Con Giuseppe ci sentivamo la mattina presto, in quei pochi istanti di quiete prima che il trambusto di cronaca e notizie occupasse totalmente la vita e il ritmo del giornale. Era una specie di break salutare per chi, come me, era arrivato da pochi giorni alla direzione de Linkiesta; un piccolo lusso che mi prendevo dal tram tram quotidiano perché si finiva sempre a parlare di tutto: dai massimi sistemi al vicino di casa, dalle pene del governo al futuro dell’Europa e di questo mestieraccio che è il giornalismo, mescolando ricordi, guizzi, ironie, previsioni, pacche sulle spalle e storie di una vita intensa qual è stata la sua, seppur maledettamente troppo breve.
Da una ventina di giorni il telefono non squillava più. Sapevo che la colpa era del male che lo fiaccava da tempo e se lo stava portando via ma fino all’ultimo, finché ha potuto, Giuseppe Baiocchi è stato uno dei collaboratori più acuti e intelligenti e affezionati del nostro giornale. Sempre prodigo di consigli, idee, suggestioni, spunti e critiche: combatteva la malattia con orgoglio, tenacia e fatalismo e si scusava ogni volta perché avrebbe voluto fare di più, essere più attivo anche nella vita di redazione, lui che i giornali li ha frequentati per 30 anni da protagonista. Nonostante fosse una animale da carta stampata, vecchio stile, Giuseppe guardava con curiosità ad un esperimento come Linkiesta su cui ha scritto davvero di tutto, buttandocisi a capofitto: di politica, la sua passione, di storia, di religione e di Vaticano, di Lega che ha conosciuto bene e l’ha capita come pochi, di giustizia e di pubblica amministrazione, i due grandi morbi italiani come amava ricordare quasi con fissità.
Ma soprattutto Giuseppe Baiocchi lascia a tutti noi in eredità il rigore e l’esempio di un professionista vero, senza età, immerso in un cattolicesimo popolare tipico lombardo che è anzitutto laicità di pensiero e di sguardi sul mondo. Mai ideologico né scontato, colto ma assolutamente il contrario degli snob, come già lo furono il suo maestro Giorgio Rumi e il suo amico Walter Tobagi. Riposa in pace Peppino! Ci mancherai…