Discutono animatamente, e una colomba, che preferisce restare anonima, getta acqua sul fuoco: «Il rinvio segna la fine della candidatura di Daniela. E pensare che lei aveva già mobilitato le segretarie per la vice Presidenza».
Twitter: @GiuseppeFalci