Un intrigo internazionale starebbe logorando la maggioranza di governo. Il premier Enrico Letta vuol vederci chiaro e ha aperto un’inchiesta interna al Viminale, «presto vi farò sapere». Il Pd e il M5s chiedono al «governo di venire in Parlamento per spiegare la strana vicenda riportata dalla stampa» con in più la richiesta di dimissioni di Angelino Alfano.
Perché? Per capire cosa sta succedendo, bisogna fare un passo indietro e tornare al 29 maggio scorso, quando una squadra di agenti della Digos fece irruzione in una villetta di Casal Palocco, a Roma. L’obiettivo degli agenti era la cattura del magnate Mukhtar Ablyazov, ex banchiere, ex ministro dell’energia kazako, ricercato per truffa con un mandato di cattura internazionale per una vicenda che risale al 2009.
Ma il blitz non va: l’uomo non si trova. Al suo posto c’è la moglie, i domestici, e la figlia di sei anni. La signora Ablyazov, che di nome fa Alma Shalabayeva, presenta il passaporto della Repubblica del Centroafrica. Le dicono che il documento è falso, e la spediscono nel Centro di Identificazione ed espulsione di Ponte Galeria. Tutto resta tutto sotto traccia, il Ministero degli Affari Esteri non viene avvertito, e Emma Bonino (arrabbiandosi) viene a conoscenza della questione ormai a cose fatte.
Il 30 maggio – come spiega l’avvocato Riccardo Olivo, legale di Alma Shalabayeva – «il giudice di pace conferma l’ordine di trattenimento perché anche lui si ostina a considerare falso il passaporto del Centro Africa, nonostante io abbia presentato una dichiarazione giurata dell’ambasciatore competente». Ma alle 15 dello stesso giorno la signora Shalabayeva viene prelevata dal Cie e rispedita in Kazakhstan dove regna con pugno di ferro il dittatore Nursultan Nazarbayev, che ha emesso il mandato di cattura internazionale nei confronti del marito.
Il problema è che, nei confronti della signora, è stato applicato il trattamento riservato agli immigrati clandestini. Ma non sarebbe il suo caso, anzi: Alma Shalabayeva avrebbe potuto chiedere asilo politico. La procedura ha sollevato perplessità anche al Tribunale di Roma, che con una sentenza del cinque luglio ha detto che «lascia perplessi la velocità con cui si è proceduto al rimpatrio in Kazakhstan della indagata e della bambina, congiunti di un rifugiato politico, in presenza di atti dai quali emergono quantomeno seri dubbi sulla falsità del documento».
Anche l’agenzia dell’Onu che si occupa di rifugiati, Uhcr, non ha dubbi: «Le autorità italiane non hanno valutato appieno le conseguenze che tale rimpatrio forzato potrebbe avere». Il senatore Mario Giarrusso del M5s chiede «che il governo si adoperi per l’immediato rientro in Italia della signora Shalabeyeva e della sua bambina, nonché le immediate dimissioni del Ministro Alfano». Secondo Marco Perduca, ex senatore radicale, ed esperto di immigrazione, «non credo si sia mai verificato in Italia il caso di un immigrato di provenienza kazaca». Tuttavia, continua Perduca con Linkiesta, «Alfano non ne sapeva nulla ma allo stesso tempo avrà una sua coscienza con cui fare i conti». Semmai «si dovrà capire chi ha guidato la spedizione». Ad ogni modo «i responsabili – conclude Perduca – dovranno essere messi di fronte ai fatti: un governo che ha violato la propria legge».
Nel frattempo ci hanno pensato quattro parlamentari Pd a far tremare il Ministro Alfano, e il governo di Enrico Letta. Andrea Manciulli, Pina Picierno, Emanuele Fiano e Enzo Amendola, quattro parlamentari democrat di correnti differenti, chiedono in un’interrogazione parlamentare al Ministro dell’Interno che «chiarisca quanto è successo lo scorso 29 maggio nei pressi di Roma». E, sopratutto, «vogliamo sapere se il Ministro sia stato informato, preventivamente o successivamente, dell’operazione e delle sue ragioni e chi sia il responsabile della decisione che ad oggi, trascorso più di un mese, ancora non è noto».
Del resto, concludono, «è evidente che la vicenda deve essere spiegata: i fatti riportati, se corrispondenti al vero, appaiono di una gravità inaudita, perché la legge impedisce l’espulsione o il respingimento verso uno Stato in cui lo straniero può essere oggetto di persecuzione, considerano che Mukthatar Ablyoazov è uno dei principali oppositori al leader kazaco Nazarbayev». E non manca il motteggio: «Chi di Saccomanni ferisce, di Alfano perisce», è la battuta che ieri circolava in Transatlantico. Insomma sono poche luci e diverse le ombre di una vicenda che rischia di destabilizzare una maggioranza di governo già di suo labile.
Twitter: @GiuseppeFalci