Lavori sospesi alla Camera, caos fra M5s e Pd-Pdl

Letta al Question time in Parlamento

ROMA – Fuori il sit-in del Movimento 5 stelle, con un deputato che lamenta di essere stato strattonato da un collega del Partito democrartico, a cui «se gli si dà dei servi poi se la prendono». Tutto questo dopo che è stata votata l’interruzione dei lavori alla Camera dei deputati con 171 voti di scarto, fra le urla dei Cinque stelle contro il Partito democratico «Vergogna, noi non possiamo stare più in quest’Aula». Non mancano anche i distinguo all’interno del Pd. Un parlamentare renziano dice: «Non siamo stati coinvolti nella decisione del gruppo [di votare a favore della sospensione ndr]. Abbiamo votato per lealtà. Ma in questo modo il Pdl ha ottenuto un’altra vittoria. Perché non lo sfidiamo invece di piegarci ogni volta?Intanto è stato annullato anche il vertice di maggioranza fra Pd, Pdl e Scelta Civica: con il gruppo del partito di Berlusconi che è in assemblea permanente da ieri sera. «Prima ci sono gli italiani, prima c’è la democrazia», filtrano queste parole dagli uffici del Pdl a Palazzo Montecitorio. 

Da stamane i berlusconiani non hanno partecipato ai lavori delle Commissioni, e hanno iniziato a disertare i lavori di Aula. La riunione fiume di ieri sera, che è durata fino a notte fonda, disegna una road map chiara: «Chiediamo la sospensione dei lavori per tre giorni. Dobbiamo riflettere, non possiamo prendere decisioni affrettate». Una richiesta che non è stata accettata, ma i lavori parlamentari saranno sospesi soltanto per un giorno. Il Senato ha già deciso: «La capigruppo del Senato ha deciso di accogliere la richiesta di sospensione dei lavori parlamentari avanzata dal Pdl». Decisione accolta a maggioranza, ma dovrà essere votata in Aula. Dal vertice omologo di Montecitorio esce il medesimo esito: sospensione per un giorno, poi si vedrà. Intanto, confermano dal quartier generale del Cavaliere, «abbiamo mandato un segnale chiaro al governo di Enrico Letta».

Il Cavaliere è a Palazzo Grazioli, e da via del Plebiscito guida i gruppi i parlamentari di Camera e Senato. Accanto all’ex premier c’è Gianni Letta, che è in continuo contatto con il nipote che risiede a Palazzo Chigi «per abbassare il livello dello scontro». Rumor di palazzo raccontano un Berlusconi «amareggiato e preoccupato per le sorti del Paese». Questa volta il match è differente, e il Cavaliere sa di essere accerchiato ma si fida «ciecamente» dei suoi che si trovano a Palazzo Madama e a Montecitorio. Tutt’al più è preoccupato che il Capo dello Stato possa trovare «una maggioranza alternativa con Pd-SeL-M5s», e taglierebbe fuori il Pdl dal governo.

Insomma lo scenario non è scontato. In Transatlantico i parlamentari del Pdl assicurano che sono intenzionati a portare avanti lo scontro. La decisione della Suprema Corte, sussurrano, «ha ricompattato falchi e colombe». Dalla riunione fiume di ieri emerge una road map che prevede le dimissioni in massa dei parlamentari del Pdl «per sciogliere le Camere al più presto, tutelare gli italiani, e tornare al voto in Settembre». In questo modo, continua una fonte di via dell’Umiltà, «durante la sospensione dei lavori del mese di agosto si svolgerebbe la campagna elettorale, e a settembre si avrebbe un nuovo governo». Perché «qui si sta giocando sulle pelle degli italiani: la democrazia sta saltando», mormora più di un parlamentare.

La posizione aventiniana del gruppo berlusconiana preoccupa anche il Pd. Nonostante Enrico Letta continua a ripetere che le vicende giudiziarie non intaccheranno gli equilibri della maggioranza, il premier avrebbe convocato d’urgenza il Ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini per stabilire come procedere. Non è da escludere che il governo possa decidere di continuare a procedere con i lavori d’Aula. Del resto, un parlamentare vicino a Dario Franceschini dice a Linkiesta: «Abbiamo i numeri per approvare i provvedimenti, e se loro continuassero a disertare si abbasserebbe semplicemente il quorum, e noi avremmo la maggioranza». Allo stesso tempo in Transatlantico c’è chi sostiene che «il Pdl stiano prendendo tempo per capire se può o meno vincere le elezioni nel giro di qualche mese». Ma lo scenario è fluido. E tutto sommato la maggioranza dei parlamentari a taccuini chiusi non pensa che lo «show del Pdl» possa destabilizzare il governo. L’agenzia di rating S&P proprio ieri ha tagliato il rating di lungo termine dell’Italia a BBB da BBB+: «Nel 2013 gli obiettivi di bilancio in Italia sono potenzialmente a rischio per il differente approccio nella coalizione di governo». E in questo contesto, mormora un parlamentare alla bouvette, «difficilmente il Capo dello Stato Giorgio Napolitano scioglierà le Camera». Chiaro.

Dal governo sbotta Maurizio Lupi, ministro delle Infrastrutture: «L’anticipo della sentenza della Cassazione non mette a rischio la maggioranza ma potrebbe mettere a rischio la democrazia del Paese». E ci sono sempre all’orizzonte «posizioni aventiniane». E Berlusconi, assicurano, potrebbe rompere il silenzio.

Twitter: @GiuseppeFalci

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