L’obiettivo di Letta è sfuggire al logoramento sull’Imu

La bussola politica

Enrico Letta ha ormai capito qual è il problema del suo governo e quale il rischio che l’agitazione del Pdl porta con sé: il logoramento. Il partito di Silvio Berlusconi ha sguainato lo spadone dell’Imu, ha fretta, è impaziente, e minaccia di romperlo in testa al ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, l’uomo dei conti, il ministro del Tesoro più o meno legittimamente accusato di traccheggiare o peggio di non voler tagliare affatto la tassa sugli immobili.

Saccomanni è accusato di aver ispirato lui il Fondo Monetario Internazionale che, la settimana scorsa, ha invitato l’Italia ha mantenere viva l’Imu. La questione è complicata sul serio perché i soldi per cancellare la tassa non ci sono e gli equilibrismi di bilancio richiedono molta fantasia e grande abilità, ma il Cavaliere si è troppo esposto elettoralmente sulla bandiera dell’Imu per rinunciare senza forti contropartite (non solo d’immagine). Così l’ala più dura del Pdl adesso chiede le dimissioni di Saccomanni, ministro tuttavia indimissionabile perché protetto dal Quirinale e soprattutto dal presidente della Bce Mario Draghi. E non è un caso che Dario Franceschini dica «attaccarlo significa attaccare il governo».

Saccomanni è una garanzia istituzionale, fa parte di un quadrilatero essenziale alla logica delle larghe intese che collega Francoforte a Roma, il presidente della Repubblica al capo della Banca centrale europea. E lo stesso Napolitano, a scanso di equivoci, è già intervenuto pubblicamente a difendere il suo ministro dell’Economia pochi giorni fa sulla questione dei derivati, come dire: guai a chi tocca Saccomanni. Escluse dunque le dimissioni del ministro, peraltro inutili, ed esclusa pure da Franceschini l’ipotesi di cancellare l’Imu d’ambleé, la situazione appare decisamente intorcinata, un garbuglio gravido di minacce per Letta, che stavolta appare intenzionato (appare) più a tagliare i nodi che a scioglierli. Il tempo è poco.

Il presidente del Consiglio in queste ore si interroga su come evitare che la lunga estate dell’Imu diventi per lui la stagione della dissipazione. Letta sa di avere una sola chance: decidere, risolvere l’inghippo il primo possibile, in un modo o nell’altro, anche a rischio di accendere per un attimo l’ala più intransigente del centrodestra berlusconiano. La soluzione dev’essere politica, pensa Letta, la questione Imu va risolta, comunque sia, prima di agosto, prima delle ferie, prima che il Parlamento vada in vacanza. L’esecutivo adesso sarebbe in grado di resistere a un urto violento ma secco dei falchi del Pdl, tra qualche mese forse no. Così il premier sta esercitando pressioni su Saccomanni perché trovi il modo almeno di rimodulare la tassa, perché faccia in fretta: è meglio attraversare subito una fase di turbolenza con il Pdl che trascinare per tre mesi una grana capace di logorare seriamente la grande coalizione e di portare il governo al punto di cottura, bollito, e pronto per il tremendo autunno in cui precipiterà la sentenza definitiva di Cassazione sul caso Mediaset. A novembre potrebbero infatti arrivare la condanna definitiva di Berlusconi e la sua interdizione perpetua dai pubblici uffici con conseguenze a quel punto imprevedibili sulla tenuta delle larghe intese, specie se già terremotate dalla questione Imu.

Domani Berlusconi dovrebbe tornare a Roma, e Letta cercherà verosimilmente un contatto diretto con il Cavaliere, proverà a trovare una sponda nel volto ancora moderato che l’uomo di Arcore si è imposto da parecchi mesi ormai. Mercoledì si riunirà poi la solita cabina di regia, la camera di compensazione che riunisce attorno al governo i capigruppo della stranissima maggioranza. Il presidente del Consiglio lavora dunque su due fronti, quello interno di Saccomanni, a cui bisogna fare fretta, e quello esterno del Pdl, che va blandito e placato.

Unico l’obiettivo: chiudere la vicenda Imu e sfuggire alla logica del logoramento. L’incognita dimora tuttavia a Palazzo Grazioli, è il Cavaliere l’unico che può tendere una mano al presidente del Consiglio per trarlo fuori d’impaccio. Non è un mistero che la tattica del logoramento sia stata studiata e approvata nelle stanze del partito di Berlusconi, laddove ancora convivono due linee inconciliabili, dove si coltiva la tentazione di affondare le larghe intese ma pure la speranza di tenere in piedi il governo. Due tendenze, due scuole di pensiero, rappresentate dai volti di Daniela Santanchè e Angelino Alfano, ma due posizioni che in realtà convivono nella mente dello stesso Berlusconi, capace di accarezzarle e coltivarle contemporaneamente entrambe. Così Letta cercherà il Cavaliere, intanto infastidito dalla procedura di ineleggibilità che da giovedì impegnerà la commisione per le elezioni del Senato. La domanda che si fanno tutti nei Palazzi della politica è: cosa vorrà Berlusconi da Letta in cambio del suo aiuto?

Twitter: @salvatoremerlo

X